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GLI ISCRITTI AI PARTITI DI MASSA: ANALISI DELL'ESPERIENZA SOCIALISTA IN EUROPA (1889–1978)

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Tra i più importanti contributi che gli studi sul comportamento elettorale hanno offerto alla comprensione delle società contemporanee vi è certamente il riconoscimento della complessità dei processi attraverso i quali la varietà dei ruoli sociali, culturali, economici e politici degli individui si traducono in scelte politiche ed elettorali. Non che la sociologia classica fosse inconsapevole di tali complessità; piuttosto, la moderna sociologia elettorale ha prodotto una tale massa di evidenza empirica da mettere in discussione anche i modelli più sofisticati e meno deterministici del rapporto tra struttura sociale e comportamento politico. Di conseguenza, si è rivalutata l'importanza ed il ruolo dei partiti e di altre istituzioni politiche nel processo che ha condotto alla strutturazione delle attuali principali fratture e allineamenti politici.

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Ricerche
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References

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3 Cfr. Cornford, J., The Adoption of Mass Organization by the British Conservative Party , in Allardt, E. e Littunen, Y., (eds.), Cleavages, Ideologies and Party Systems, Helsinki, Academic Bookstore, 1964.Google Scholar

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6 Rokkan, , tuttavia, non condivide questa opinione. Vedi più avanti nel testo a p. 125.Google Scholar

7 I dati, per quanto raccolti con l'aiuto di esperti nazionali, presentano ancora certi problemi di comparabilità soprattutto in riferimento a tre aspetti: 1) iscrizioni collettive ed iscrizioni individuali; 2) inclusione o meno delle sezioni femminili, delle organizzazioni giovanili, cooperative, mutualità ed altre organizzazioni ancillari; 3) cambiamenti avvenuti nei metodi di conteggio dei partiti. Il primo problema è il più importante e coinvolge tre paesi — Regno Unito, Svezia e Norvegia — che combinano iscrizioni individuali e collettive. Nel caso britannico, dato che dal 1928 sono disponibili dati separati per i membri individuali, abbiamo usato solo questi. Nei casi norvegese e svedese non sono disponibili dati separati, ma si hanno solo stime approssimate che suggeriscono che in Svezia i membri affiliati collettivamente rappresentano il 70% del totale, mentre in Norvegia circa il 40% (Elvander, N., Scandinavian Social Democracy: Present Trends and Future Perspectives, ECPR Joint Sessions, Berlin, 1977). Di conseguenza, nei nostri calcoli questi due paesi sono inclusi utilizzando i dati generali, anche se questo riduce la signi-ficatività della comparazione. Tuttavia, per questi paesi il problema è meno importante di quanto potrebbe apparire pensando al caso britannico. Infatti, particolarmente in Norvegia, l'affiliazione collettiva non è canalizzata attraverso federazioni nazionali, ma attraverso decisioni a maggioranza di ogni singola sezione locale. Per gli individui è molto facile to contract out. In termini finanziari questo non significa molto perché i sindacati finanziano il partito da un fondo comune (Rokkan, S. e Valen, H., The Mobilization of the Periphery: Data on Turnout, Membership and Candidate Recruitment in Norway , in Rokkan, , op. cit.), ma a fini di conteggio dei membri effettivi questo tipo di affiliazione garantisce un impegno politico per il partito molto più serio che nel caso delle affiliazioni collettive britanniche.Google Scholar

8 Vedi Gerlich, P., Consociationalism to Competition: The Austrian Party System since 1945, paper presentato al Colloquio su «Recent Changes in European Party Systems», Firenze, Istituto Universitario Europeo, 1978.Google Scholar

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11 Cfr. Rowies, L., Les partis politiques, Brussels, CRJSP, 1977, p. 14.Google Scholar

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14 Su questi problemi interni al Labour Party vedi Leonard, D., Paying for Parties: the Case for Public Subsidies, London, PEP, 1975; Martin, C. e Martin, D., The Decline of the Labour Party Membership, in «The Political Quarterly», XLVIII (1977), n. 4; Committee on Financing of Political Parties, London, HMSO, 1976.Google Scholar

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16 Queste considerazioni sono basate sui tassi percentuali di cambiamento, non sui trend visibili nei grafici. Questi sono in parte fuorvianti in quanto basati su diverse scale di riferimento.Google Scholar

17 Vedi soprattutto il cap. X dell'op. cit. di Duverger, .Google Scholar

18 Vedi Svenson, P., Support for the Danish Social Democratic Party 1924–1939 , in «Scandinavian Political Studies», IX (1974).Google Scholar

19 Vedi Pizzorno, A., The Individualistic Mobilization of Europe , in Graubard, S.R., (ed.), A New Europe? A Timely Appraisal, Boston, Beacon Press, 1964.Google Scholar

20 Cfr. Bartolini, S., La sinistra nei sistemi partitici europei (1917–1978): una analisi comparata della sua dimensione e composizione e dei problemi di sviluppo elettorale , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», IX (1979), pp. 132149.Google Scholar

21 I dati sugli iscritti ad una serie di partiti europei di centro-destra sono stati raccolti attraverso questionari spediti alle loro sedi centrali. Le cifre ottenute possono essere meno affidabili di quelle per i partiti socialisti. Tra i partiti che hanno avuto un consistente aumento di iscritti vi sono: la Lega Cristiana Finlandese; i partiti irlandesi Fianna Fail e Fine Gael; il Partito Cristiano del Lussemburgo; i partiti Conservatore e Cristiano democratico norvegesi; il Partito di centro ed il partito Cristiano democratico in Svezia; la CDU, la CSU ed il Partito liberale in Germania occidentale.Google Scholar

22 Vedi Allardt, E. e Pesonen, P., Citizens Participation in Political Life: Finland , in «International Social Science Journal», XII (1960), n. 1, pp. 2739; Barnes, S., Party Democracy: Politics in a Socialist Federation, New Haven, Yale University Press, 1967, p. 122; Lane, R.E., Political Life: Why People Get Involved in Politics, New York, The Free Press, 1959, p. 166; Berry, S., Party Membership and Social Participation, in «Political Studies», XVII (1969), n. 2, p. 204.Google Scholar

23 Per lo sviluppo di questo approccio vedi Clarke, P. e Wilson, J.Q., Incentive Systems: A Theory of Organizations , in «Administrative Science Quarterly», VI (1961), n. 2; Conway, M.M. e Fiegert, F.B., Motivations, Incentive Systems and the Political Party Organization, in «American Political Science Review», LXII (1968), n. 2; Lange, P., La teoria degli incentivi e l'analisi dei partiti politici, in «Rassegna Italiana di Sociologia», XVIII (1977), n. 4.Google Scholar

24 Morgan, R., The Federal Republic of Germany , in Henig, S. e Pinden, J., (eds.), European Political Parties, London, Allen & Unwin/PEP, 1969, p. 38.Google Scholar

25 Rokkan, S., Readers, Viewers, Voters, cit., p. 425.Google Scholar

26 Vedi Seyd, P. e Mynkin, L., The Labour Party and its Members , in «New Society», 20 settembre 1979.Google Scholar

27 Questa tesi di fondamentale importanza è stata espressa nello stesso periodo da Pizzorno e Kirchheimer. Benché i due autori partano da punti diversi giungono a sottolineare lo stesso fenomeno, e cioè che la crescente autonomia della leadership nelle organizzazioni politiche contemporanee è il risultato della necessità per tutte le organizzazioni success-oriented di conformarsi al sistema di valori predominante nella società complessiva per selezionare i loro gruppi dirigenti. Di conseguenza, il successo di una leadership è affidato più alla sua identificazione con i bisogni ed i valori della società globale piuttosto che con i fini istituzionali ed i programmi della loro organizzazione. Vedi Pizzorno, op. cit. , pp. 281283 e Kirchheimer, , op. cit. Google Scholar

28 Person, P., Changes and Stability in the Finnish Party System , paper presentato al colloquio su «Recent Changes in European Party Systems», Firenze, Istituto Universitario Europeo, 1978.Google Scholar

29 Nel suo già citato e famoso libro Duverger caratterizza il partito di massa nei termini della sua: a) alta partecipazione interna; b) organizzazione permanente e capillare; c) programma sociale sistematico; d) ideologia coerente; e) sottomissione del partito parlamentare al partito extra-parlamentare ed al suo programma.Google Scholar

30 Vedi l'ottimo lavoro sullo sviluppo organizzativo dei partiti francesi di Goguel, F., Les partis politiques en France , in Enciclopédie Politique de la France et du Monde, Paris, Editions de l'Enciclopédie Coloniale et Maritime, 1953.Google Scholar

31 Pizzorno, A., Introduzione allo studio della partecipazione politica , in «Quaderni di Sociologia», XV (1966), n. 3–4.Google Scholar

32 Pizzorno, , The Individualistic Mobilization of Europe, cit.; e Elementi di uno schema teorico con riferimento ai partiti politici italiani , in Sivini, G. (a cura di), Partiti e partecipazione politica, Milano, Giuffrè, 1969; Kirchheimer, , op. cit. Google Scholar

33 Questo tipo di nuovi fenomeni è stato abilmente descritto da Schmitter, P., Modalità di mediazione degli interessi e mutamento sociale in Europa occidentale , in «il Mulino», XXV (1976), n. 248. Tuttavia, , la sua analisi è largamente basata sulle esperienze dei paesi dell'Europa centrale e del Nord ed è necessario sottolineare che i mutamenti descritti sono forse meno visibili ed importanti nei paesi dell'Europa mediterranea. Su questo punto vedi Linz, J., Europe's Southern Frontier: Evolving Trends Toward What?, in «Daedalus», CVIII (1979), n. 2.Google Scholar

34 Offe ha elaborato teoricamente questo punto identificando la natura «repressiva» dei contemporanei sistemi politici liberal-democratici in questo tipo di selettività intrinseca nella rappresentazione degli interessi. Vedi Offe, C., Lo stato nel capitalismo maturo, Milano, Etas Libri, 1977. Da prospettive diverse altri recenti studi sulle modalità post-materialiste giungono alla conclusione che le nuove forme non-convenzionali di comportamento politico di protesta emergono come conseguenza di inadeguata rappresentazione; vedi Inglehart, R., The Silent Revolution: Changing Values and Political Styles among Western Publics, Princeton, Princeton University Press, 1977; Barnes, S., Kaase, M. et al., Political Action. Mass Participation in Five Western Nations, Beverly-Hills, Sage, 1979.Google Scholar

35 A questo riguardo è indicativo che due recenti ed importanti ricerche sulla partecipazione politica — quella di Verba, S., Nie, N.H. e Kin, J., Political Participation and Political Equality. A Seven Nations Comparison, New York, Cambridge University Press, 1978 e quella appena citata di Barnes e Kaase — non trattino per niente questo problema. La prima tratta solamente forme convenzionali di partecipazione politica e, largamente influenzata dalla concezione ed esperienza americana del partito e dell'attivismo partitico, considera il fenomeno della membership come un mero indicatore (tra molti altri) di identificazione partitica. La seconda, al contrario, studia la partecipazione e la protesta di tipo non convenzionale, ma sviluppando la sua analisi al livello esclusivo degli atteggiamenti individuali, esclude completamente l'impatto delle istituzioni politiche. La scelta di questa prospettiva è resa esplicita dagli autori ed è perfettamente legittima. Tuttavia, questo inevitabilmente indebolisce le loro estrapolazioni conclusive al riguardo dei problemi e delle tensioni che le istituzioni contemporanee di partecipazione e coinvolgimento politico — in particolare i partiti, i gruppi di interesse ed i meccanismi di elezione e rappresentazione — possono incontrare come conseguenza dell'emergere di nuove issues, atteggiamenti e cleavages, fenomeni che gli autori abilmente documentano nella ricerca.Google Scholar