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GOVERNI DI MINORANZA E DEMOCRAZIE PARLAMENTARI

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

I governi di minoranza sono soluzioni anomale nelle democrazie parlamentari. Tale tipo di governo può essere definito come un governo composto da rappresentanti di partiti che, in totale, controllano meno della metà dei seggi parlamentari. Le alternative ai governi di minoranza sono due: 1) governi di maggioranza, 2) amministrazioni non-partitiche.

Type
Saggi
Copyright
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References

1 Nel caso di Parlamenti bi-camerali, la definizione operativa dello status numerico dei governi è basata sul grado di sostegno parlamentare di cui godono nella Camera Bassa.Google Scholar

2 Cfr. Daalder, H., Cabinets and Party Systems in Ten Smaller European Democracies , in «Acta Politica», VI (1971) pp. 282303 (trad. it. Governi e sistemi di partito in dieci piccole democrazie europee, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», I (1971), pp. 271–296); Lijphart, A., Democracies, New Haven, Yale University Press, 1984.Google Scholar

3 Tra gli autori che se ne sono in qualche modo occupati, vedi Herman, V. e Pope, J., Minority Governments in Western Democracies , in «British Journal of Political Science», III (1973), pp. 191212; Dodd, L.C., Coalitions in Parliamentary Government, Princeton, (Princeton University Press, 1976; Powell, G.B. Jr., Contemporary Democracies, Cambridge, Harvard University Press, 1982; Luebbert, G.M., A Theory of Government Formation in Multiparty Democracies, dissertazione di dottorato, Stanford University, 1983.Google Scholar

4 Vedi Browne, E.C., Conclusion: Consideration on the Construction of a Theory of Cabinet Coalition Behavior , in Browne, E.C. e Dreijmanis, J. (a cura di), Government Coalitions in Western Democracies , New York, Longman, 1982.Google Scholar

5 Il problema più significativo da questo punto di vista riguarda quei governi, specialmente in Francia e in Italia, che non ottengono il voto di fiducia subito dopo la loro formazione. La procedura più comunemente seguita nella letteratura è quella di includere comunque questi casi nel conteggio, ed è così che ho fatto anch'io in questa ricerca.Google Scholar

6 Per quanto concerne l'Europa, il solo governo di minoranza non compreso nell'insieme è il governo Kreisky del 1970–71 in Austria. Va da sé che non tutti i quindici Paesi analizzati qui hanno avuto ininterrottamente un regime di democrazia parlamentare a partire dal 1945. In tali casi, il periodo considerato è più breve. Per essere più precisi, in Israele si parte dal 1949 e in Francia si finisce con la scomparsa della Quarta Repubblica nel 1958. Il primo governo portoghese incluso è quello di Gonçalves del 1975, mentre in Spagna la serie storica comincia con il governo Suarez del luglio 1977.Google Scholar

7 Cfr. Herman, e Pope, , op. cit.; e Taylor, M. e Laver, M., Government Coalitions in Western Europe , in «European Journal of Political Research», I (1973), pp. 205248.Google Scholar

8 Cfr. Riker, W.H., The Theory of Political Coalitions , New Haven, Yale University Press, 1962; e Dodd, , op. cit .Google Scholar

9 Vedi Daalder, , op. cit .Google Scholar

10 Cfr. Friesenhan, E., Parlament und Regierung im modernen Staat , in Kluxen, K. (a cura di), Parlamentarismus , Cologne, Kiepenheuer & Witsch, 1971, pp. 307319; e von Beyme, K., Die parlamentarischen Regierungssysteme in Europa, München, R. Piper, 1970.Google Scholar

11 Vedi Dodd, , op. cit .Google Scholar

12 Vedi Budge, I. e Herman, V., Coalitions and Government Formation: an Empirically Relevant Theory , in «British Journal of Political Science», VIII (1978), pp. 459477.Google Scholar

13 Vedi Rae, D.W., The Political Consequences of Electoral Laws , New Haven, Yale University Press, 1967.Google Scholar

14 Cfr. Dodd, , op. cit.; e Powell, , op. cit .Google Scholar

15 Vedi Sartori, G., Parties and Party Systems: A Framework for Analysis , Cambridge, Cambridge University Press, 1976.Google Scholar

16 Vedi Putnam, R., Leonardi, R. e Nanetti, R.Y., Polarization and Depolarization in Italian Politics 1968–1981 , paper presentato al convegno annuale dell'American Political Science Association, New York, 1981.Google Scholar

17 Cfr. Powell, , op. cit. La sola modifica che ho apportato all'indicatore proposto da Powell consiste nel fatto che la mia misura di estremismo è basata sulla proporzione dei seggi parlamentari, invece che su quella dei voti elettorali. Questo adattamento è la conseguenza del mio interesse principale che concerne non tanto i processi elettorali, quanto quelli legislativi. Nella classificazione dei singoli partiti mi sono scostato dalle indicazioni date da Powell soltanto in due casi: il Partito Comunista Italiano dopo le elezioni del 1976, e il Partito della Giustizia in Danimarca. In entrambi questi casi, considero tali partiti non estremi, dato che il loro radicalismo è attenuato sia da un approccio pragmatico alle politiche pubbliche sia dalla loro disponibilità ad appoggiare il governo in determinate circostanze. In realtà, il Partito della Giustizia ha partecipato in maniera organica a due governi centristi dal 1957 al 1960 ed è stato costretto ad interrompere questa sua esperienza governativa a causa della sconfitta subita alle elezioni del 1960 che lo ha privato totalmente della sua rappresentanza parlamentare.Google Scholar

18 Cfr. Daalder, , op. cit .Google Scholar

19 Vedi a Lijphart, , Democracy in Plural Societies: A Comparative Exploration , New Haven, Yale University Press, 1977.Google Scholar

20 Cfr. Lijphart, , Democracies , cit.; e Powell, , op. cit .Google Scholar

21 Cfr. Dodd, , op. cit .Google Scholar

22 I tentativi di formazione sono stati conteggiati tenendo conto sia del Premier incaricato di formare il governo (formateur) sia dell'insieme dei partiti coinvolti nel tentativo. Pertanto, si ha un nuovo tentativo ogniqualvolta cambia il Premier-incaricato e/o cambia la composizione partitica della coalizione. Il problema di misurazione più spinoso concerne la distinzione a volte ambigua tra formateurs e informateurs, vale a dire tra chi è effettivamente incaricato della responsabilità di tentare di formare il nuovo governo e chi invece è chiamato dal Capo dello Stato a compiere missioni esplorative senza che ciò comporti necessariamente una sua candidatura alla carica di Primo Ministro. Tuttavia, nella pratica i candidati più qualificati alla posizione di Capo dell'esecutivo sono generalmente designati come informateurs allo scopo di non precludere alcuna opzione ed anche per evitare all'interessato l'imbarazzo di un mancato successo. In ogni caso, nei miei calcoli ho tentato di evitare di conteggiare quei casi che si presentassero come veri e propri incarichi esplorativi.Google Scholar

23 Vedi Riker, , op. cit .Google Scholar

24 Cfr. Axelrod, R., Conflict of Interest , Chicago, Markham, 1970; e Leiserson, M.A., Coalitions in Politics: A Theoretical and Empirical Study, dissertazione di dottorato, Yale University, 1966.Google Scholar

25 Per esempio, Dodd, , op. cit .Google Scholar

26 Vedi Sartori, , op. cit .Google Scholar

27 Vedi Powell, , op. cit .Google Scholar

28 Vedi Wittman, D., Candidate Motivation: a Synthesis of Alternative Theories , in «American Political Science Review», LXXVII (1983), pp. 142157.Google Scholar

29 Una eccezione è rappresentata da De Mesquita, Bueno, Strategy, Risk and Personality in Coalition Politics: The Case of India , Cambridge, Cambridge University Press, 1975; e dello stesso autore, Coalition Payoffs and Electoral Performance in European Democracies, in «Comparative Political Studies», XII (1979), pp. 61–81.Google Scholar

30 La formulazione originale di questa ipotesi si trova in Downs, A., An Economic Theory of Democracy , New York, Harper & Row, 1957. Per la sua verifica empirica vedi Rose, R. e Mackie, T., Incumbency in Government: Asset or Liability?, in Daalder, H. and Mair, P. (a cura di), Western European Party Systems: Continuity and Change, Beverly Hills, Sage Publications, 1983, pp. 115–138 (trad. it. Stare al governo: vantaggio o svantaggio?, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», XII (1982), pp. 121–158); e Powell, G.B. Jr., Party Systems as Systems of Representation and Accountability, paper presentato al convegno annuale della American Political Science Association, New York, 1981.Google Scholar

31 Cfr. Powell, , Party Systems as Systems of Representation and Accountability , cit.Google Scholar

32 Vedi Dahl, R.A. (a cura di), Political Oppositions in Western Democracies , New Haven, Yale University Press, 1966; e Rae, D., An Estimate for the Decisiveness of Election Outcomes, in Lieberman, B. (a cura di), Social Choice, New York, Gordon & Breach, 1971, pp. 379–392.Google Scholar

33 Cfr. Olson, M., The Logic of Collective Action , Cambridge, Harvard University Press, 1971, trad. it. La logica dell'azione collettiva, Milano, Feltrinelli, 1983.Google Scholar

34 È quanto risulta dalla analisi empirica di Browne, E.C. e Franklin, M.N., Aspects of Coalition Payoffs in European Parliamentary Democracies , in «American Political Science Review», LXVII (1973), pp. 453469.Google Scholar

35 Vedi Lees, J.D. e Shaw, M. (a cura di), Committees in Legislatures: A Comparative Analysis , Durham, Duke University Press, 1979; e Mezey, M.L., Comparative Legislatures, Durham, Duke University Press, 1979.Google Scholar

36 È l'indicatore messo a punto da Pedersen, M. Vedi il suo, The Dynamics of European Party Systems: Changing Patterns of Electoral Volatility , in «European Journal of Political Research», VII (1979), pp. 126.Google Scholar

37 I partiti la cui forza parlamentare non è cambiata nella consultazione elettorale più recente sono stati esclusi dai calcoli sui quali è basato l'indice di responsiveness elettorale, tranne che nel caso in cui essi formino dei governi monocolore. Qualunque partito che abbia ottenuto la maggioranza assoluta in Parlamento è stato conteggiato come un vincitore.Google Scholar

38 L'indicatore di salienza elettorale è stato costruito standardizzando gli indicatori di identificabilità e di prossimità, e successivamente, per ciascun governo, sommando i due valori standardizzati e dividendo la loro somma per due.Google Scholar

39 Vedi Dahl, , op. cit .Google Scholar

40 Vedi Axelrod, , op. cit.; Dahl, , op. cit.; Robertson, J.D., The Political Economy and the Durability of European Coalition Cabinets: New Variations on a Game-Theoretic Perspective , in «Journal of Politics», VL (1983), pp. 932957; e Warwick, P., The Durability of Coalition Governments in Parliamentary Democracies, in «Comparative Political Studies», XI (1979), pp. 465–498.Google Scholar

41 La capacità di durata è misurata dalla data del voto di fiducia alla data in cui il Primo Ministro presenta le sue dimissioni (accettate). Se il governo resta al potere dopo le elezioni politiche generali, si è considerata la data delle elezioni come il termine ad quem della sua durata. Tutti i dati sono stati arrotondati al numero intero di mesi più vicino.Google Scholar

42 Vedi in particolare Rose, e Mackie, , op. cit .Google Scholar