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LE BASI SOCIALI DEL POTERE LOCALE: LA DC A PALERMO

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

L'Italia meridionale costituisce un terreno ideale per studiare la relazione tra un sistema dominante di potere clientelistico e i processi di sviluppo politico e economico all'interno di un sistema politico nazionale caratterizzato da un elevato livello di intervento dello Stato nella economia e nella società civile. Questo saggio intende esaminare il rapporto esistente tra clientelismo e sviluppo attraverso lo studio approfondito di un caso: la città di Palermo, una delle capitali storiche del Mezzogiorno, che ha conosciuto durante tutto il periodo post-bellico il dominio di una formidabile macchina politica creata dalla Democrazia cristiana. L'attenzione sarà concentrata sui meccanismi clientelari che legano il partito alla sua base di massa. Alla luce di questa analisi empirica il saggio vuole contribuire ad un riesame critico di quelle teorie che considerano un'ampia disponibilità di risorse economiche come una condizione necessaria per conservare il consenso attraverso un sistema clientelare.

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References

1 Per quanto riguarda il caso italiano, questa prospettiva di analisi è sviluppata nella maniera piú esplicita in Caciagli, M. et al., Democrazia Cristiana e potere nel Mezzogiorno, Firenze, Guaraldi, 1977. Una impostazione piú generale del problema si trova in Scott, J.C., Corruption, Machine Politics and Political Change, in «American Political Science Review», LXIII (1969), pp. 1142–1158.Google Scholar
2 In aggiunta al volume di Caciagli, vedi Tarrow, S., Partito comunista e contadini nel mezzogiorno, Torino, Einaudi, 1972 e Allum, P., Politics and Society in Post-war Naples, Cambridge, Cambridge Univ. Press, 1973.Google Scholar
3 Il modello di partito clientelare di massa come forma di organizzazione politica di transizione a metà strada tra i vecchi rapporti di tipo notabiliare e il moderno partito di massa è descritto in Allum, , op. cit. , e Graziano, L., Patron-Client Relationships in Southern Italy, in «European Journal of Political Research», I (1973).Google Scholar
4 Lo stato delle statistiche economiche e livello di comune è quasi disastroso. Le sole fonti ufficiali sono il Censimento della Popolazione che divide la forza lavoro in categorie economiche molto ampie e il Censimento dell'Industria e del Commercio che fornisce dati sulla distribuzione delle imprese per dimensione. Questi dati però si riferiscono soltanto alle categorie generiche dell' «industria», «commercio» e «altri»; questo tipo di informazione disaggregata per settore economico esiste soltanto a livello provinciale. In entrambi i casi le categorie utilizzate sono cosí generali da essere di poco aiuto per capire quale sia la struttura occupazionale della città.Google Scholar
5 Questo dato è stato calcolato utilizzando le statistiche sulla disoccupazione del giugno 1979 e le statistiche sulla forza lavoro tratte dal censimento del 1971, visto che non erano disponibili dati piú aggiornati. Per la provincia di Palermo, la disoccupazione ufficiale nel giugno 1979 era aumentata di 10.000 unità rispetto al giugno 1978.Google Scholar
6 «L'Ora», 28 settembre 1967.Google Scholar
7 In base ai dati del censimento del 1971, la forza lavoro a Palermo era di 168.319 unità. Alla fine del 1976 gli impiegati del Comune (ivi compresi quelli delle aziende municipalizzate) erano 9.500. Per gli anni precedenti non si hanno purtroppo dati affidabili. Per quanto riguarda invece la burocrazia regionale, che è in gran parte concentrata a Palermo, abbiamo a disposizione un quadro piú preciso. Una prima legge passata nel 1953 ne limitava la dimensione a 1.474 dipendenti e proibiva qualunque ulteriore assunzione se non per concorso. Tuttavia, le assunzioni clientelari sono continue senza controllo, tanto che nel 1958 una nuova legge fissava il totale dei dipendenti a 3.567. In realtà, soltanto nel 1962 furono istituiti i concorsi e soltanto 500–600 persone sono state assunte con questa procedura tra il 1962 e il 1971. Da allora le assunzioni sono state bloccate in conformità alla legge che disponeva una completa riorganizzazione dell'amministrazione regionale. Nonostante questo divieto formale, però, la consistenza effettiva della burocrazia regionale alla fine del 1976 era di 6.149 unità, vale a dire 2.500 persone aldilà del tetto fissato alla legge. E questi dati non comprendono i circa 7.000 dipendenti degli enti economici speciali che sono amministrati dal governo regionale.Google Scholar
8 Le informazioni sulle tecniche clientelari di assunzione contenute nei paragrafi seguenti si basano su interviste personali con i leaders dei sindacati del settore pubblico.Google Scholar
9 I dati sono dell'Ufficio del Personale del Comune di Palermo.Google Scholar
10 Per una discussione dei privilegi materiali sostanziali dei dipendenti pubblici, particolarmente ai livelli piú elevati, e delle politiche corporative dei sindacati del settore, vedi Chubb, J., The Organization of Consensus in a Large Southern Italian City, , Mit, 1979. Il settore pubblico a Palermo ha offerto un terreno di manovra particolarmente fertile per i sindacati autonomi.Google Scholar
11 Pizzorno, A., I ceti medi nei meccanismi del consenso , in Cavazza, F.L. e Graubard, S. (a cura di), Ii caso italiano, Milano, Garzanti, 1974, p. 329.Google Scholar
12 Vedi Bonazzi, S., Bagnasco, A. e Casillo, S., Industria e potere in una provincia meridionale, Torino, L'impresa edizioni, 1972, cap. 13.Google Scholar
13 Catanzaro, R., Potere e politica in Italia , in «Quaderni di Sociologia», XXIV (1975), pp. 291292.Google Scholar
14 Il dibattito che continua a infuriare sul risanamento della città vecchia è descritto nei dettagli in Chubb, , op. cit. , pp. 270276. Sebbene i fondi per il progetto siano stati messi a disposizione dallo Stato e dalla Regione fin dal Maggio 1976, l'esecuzione è stata continuamente bloccata a causa delle furiose battaglie politiche sul tipo di ricostruzione da attuare (popolare o di lusso) e sull'assegnazione dei sostanziosi contratti pubblici.Google Scholar
15 Sottile, G., Ecco come un vigile può essere trasformato in grande elettore , «L'Ora», 13 novembre 1972.Google Scholar
16 Questa osservazione mi è stata suggerita da Alessandro Pizzorno nel corso di una conversazione privata.Google Scholar
17 In un certo senso questa tesi trova una conferma nella dimensione raggiunta dal fenomeno dei residui passivi del Comune di Palermo (1.067 miliardi) e della Regione Sicilia (1.900 miliardi). Alla luce di tutto ciò è plausibile sostenere che le istituzioni locali controllate dalla Dc in Sicilia sembrano caratterizzate, almeno per quanto riguarda la fine degli anni 70, non tanto da un irrefrenabile stimolo a spendere risorse pubbliche a fini clientelari, quanto piuttosto da un progressivo immobilismo politico ed amministrativo che le rende incapaci di spendere delle somme ingenti che già sono state stanziate (per esempio, le centinaia di miliardi per il risanamento di Palermo ed il Progetto Speciale).Google Scholar