Hostname: page-component-7479d7b7d-q6k6v Total loading time: 0 Render date: 2024-07-09T13:25:20.615Z Has data issue: false hasContentIssue false

STRUTTURA DEL POTERE E OUTPUTS DECISIONALI NELLA COMUNITÀ LOCALE

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

Get access

Introduzione

Da tempo la scienza politica ha fatto dei sistemi politici locali uno dei suoi principali oggetti di indagine, La tradizione è specialmente sviluppata negli Stati Uniti, dove la politica locale costituisce un'area tematica dai contorni ben precisi e relativamente autonoma. Tra gli accostamenti identificabili all'interno del Hlone generale, due spiccano per l'ingente letteratura prodotta, i risultati ottenuti e i dibattiti che ne sono nati: l'accostamento al potere e l'accostamento alla linea politica.

L'accostamento al potere (power approach) è inteso a rilevare empiricarnente la distribuzione del potere nelle comunità locali. Esso si serve eli tecniche diverse, in particolare il metodo « reputazionale » che prevede il ricorso al giudizio di osservatori in loco giudicati particolarmente competenti; e il metodo « decisionale » consistente nell'accertamento diretto dell'influenza esercitata dagli attori privati e pubblici partecipanti al processo di decisione. Sono note le risultanze cui hanno portato le due metodologie e le dispute in merito ai lora efletti distorcenti. Il metodo reputazionale è stato accusato di consentire solamente rilevazioni indirette del potere e di predeterrninare i risultati in senso elitistico; il metodo decisionale di escludere dal campo dell'indagine i rapporti di potere che non ernergono direttamente dal processo decisionale pur condizionan dolo (non-decisioni) e di predeterrninare i risultati in senso pluralistico. La controversia è ancora aperta, nonostante molti autori siano intervenuti in vista di un suo superamento o, almeno, di una sua sdramrnatizzazione.

Type
Rassegne
Copyright
Copyright © Società Italiana di Scienza Politica 

Access options

Get access to the full version of this content by using one of the access options below. (Log in options will check for institutional or personal access. Content may require purchase if you do not have access.)

References

1 I due autori cui si fa piú spesso riferimento sono Hunter, F., Community Power Structure: A Study of Decision-Makers, Chapel Hill, University of North Carolina Press, 1953; e Dahl, R.A., Who Governs? Democracy and Power in an American City, New Haven, Yale U.P., 1961. Tra le rassegne critiche apparse in Italia che contengono ricche bibliografie, segnalo Stoppino, M., I metodi di ricerca del potere nella comunità locale, Milano, Giuffré, 1971; Ferraresi, F., Studi sul potere locale, Milano, Giuffrè, 1971; Balbo, L., Struttura del potere e processi di decisione a livello di comunità, in « Quaderni di Sociologia », XVIII (1969), pp. 466–94.Google Scholar

2 Vedi per esempio Polsby, N.W., Three Problems in the Analysis of Community Power, in « American Sociological Review », XXIV (1959), pp. 796803.Google Scholar

3 Bachrach, P. e Baratz, M., Two Faces of Power, in « American Political Science Review », LVI (1962), pp. 947–52; Decisions and Nondecisions: An Analytical Framework, in « American Political Science Review », LVII (1963), pp. 632–42.Google Scholar

4 Alcuni studi impiegano congiuntamente i due metodi. Vedi soprattutto Presthus, R., Men at the Top, New York, Oxford U.P., 1964; e Agger, R.E. et al., The Rulers and the Ruled, New York, Wiley, 1964. Una significativa prospettiva di superamento è offerta da Stoppino, M. et al., attraverso la distinzione tra due aspetti del potere, il processo e la struttura. In chiave di sdrammatizzazione è invece da leggersi il saggio di Clark, T.N., Discipline, Method, Community Structure, and Decision-Making: The Role and Limitations of the Sociology of Knowledge, in « American Sociologist », III (1968), pp. 214–17, scritto in diretta polemica con Walton, J., Discipline, Method and Community Power: A Note on the Sociology of Knowledge, in « American Sociological Review », XXXI (1966), pp. 684–99.Google Scholar

5 Sui criteri della comparazione nelle scienze sociali, vedi Przeworski, A. e Teune, H., The Logic of Comparative Social Inquiry, New York, Wiley, 1970.Google Scholar

6 Easton, D., A Systems Analysis of Political Life, New York, Wiley, 1965. Per una discussione dell'approccio sistemico applicato alla politica urbana, vedi Steiss, A.W., Urban Systems Dynamics, Lexington, Heath, 1974, pp. 102–20. Sulle perplessità relative all'impiego di tale approccio per spiegare/prevedere gli outputs decisionali nella comunità locale, vedi soprattutto Wilson, J.Q., Problems in the Study of Urban Politics, in Hofferbert, R.I. e Sharkansky, I. (a cura di). State and Urban Politics, Boston, Little-Brown, 1971, pp. 4154; e Eulau, H. e Prewitt, K., Labyrinths of Democracy: Adaptations, Linkages, Representation, and Policies in Urban Politics, Indianapolis, Bobbs-Merrill, 1973, p. 486.Google Scholar

7 Indico qui solamente alcune rassegne relative al policy approach: Froman, L., An Analysis of Public Policies in Cities, in « The Journal of Politics », XXIX (1967), pp. 94108; Jacob, H. e Lipsky, M., Outputs, Structure and Power: An Assessment of Changes in the Study of State and Local Politics, in « The Journal of Politics », XXX (1968), pp. 510–38; Hawkins, B.W., Politics and Urban Policies, Indianapolis, Bobbs-Merrill, 1971; Hofferbert, R., State and Community Policy Studies: A Review of Comparative Input-Output Analyses, in Robinson, J.A. (a cura di) Political Science Annals, Indianapolis, Bobbs-Merrill, 1971, vol. III, pp. 372; Hofferbert, R., The Study of Public Policy, Indianapolis, Bobbs-Merrill, 1974; Friedmann, P., Community Decision-Making in the United States: A Review of Recent Research, in « The New Atlantis », I (1970), pp. 133–42; Coulter, P., American Community Politics: The Policy Perspective, in Riedel, J.A., New Perspectives in State and Local Politics, Waltham, Xerox College Publ., 1971, pp. 4376; Coulter, P., Comparative Community Politics and Public Policy, in « Polity », III (1970), pp. 2243; Sharkansky, I. e Lineberry, R.L., Urban Politics and Public Policy, New York, Harper and Row, 1971.Google Scholar

8 Clark, T.N., Who Governs, Where, When, and with What Effects?, in Clark, T.N. (a cura di), Community Structure and Decision-Making, Scranton, Chandler, 1968, pp. 1523. Tra i primi a sollevare il problema in questi termini furono Bonjean, C.M. e Olson, D.M., Community Leadership: Directions of Research, in « Administrative Science Quarterly », IX (1964), pp. 278300. I due autori osservavano che « Le poche analisi comparate delle strutture di leadership a livello di comunità che sono state condotte trattano solitamente dei possibili antecedenti delle strutture di leadership o delle loro possibili conseguenze, ma raramente, se non mai, di entrambe le cose », p. 295.Google Scholar

9 Clark, T.N., Community Power and Policy Outputs: A Review of Urban Research, Beverly Hills-London, Sage, 1973. Le quattro indagini esaminate sono: Gilbert, C.W., Community Power and Decision-Making: A Quantitative Examination of Previous Research, in Clark, T.N. (a cura di), Community Structure and Decision-Making,Beverly Hills-London, Sage, 1973, pp. 139–56; Walton, J., A Systematic Survey of Community Power Research, in Aiken, M. e Mott, P. (a cura di), The Structure of Community Power, New York, Random House, 1970, pp. 443–64; Aiken, M., The Distribution of Community Power: Structural and Social Consequences, in Aiken, M. e Mott, P. (a cura di), The Structure of Community Power, New York, Random House, 1970, pp. 487525; Clark, T.N., Community Structure, Decision-Making, Budget Expenditures, and Urban Renewal in 51 American Communities, in « American Sociological Review », XXXIII (1968), pp. 576593. Per quest'ultima indagine mi sono basato sopra una versione ampliata, dallo stesso titolo, contenuta in Bonjean, C.M. et al. (a cura di), Community Politics: A Behavioral Approach, New York, The Free Press, 1971, pp. 293314.Google Scholar

10 Clark, T.N., Community Structure and Decision-Making, in Clark, T.N. (a cura di), Community Structure and Decision-Making, New York, The Free Press, 1971, pp. 91126, p. 92.Google Scholar

11 Dahl, R.A., Who Governs?, 1971, pp. 1131. Scrive Dahl: « L'industria moderna… contribuí, almeno a New Haven, a frammentare e disperdere le risorse politiche tra diversi gruppi nella comunità. Il processo, tuttavia, non livellò la distribuzione delle risorse politiche; piuttosto diede vita a quelle che potremmo definire diseguaglianze disperse ». Anche le conseguenze della dimensione sono problematiche. Per esempio Presthus, la cui analisi verte sopra due comunità, riscontra una connessione tra dimensione e pluralismo, che non apipare invece dallo studio di Agger et al., riguardante quattro comunità. R. Presthus, op. cit., p. 95; Agger, R.E. et al., Who Governs?, 1971 pp. 682–83.Google Scholar

12 Per una descrizione esauriente delle strutture riformate, vedi Banfiéld, E.C. e Wilson, J.Q., City Politics, Cambridge, Harvard University Press, 1963, specialmente i capitoli 7, 11, 12, 13 e 14.Google Scholar

13 Vedi tra gli altri Kessel, J.H., Governmental Structure and Political Environment: A Statistical Note about American Cities, in « American Political Science Review, LVI (1962), pp. 615–20; Schnore, L.F. e Alford, R., Forms of Government and Socioeconomic Characteristics of Suburbs, in « Administrative Science Quarterly », VIII (1963), pp. 117; Lineberry, R.L. e Fowler, E.P., Reformism and Public Policies in American Cities, in « American Political Science Review », LXI (1967), pp. 701–16; Alford, R. e Scoble, H.M., Political and Socioeconomic Characteristics of American Cities, Municipal Yearbook, Chicago, 1965, pp. 8297. Tutti questi autori, sia pure con alcune discrepanze, scoprono che le città di grande dimensione e ricche di gruppi e settori (immigrati, proletari ecc.) costretti dalla struttura degli accessi sociali, che privilegia la borghesia yankee, a seguire vie « politiche » di avanzamento, presentano in maggiore misura istituzioni non riformate, cioè tipi di governo apertamente politici piuttosto che assetti istituzionali miranti a eliminare dalla scena locale la contrattazione e il conflitto. Per la tesi opposta, secondo cui la forma dei regimi locali non presenterebbe connessioni con la struttura sociale, ma sarebbe il semplice risvolto di tradizioni storiche « regionali », vedi Wolfinger, R. E. e Field, J. O., Political Ethos and the Structure of City Government, in « American Politicai Science Review », LX (1966), pp. 306–26; il dibattito tra Wilson, J. Q. e Banfield, E. C. da un lato e Wolfinger e Field dall'altro, stessa rivista, 1966, pp. 9981000; e la polemica che vede contrapposti Wolfinger, e Field, e Lineberry, R. L. e Fowler, E. P., stessa rivista, 1968, pp. 227–31. Una approfondita discussione critica si trova in Hennessy, T. M., Problems in Concept Formation: The Ethos ‘Theory’ and the Comparative Study of Urban Politics, in « Midwest Journal of Political Science », XIV (1970), pp. 537–64, specialmente alle pp. 548–50.Google Scholar

14 Hawkins, B. W., Problems in Concept Formation: The Ethos ‘Theory’ and the Comparative Study of Urban Politics, in « Midwest Journal of Political Science », XIV (1970), p. 27.Google Scholar

15 Walton, J., Differential Patterns of Community Power Structure: An Explanation Based on Interdependence, in Clark, T. N. (a cura di), Community Structure and Decision-Making, (1970), pp. 441–59, p. 445. Di Walton vedi anche Substance and Artifact: The Current Status of Research on Community Power Structure, in « American Journal of Sociology », LXXI (1966), pp. 430–38; Why Study Power Structures? A Critique and a Theoretical Proposal, in Wirth, F. M. (a cura di), Future Directions in Community Power Research: A Colloquium, Berkeley, University of California, Institute for Governmental Studies, 1971, pp. 147–66.Google Scholar

16 Greer, S., The Emerging City, New York, Free Press, 1962, p. 153.Google Scholar

17 Pellegrin, R. J. e C. Coates, H., Absentee-Owned Corporations and Community Power Structure, in « American Journal of Sociology », LXI (1956), pp. 413–19, p. 414.Google Scholar

18 Schulze, R. O., The Role of Economic Dominants in Community Power Structure in « American Sociological Review », XXIII (1958), pp. 39; The Bifurcation of Power in a Satellite City, in Janowitz, M. (a cura di), Community Political Systems, New York, The Free Press, 1961, pp. 1980.Google Scholar

19 Schulze, R. O., The Bifurcation of Power in a Satellite City, 1961, p. 72.Google Scholar

20 Clelland, D. A. e Form, W. H., Economic Dominants and Community Power: A Comparative Analysis, in « American Journal of Sociology », LXIX (1964), marzo, pp. 511–21; Mills, R. French, Economic Change and Community Power Structure: Transition in Cornucopia, in Aiken, M. e Mott, P. E. (a cura di), (1964), marzo, pp. 180–89; Agger, R. E. et al., French, Economic Change and Community Power Structure: Transition in Cornucopia, in Aiken, M. e Mott, P. E. (a cura di), (1964), marzo, pp. 680–81; Presthus, R., French, Economic Change and Community Power Structure: Transition in Cornucopia, in Aiken, M. e Mott, P. E. (a cura di), (1964), marzo, pp. 418–19. Presthus, pur osservando che il potere detenuto dalle élites economiche è considerevole, rileva che nessun dirigente di imprese absentee-owned gioca un ruolo preminente nelle due comunità studiate.Google Scholar

21 French, R. Mills, French, Economic Change and Community Power Structure: Transition in Cornucopia, in Aiken, M. e Mott, P. E. (a cura di), (1964), marzo, p. 187.Google Scholar

22 Aiken, M. e Mott, P. E., Introduzione alla parte III del volume da loro curato, in Aiken, M. e Mott, P. E. (a cura di), (1964), marzo, pp. 8184.Google Scholar

23 Clark, T. N., Community Structure, Decision-Making, Budget Expenditures, and Urban Renewal in 51 American Communities, (1964), marzo, pp. 8184 Walton, J., A Systematic Survey of Community Power Research, (1964), marzo, pp. 8184.Google Scholar

24 Clelland e Form imputano anche alla relativa indipendenza di Wheels-burg il mancato completamento del processo di biforcazione, mentre Schulze spiega la singolarità dei risultati ottenuti da Pellegrin e Coates con la circo-stanza che la comunità da questi presa in esame è la centrai city di una vasta area metropolitana, a differenza della satellite Cibola. Barth, infine, riscontra la massima disorganizzazione dell'influenza nelle città che combinano una massiccia presenza di industrie absentee-owned con la prossimità a centri metropolitani di grandi dimensioni. Clelland, D. A. e Form, W. H., A Systematic Survey of Community Power Research, (1964), marzo, pp. 8184; Schulze, R. O., The Bifurcation of Power in a Satellite City, (1964), marzo, pp. 8184; Barth, E. A., Community Influence Systems: Structure and Change, in « Social Forces », XL (1961), pp. 5863.Google Scholar

25 Walton, J., Why Study Power Structures, in « Social Forces », XL (1961), p. 152.Google Scholar

26 Walton riprende il concetto di « asse verticale » da Warren, R. L., The Community in America, Chicago, Rand McNally, 1963. Un numero elevato di industrie di proprietà non locale significa ovviamente che le principali decisioni prese a livello di comunità sono controllate da interessi economici a livello nazionale. Quanto alle caratteristiche di città satellite o di comunità suburbana, è chiaro che le municipalità di questo tipo dipendono funzionalmente dai centri metropolitani per i servizi, l'occupazione ecc. La competitività dei partiti politici rispecchierebbe una sorta di dipendenza politica dei centri di potere locali dalle organizzazioni partitiche a livello di contea, statale e nazionale, nel senso che starebbe a indicare il loro impegno nella lotta per il controllo della vita pubblica locale. Infine, le città con vaste disponibilità di risorse sarebbero piú propense a intrattenere rapporti con istituzioni extracomunitarie, in quanto piú immerse nei flussi economici della società di appartenenza. Walton, J., Differential Patterns of Community Power Structure, Chicago, Rand McNally, 1963, pp. 452–53.Google Scholar

27 Ibidem, pp. 453–54.Google Scholar

28 Warren, R. L., A Note on Walton's Analysis of Power Structure and Vertical Ties, in Bonjean, C. M. et al. (a cura di), Differential Patterns of Community Power Structure, Chicago, Rand McNally, 1963, pp. 198200, p. 198.Google Scholar

29 Ibidem, p. 199.Google Scholar

30 Hawkins, B. W., A Note on Walton's Analysis of Power Structure and Vertical Ties, in Bonjean, C. M. et al. (a cura di), Differential Patterns of Community Power Structure, Chicago, Rand McNally, 1963, pp. 106–7.Google Scholar

31 La definizione del potere formulata da Schulze è la seguente: « la capacità o potenzialità degli individui che occupano determinate posizioni sociali di stabilire condizioni, prendere decisioni e/o intraprendere azioni che hanno conseguenze molto rilevanti per l'esistenza degli altri individui in un certo sistema sociale ». Schulze, R. O., The Bifurcation of Power in a Satellite City, Chicago, Rand McNally, 1963, p. 20.Google Scholar

32 Ibidem, p. 71.Google Scholar

33 Come è noto, Bachrach, e Baratz, individuano tre modalità di esercizio del potere nell'universo delle non-decisioni: reazioni previste; minacce o sanzioni nei confronti di coloro che avanzano proposte sgradite; rafforzamento dei valori e delle prassi che circoscrivono il processo decisionale (« mobilitazione delle preferenze precostituite »). Bachrach, P. e Baratz, M., Two Paces of Power, p. 71.Google Scholar

34 Mott, P. E., The Role of Absentee-Owned Corporation in the Changing Community, in Aiken, M. e Mott, P. E. (a cura di), op. cit., pp. 170–79. Il modello teorico di Mott viene elaborato nel saggio Power, Authority and Influence, ibidem, pp. 3–16.Google Scholar

35 Ibidem, p. 3.Google Scholar

36 Si nota in Mott l'esigenza condivisa da Bacbrach e Baratz di uscire dal processo decisionale per cogliere il potere nella sua totalità; ma anche una diversa accentuazione degli aspetti del problema. Preminente in Bachrach e Baratz è la preoccupazione per il potere che si estrinseca nelle non-decisioni, cioè nelle omissioni da parte dei decision-makers di linee politiche sfavorevoli ai decision-shapers; al contrario Mott sottolinea la faccia positiva del meccanismo, concentrandosi sul potere che emerge dalle azioni dei decision-makers favorevoli ai decision-shapers. Nel primo caso è in gioco soprattutto la compilazione dell'agenda dei problemi da immettere nell'arengo pubblico; nel secondo, la distribuzione finale dei benefici. In questo senso, al di là delle differenze terminologiche, l'approccio di Mott è molto simile a quello di Stoppino: in entrambi è viva la consapevolezza della necessità di correggere in senso « attivo » la teoria delle non-decisioni; e in entrambi compare, quale strumento indispensabile per procedere su questa via, il concetto di interesse. Stoppino, M., I metodi di ricerca del potere nella comunità locale, p. 3; Potere, intenzione, interesse, in « Rivista Italiana di Scienza Politica », IV (1973), pp. 461–90. Per una formulazione molto simile, vedi Hayes, E. C., Power Structure and Urban Policy: Who Rules in Oakland?, New York, McGraw-Hill, 1972. Hayes sostiene l'importanza cruciale della distribuzione dei benefici: « Anche se non vi è alcuna connessione visibile tra i privati e le decisioni prese dal governo, tali decisioni possono tuttavia essere prese nell'interesse di un settore della società e contro l'interesse di un altro settore. Ogni tendenza, o trattamento preferenziale delle priorità e degli interessi di un settore della società, di questo tipo che si strutturi in modo stabile nel tempo ci consente di parlare di “struttura dei benefici”, l'aspetto di output della struttura del potere ». Ibidem, p. X.Google Scholar

37 Hayes individua altre importanti fonti, o veicoli, di potere strutturale. Gli interessi del grande capitale a Oakland sono favoriti da arrangiamenti istituzionali (forma di governo council-manager) che si concretano in un sistema fiscale estremamente favorevole ai ricchi e sfavorevole ai poveri; da un sistema elettorale non partitico che di fatto danneggia i lavoratori, le minoranze e i piccoli imprenditori a tutto vantaggio del big business; e dall'atteggiamento del giornale locale che filtra selettivamente le notizie sgradite alla comunità industriale. Inoltre l'amministrazione di Oakland dipende dalle risorse finanziarie del capitale locale: cosa che, evidentemente, conferisce a quest'ultimo un notevole potere contrattuale. Ibidem, pp. 185–99 e passim.Google Scholar

38 Questa mancanza di omogeneità è stata messa in luce anche da Balbo, L., op. cit., p. 479 e Ferraresi, F., op. cit., p. 105.Google Scholar

39 Hawley, A. H., Community Power and Urban Renewal Success, in « American Journal of Sociology », LXVIII (1963), pp. 422–31.Google Scholar

40 Crain, R. L. Katz, E. e Rosenthal, D. B., The Politics of Community Conflict: The Fluoridation Decision, Indianapolis, Bobbs-Merrill, 1969; Rosenthal, D. B. e Crain, R. L., Structure and Values in Local Political Systems: The Case of Fluoridation Decisions, in « The Journal of Politics », XXVIII (1966), pp. 169–96. Per altri studi sulla fluorazione, vedi Crain, R. L., Fluoridation: The Diffusion of an Innovation Among Cities, in « Social Forces », XLV (1966), pp. 467–476; Pinard, M., Structural Attachments and Political Support in Urban Politics: The Case of Fluoridation Referendums, in « American Journal of Sociology », LXVIII (1963), pp. 513–26; Gamson, W.A., The Fluoridation Dialogue: Is It an Ideological Conflict?, in « Public Opinion Quarterly », XXIII (1961), pp. 526–37; Gamson, W. A. e Irons, P. H., Community Characteristics and Fluoridation Outcome, in « Journal of Social Issues », XVII (1961), pp. 6674. Vedi inoltre la ricca bibliografia contenuta nel volume di Crain, Katz e Rosenthal.Google Scholar

41 Crain, R. L. et al., The Politics of Community Conflict, in « Journal of Social Issues », XVII (1961), p. 177.Google Scholar

42 Ibidem, pp. 184–85.Google Scholar

43 Aiken, M. e Alford, R. R., Community Structure and Innovation: The Case of Public Housing, in « American Political Science Review », LXIV (1970), pp. 843–64; Community Structure and Innovation: The Case of Urban Renewal, in « American Sociological Review », XXXV (1970), pp. 650–64; Comparative Urban Research and Community Decision-Making, in « The New Atlantis », I (1970), pp. 85110.Google Scholar

44 Aiken, e Alford, denominano « interfacce » i flussi di informazione attuali tra le organizzazioni e i sedimenti di conoscenza, storicamente determinati, circa le loro azioni e reazioni reciproche: « Noi ipotizziamo che quanto è maggiore il numero dei centri di potere in una comunità e quanto piú pervasive e comprensive sono le loro interfacce, tanto piú alta è la probabilità che si verifichino innovazioni in una data area di intervento. In altre parole, quanto è maggiore la possibilità di scelta tra le unità d'azione nel sistema — centri di potere — e l'informazione tra le organizzazioni, tanto piú alta è la probabilità che si formi una coalizione minima ». Aiken, M. e Alford, R. R., Community Structure and Innovation: The Case of Urban Renewal, 1970, p. 663.Google Scholar

45 Clark, T. N., Who Governs, Where, When, and with What Effects?, in Clark, T. N. (a cura di), Community Structure and Decision-Making, 1970, pp. 1523; Social Stratification, Differentiation, and Integration, pp. 2544; The munity Structure and Decision-Making, pp. 91120; Community Structure, Decision-Making, Budget Expenditures, and Urban Renewal in 51 American Communities, pp. 91120; Rower and Community Structure: Who Governs, Where, and When?, in « The Sociological Quarterly », VIII (1967), pp. 291316; The Concept of Power: Some Overemphasized and Underrecognized Dimensions: An Examination with Special Reference to the Local Community, in « Southwestern Social Science Quarterly », XLVIII (1967), pp. 271–86; On Decentralization, in « Polity », III (1970), pp. 508–14; Introduction to the Issue: Current Topics in Research on Community Decision-Making, in « The New Atlantis », I (1970), pp. 311; Reflections on the Symposium, in Wirth, F. M. (a cura di), op. cit., pp. 199206; The Structure of Community Influence, in Hahn, H. (a cura di), People and Politics in Urban Society, Beverly Hills, Sage, 1972, pp. 283314; Community Power and Policy Outputs: A Review of Urban Research, 1972, pp. 283314; Citizen Values, Power, and Policy Outputs: A Model of Community Decision-Making, in « Journal of Comparative Administration », V (1973), pp. 385427.Google Scholar

46 L'autonomia è intesa da Clark in senso funzionale e problematico: funzionale perché un sistema locale (community complex) è autonomo se adempie ad alcuni requisiti minimi per lo svolgersi ordinato della vita associata; problematico, perché tale autonomia è inquadrata in un complesso sistema di influenze extracomunitarie. Clark, T. N., Community or Communities?, cit., pp. 8486. Cfr. Easton, D., Il sistema politico, Milano, Comunità, 1963, p. 120.Google Scholar

47 Lo schema quadrifunzionale di Parsons è esposto in numerose opere. Tra le altre, vedi Parsons, T. e Smelser, N., Economy and Society: A Study in the Integration of Economic and Social Theory, London, Routledge and Kegan Paul, 1937, pp. 3970. Per la versione che ne dà Clark, Community Structure and Decision-Making, cit.; Power and Community Structure, cit. Un tentativo di organizzare la letteratura sulla politica locale nei termini di tale schema si trova in Goldsmith, J. e Gunderson, G. (a cura di), Comparative Local Politics: A Systems-Function Approach, Boston, Holbrook, 1973.Google Scholar

48 Clark, T. N., Who Governs, Where, When, and with What Effects?, cit., pp. 2122.Google Scholar

49 « Al livello del particolare contesto relazionale il potere politico è la capacità di controllare il sistema relazionale in quanto tale, sia che si tratti di un'organizzazione oppure di un sistema piú diffuso e meno integrato ». Parsons, T., Il sistema sociale, Milano, Comunità, 1963, p. 133. Walton definisce il potere come « la capacità di mobilitare le risorse per il raggiungimento di effetti intenzionali ». Walton, J., Why Study Power Structures?, Milano, Comunità, 1963, p. 136. Per Mott il potere è una « energia latente, utilizzabile e socialmente apprezzata che risiede nelle organizzazioni umane ». Mott, P. E., Power, Authority, and Influence, Milano, Comunità, 1963, p. 8. Lineberry distingue tra un micro-power approach che esplora la dimensione relazionale del potere, cioè i rapporti di influenza tra i singoli attori; e un macro-power approach il cui fuoco è la capacità del sistema politico di indurre cambiamenti significativi nel suo ambiente. Lineberry, R. L., Approaches to the Study of Community Politics, in Bonjean, C. M. et al. (a cura di), Power, Authority, and Influence, Milano, Comunità, 1963, pp. 1625. Analogamente Clark distingue l'approccio sistemico al potere, da lui seguito, dagli approcci « individualistico » e « diadico ». The Concept of Power, cit., pp. 45–47. Per una discussione dei motivi che rendono consigliabile interpretare il potere come una proprietà dei sottosistemi sociali anziché degli individui, vedi R. Presthus, op. cit., pp. 3–8.Google Scholar

50 Clark, T. N., The Concept of Power, 1963, p. 47.Google Scholar

51 Ibidem.Google Scholar

52 Clark, T. N., Community Structure and Decision-Making, 1963, pp. 9293.Google Scholar

53 Clark, T. N., Community Structure, Decision-Making, Budget Expenditures ecc., 1963, pp. 9293.Google Scholar

54 Ibidem, p. 308.Google Scholar

55 Ibidem, p. 308.Google Scholar

56 Ibidem, p. 306.Google Scholar

57 Clark, T. N., The Structure of Community Influence, 1963, pp. 304–9; Community Power and Policy Outputs, The Structure of Community Influence, 1963, pp. 6061.Google Scholar

58 La distinzione tra beni pubblici e separabili risale all'economista Samuelson. Samuelson, P. A., The Pure Theory of Public Expenditures, in « Review of Economics and Statistics », XXXVI (1954), pp. 387–89. Per altre definizioni (e discussioni), vedi Tiebout, C. M., A Pure Theory of Local Expenditures, in Greer, S. et al. (a cura di), The New Urbanization, New York, St. Martin Press, 1969, pp. 355–66; e Buchanan, J. M. e Tullock, G., The Calculus of Consent: Logical Foundations of Constitutional Democracy, Ann Arbor, The University of Michigan Press, 1965.Google Scholar

59 Downes, B. T. e Friedman, L. A., Local Level Decision-Making and Public Policy Outcomes: A Theoretical Perspective, in Hahn, FI. (a cura di), Ann Arbor, The University of Michigan Press, 1965, pp. 315–43.Google Scholar

60 La radice teorica dell'incrementalismo è il concetto di « razionalità vincolata » (bounded rationality) formulato da Simon. Simon, H. A., Models of Man, New York, Wiley, 1957, pp. 196206 e 241–60. Sulle dinamiche incrementali, a livello sia nazionale sia locale, vedi tra gli altri: Davis, O. A. et al., A Theory of the Budgetary Process, in « American Political Science Review », LX (1966), pp. 529–47; Davis, O. A. et al., Towards a Predictive Theory of Government Expenditure: U. S. Domestic Appropriations, in « British Journal of Political Science », IV (1974), pp. 419–52; Wanat, J., Bases of Budgetary Incrementalism, in « American Political Science Review », LXVIII (1974), pp. 1221–28; Sharkansky, I., The Politics of Taxing and Spending, Indianapolis, Bobbs-Merrill, 1969, e The Routine of Politics, New York, Van Nostrand, 1970; Crecine, J. P., Governmental Problem-Solving: A Computer Simulation of Municipal Budgeting, Chicago, Rand McNally, 1969. Le regole decisionali incrementali sono molte e variabili a seconda del livello. A livello di bilancio federale, ad esempio, operano sei regole, delle quali due fondamentali. La prima si riferisce al comportamento degli enti che immettono nel processo le domande di stanziamenti, e le cui richieste medie per un certo anno ammontano a una percentuale fissa della somma stanziata dal legislativo per l'ente in questione nell'anno precedente piú una variabile casuale. La seconda riguarda il legislativo, i cui stanziamenti a favore di un ente in un determinato anno corrispondono in generale a una percentuale fissa delle richieste di tale ente in quell'anno piú una variabile casuale. Davis, O. A. et al., A Theory of the Budgetary Process, Chicago, Rand McNally, 1969, pp. 533–34.Google Scholar

61 Downes, B. T. e Friedman, L. A., A Theory of the Budgetary Process, Chicago, Rand McNally, 1969, p. 353.Google Scholar

62 Creane suddivide il processo di bilancio in tre sottomodelli sequenziali caratterizzati dalle attività, rispettivamente, dei capi-dipartimento, del sindaco e del consiglio comunale, e dai rapporti di potere tra questi organi. Creane, J. P., A Theory of the Budgetary Process, Chicago, Rand McNally, 1969. p. 353.Google Scholar

63 L'importanza delle reazioni previste nei processi di bilancio è sottolineata da Davis, O. A. et al., Towards a Predictive Theory of Government Expenditure, Chicago, Rand McNally, 1969, p. 422.Google Scholar

64 L'espressione è di Rosenthal, D. B., Local Power and Comparative Politics: Notes Toward the Study of Comparative Local Politics, paper presentato al congresso annuale (1972) della American Politicai Science Association, p. 5.Google Scholar

65 Tra gli altri, vedi: Jacob, H. e Lipsky, M., Local Power and Comparative Politics: Notes Toward the Study of Comparative Local Politics, paper presentato al congresso annuale (1972) della American Politicai Science Association, pp. 513–14; Wilson, J. Q., Problems in the Study of Urban Politics, (1972) della American Politicai Science Association, p. 46; Eyestone, R., The Threads of Public Policy: A Study in Policy Leadership, Indianapolis, Bobbs-Merrill, 1971, p. 73; Wade, L. L., The Elements of Public Policy, Columbus, Merrill, pp. 2223; Hofferbert, R. I., The Study of Public Policy, cit., capitolo VII; State and Community Policy Studies, cit.Google Scholar

66 Straits, B. C., Community Adoption and Implementation of Urban Renewal, in « American Journal of Sociology », LXXI (1965), pp. 7782. Vedi anche la risposta di Hawley, ibidem, pp. 8284.Google Scholar

67 L'autore che ha maggiormente esplorato i rapporti outputs decisionali/bisogni della comunità è Boaden, N., Urban Policy Making, Cambridge, Cambridge University Press, 1971. Interessante è soprattutto la scomposizione del concetto di « bisogno » in due dimensioni: la « base » e la « sfera », pp. 2223.Google Scholar

68 Aiken, M., The Distribution of Community Power, cit., pp. 502–3.Google Scholar

69 Ostrom, E., Metropolitan Reform: Propositions Derived from Two Traditions, in « Social Science Quarterly », LIII (1972), pp. 474–93, p. 492. Per i fondamenti teorici di questo accostamento, vedi Buchanan, J. M. e Tullock, G., Metropolitan Reform: Propositions Derived from Two Traditions, in « Social Science Quarterly », LIII (1972), pp. 474–93, p. 492.; Ostrom, V., The Intellectual Crisis in American Public Administration, Alabama, University of Alabama Press, 1973, specialmente i capitoli III-IV-V; Ostrom, V. e E., Public Choice: A Different Approach to the Study of Public Administration, in « Public Administration Review », XXXI (1971), pp. 203–16. Per alcune ricerche sopra aree urbane e metropolitane, vedi: Warren, R. O., Government in Metropolitan Regions: A Reappraisal of Fractionated Political Organization, Davis, California, University of California, 1966; Rish, R. L. e Ostrom, V., Understanding Urban Government: Metropolitan Reform Reconsidered, Washington D.C., American Enterprise Institute for Public Policy Research, 1973; Ostrom, E. et al., A Multi-Strata, Similar Systems Designs for Measuring Police Performance, paper presentato al convegno annuale della Midwest Political Science Association (1973); Ostrom, E., Institutional Arrangements and the Measurement of Policy Consequences in Urban Areas, in « Urban Affairs Quarterly », VI (1971), pp. 447–75; Ostrom, E. et al., Do We Really Want to Consolidate Urban Police Forces? A Reappraisal of Some Old Assertions, in « Public Administration Review », XXXIII (1973), pp. 423–32.Google Scholar

70 Si osservi che Clark parla soltanto di « decentralizzazione », non di « competizione ». In questo senso un sistema « decentrato » non configura necessariamente una dinamica « pluralistica », il cui requisito minimale è appunto la competizione tra i centri di potere. Per una discussione e un ampliamento del concetto di pluralismo, vedi Presthus, R., Do We Really Want to Consolidate Urban Police Forces? A Reappraisal of Some Old Assertions, in « Public Administration Review », XXXIII (1973), pp. 824. Inoltre Clark operazionalizza l'output in termini monetari, mentre il public choice approach esclude la possibilità di ricorrere a una misurazione oggettiva dell'output di beni pubblici per il semplice fatto che, in mancanza di un meccanismo di mercato che incorpori nell'output monetario le preferenze dei consumatori (valued output), essa nulla direbbe sulla responsiveness dei sistemi di erogazione. Ostrom, E., On the Meaning and Measurement of Output and Efficiency in the Provision of Urban Police Services, in « Journal of Criminal Justice », I (1973), pp. 93–112.Google Scholar

71 Crain, R. L. et al., On the Meaning and Measurement of Output and Efficiency in the Provision of Urban Police Services, in « Journal of Criminal Justice », I (1973), p. 189.Google Scholar

72 Ibidem, p. 114.Google Scholar

73 Ibidem, p. 134.Google Scholar

74 Ibidem, p. 189.Google Scholar

75 Easton, D., A Systems Analysis of Political Life, in « Journal of Criminal Justice », I (1973). 472–77.Google Scholar

76 Crain, R. L. et al., On the Meaning and Measurement of Output and Efficiency in the Provision of Urban Police Services, in « Journal of Criminal Justice », I (1973), p. 182. Il potere dei sindaci viene valutato in base a due parametri: la durata della carica e il potere di veto. Si assume inoltre che i sindaci che dispongono del sostegno di forti organizzazioni partitiche sono piú isolati dalle pressioni dell'elettorato, e quindi piú liberi di agire secondo i propri valori. Ibidem, p. 182.Google Scholar

77 Significativa è la seguente affermazione: « In modo un po' tautologico, abbiamo scoperto che i sindaci forti sono davvero piú potenti, in quanto la loro posizione è una determinante della decisione del governo locale migliore di quanto non sia la posizione dei sindaci deboli ». Ibidem, p. 183.Google Scholar

78 Ibidem, pp. 116–20.Google Scholar

79 Downes, B. T. e Friedman, L. A., op. cit., p. 335.Google Scholar

80 March, J. G., The Power of Power, in Easton, D. (a cura di), Varieties of Political Theory, Englewood Cliffs, Prentice-Hall, 1966, pp. 39–70, specialmente le pp. 5061. La differenza tra i modelli di forza pura e i modelli di propensione all'uso del potere (activation models) è che i primi presumono che gli attori esercitino tutto il potere di cui dispongono nella determinazione della scelta sociale, mentre i secondi ipotizzano che il potere effettivamente esercitato da essi (potere attuale) sia solo una parte del loro potere potenziale.Google Scholar

81 Per esempio Dahl, R. A., Who Governs?, cit.Google Scholar

82 « La letteratura riguardante i processi decisionali a livello di comunità locale, quantunque si occupi essenzialmente del problema di chi prende realmente le decisioni nella comunità, impiega un modello di decision-making alquanto semplice che può essere facilmente applicato alle decisioni di bilancio. La somma dei vettori delle forze in gioco produce una forza risultante che, a sua volta, determina la linea politica ». Crecine, J. P., Who Governs?, p. 14.Google Scholar

83 In altre parole: dato per scontato che ogni output decisionale è la risultante dei poteri in campo, una previsione esatta indica che la descrizione della distribuzione del potere è corretta; una previsione errata indica che la descrizione non è corretta o (se l'output è molto posteriore al primo accertamento) che la distribuzione del potere è mutata nel tempo. Per alcuni interessanti esperimenti di questo tipo, vedi Miller, D. C., The Prediction of Issue Outcome: The Right-to-Work Initiative in Seattle, Proceedings of the Pacific Sociological Society, in « Research Studies of State College of Washington », (1957), pp. 137–47 (riprodotto in Miller, D. C., International Community Power Structures, Bloomington, Indiana University Press, 1970, capitolo VII); R. C. Hanson, Predicting a Community Decision: A Test of the Miller-Form Theory, in « American Sociological Review », XXIV (1959), pp. 662–71; R. E. Agger et al., Predicting a Community Decision: A Test of the Miller-Form Theory, in « American Sociological Review », XXIV (1959), capitolo XII.Google Scholar