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CONFLITTO E ÉLITES NELLE SOCIETÀ INDUSTRIALI

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Molte affermazioni sono state fatte circa cambiamenti che si manifestano nelle origini e negli sviluppi del conflitto politico nelle società occidentali, e nell'Europa occidentale in particolare. Tali cambiamenti sono stati chiamati, con un termine collettivo ora di moda rna inappropriato, la «fine delle ideologie». Le affermazioni possono essere cosí condensate: le tradizionali linee di divisione in classi economiche e forse anche sociali si sono venute sfumando con la rapida crescita di una «nuova classe media» e l'aumento del tenore di vita nelle nazioni dell'Europa occidentale.

I fattori locali, regionali, etnici e religiosi sono diminuiti d’importanza in quanto basi fondamentali di affiliazione politica in molti paesi, mentre ha luogo una « mobilitazione sociale » e le masse vengono sempre piú integrate nelle loro rispettive culture politiche nazionali. A ciò contribuiscono lo stesso sviluppo economico e sociale, il diffondersi dei mezzi di comunicazione, la proliferazione delle associazioni volontarie, e l’aumento dei poteri dell’esecutivo e delle sue responsabilità nella salute, nel benessere, nella sicurezza sociale nonché nelle attività economiche in generale.

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Saggi
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References

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2. Vedi in particolare La Palombara, , Decline of Ideology: A Dissent and an Interpretation , in « American Political Science Review », LX (1966), pp. 516, trad. it. Il declino delle ideologie: un dissenso e una interpretazione, in Giordano Sivini (a cura di), Partiti e partecipazione politica in Italia, Milano, Giuffré, 1969. Vedi anche Lipset, Some Further Comments on « The End of Ideology », in « American Political Science Review », LX (1966), pp. 17-19, e Janowitz, Morris e Segal, David R., Social Cleavages and Party Affiliation: Germany, Great Britain, and the United States, in « American Journal of Sociology », LXXII (1967), pp. 601–618.Google Scholar

3. Vedi in particolare l'introduzione dei curatori in Seymour Lipset, M. e Rokkan, Stein (eds.), Party Systems and Voter Alignments, New York, Free Press, 1967.Google Scholar

4. Lipset ha specificamente tentato di mostrare l'utilità di comparare simili sistemi nel suo The First New Nation, New York, Basic Books, 1963.Google Scholar

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9. Vedi per questa formulazione Dahl, , Pluralist Democracy in the United States, Chicago, Rand McNally, 1967, p. 271.Google Scholar

10. Vedi, oltre alla letteratura citata alla nota 1, Almond, Gabriel A., Comparative Political Systems , in « Journal of Politics », XVIII (1956), pp. 392409; Berelson, Bernard R., et al., Voting, Chicago, Univ. of Chicago Press, 1954, cap. 14; Dahl, , Pluralist Democracy, cit., specialmente i capp. 10-14; Dahrendorf, Ralf, Class and Class Conflict in Industrial Society, Stanford, Stanford University Press, 1959, trad. it. Classi e conflitto di classe nella società industriale , Bari, , Laterza, , 1963, specialmente cap. 6; Kornhauser, William, The Politics of Mass Society, New York, Free Press, 1959; Parsons, Talcott, « Voting » and the Equilibrium of the American System , in Burdick, Eugene e Brodbeck, Arthur J., (eds.), American Voting Behavior, New York, Free Press, 1959, pp. 80-120; Truman, David B., The Governmental Process, New York, Knopf, 1951; Verba, Sidney, Organizational Membership and Democratic Consensus, in « Journal of Politics », XXVII (1965), pp. 467–497.Google Scholar

11. Titmuss, R. M. sostiene che le moderne economie su larga scala possono agire come moltiplicatori delle diseguaglianza: vedi Income Distribution and Social Change, London, Allen & Unwin, 1962. Le prove di diminuzioni nelle diseguaglianze di reddito non sono molte; è piuttosto il livello generale del benessere che cresce. Vedi l'Epilogo di Lipset, The First New Nation, cit., per una discussione dei dati empirici sulle diseguaglianze dei redditi negli Stati Uniti.Google Scholar

12. Vedi in particolare Philip Converse e Dupeux, Georges, Politicization of the Electorate in France and the United States , in « Public Opinion Quarterly », XXVI (1962), pp. 124, parzialmente tradotto in Giovanni Sartori (a cura di), Antologia di Scienza Politica, Bologna, Il Mulino, 1970, pp. 239-244. Questi argomenti sono anche ampiamente discussi in Converse, Some Priority Variables in Comparative Electoral Research, Glasgow, University of Strathclyde, Survey Research Centre, 1968; Nordlinger, Eric A., The Working Class Tories, Berkeley, University of California Press, 1968; Janowitz, e Segal, , op. cit. ; Bingham Powell, G. jr., Social Fragmentation and Political Hostility: An Austrian Case Study, Stanford, Stanford University Press, 1970; Stiefbold, Rodney P., Elite-Mass Opinion and Communication Flow in a Consociational Democracy (Austria), rapporto al congresso dell'American Political Science Association, Washington, settembre 1968. Vedi anche Giuseppe Di Palma, Apathy and Participation: Mass Politics in Western Societies, New York, Free Press, 1970, in particolare il cap. 5, per l'esposizione di altri dati empirici sull'eterogeneità della base sociale delle preferenze di partito e sul basso livello della partecipazione politica di massa.Google Scholar

13. A questo proposito, vedi la convincente trattazione in Converse e Dupeux, op. cit. Google Scholar

14. Vedi una trattazione teorica di questo punto in Di Palma, op. cit., Introduzione.Google Scholar

15. Vedi i due classici contributi di McClosky, Herbert, Consensus and Ideology in American Politics , in « American Political Science Review », LVIII (1964), pp. 361382, e (con altri autori) Issue Conflict and Consensus among Party Leaders and Followers, in « American Political Science Review », LIV (1960), pp. 406–427.Google Scholar

16. La piú chiara e decisa affermazione in questo senso può essere trovata in Barnes, Samuel H., Ideology and the Organization of Conflict: On the Relationship Between Political Thought and Behavior , in « Journal of Politics », XXVIII (1966), pp. 513530.Google Scholar

17. È molto verosimile, inoltre, che le élites sollecitino dalle rispettive basi le comunicazioni che desiderano ricevere, a proposito di cose sulle quali vogliono intervenire, e in base a idee e interessi che esse condividono. Come Raymond Bauer e i suoi colleghi scrivono del deputato negli Stati Uniti, « … consciamente o inconsciamente, con la propria decisione a proposito di quello che desidera fare, egli genera le stesse pressioni a cui è sottoposto ». Bauer, Raymond A., et al., American Business and Public Policy, New York, Atherton Press, 1963, p. 478.Google Scholar

18. Anche in Francia, dove gli attivisti di partito e i simpatizzanti mostravano un alto grado di sensibilità alle contese e agli odi di parte, Duncan MacRae ha chiaramente documentato che il comportamento della élite parlamentare durante la Quarta Repubblica era non-ideologico, e motivato dal bisogno di posporre il conflitto e dal desiderio di evitare responsabilità tanto al governo quanto all'opposizione. MacRae, Duncan jr., Parliament, Parties and Society in France, 1946-1958, New York, St. Martin's Press, 1967.Google Scholar

19. Lijphart, Arend, Typologies of Democratic Systems , in « Comparative Political Studies », I (1968), pp. 344; The Politics of Accommodation: Pluralism and Democracy in the Netherlands, Berkeley, University of California Press, 1968; Consociational Democracy, in « World Politics », XXI (1969), pp. 207-225. Vedi anche MacRae, Duncan jr., op. cit. ; Powell, Bingham, op. cit. , Stiefbold, Rodney, op. cit. Google Scholar

20. Vedi Etzioni, Amitai e Lehman, Edward W., Some Dangers in « Valid » Social Measurement , in « Annals of the American Academy of Political and Social Science », CCCLXXIII (sett. 1967), pp. 116; Miller, S. M., et al., Poverty, Inequality, and Conflict, in ibidem, pp. 16-52; Gross, Bertram M. e Springer, Michael, New Goals for Social Information, in ibidem, pp. 208-218; Bauer, Raymond A., (ed.), Social Indicators, Cambridge, MIT Press, 1966.Google Scholar

21. Lijphart, , The Politics of Accommodation, cit., pp. 122123 e 137.Google Scholar

22. Dahrendorf, , op. cit. , p. 224.Google Scholar

23. Lindberg, Leon N., Europe as a Political System: Measuring Political Integration, Harvard University, Center for International Affairs, 1967, mimeografato. Dahrendorf, op. cit., pp. 227230, parla di tre forme di « regolazione del conflitto » nelle relazioni industriali: conciliazione, mediazione e arbitrato, come « i principali meccanismi per ridurre la violenza del conflitto di classe » (p. 230). Si tratta però di processi e di meccanismi piuttosto che di esiti del conflitto (quindi di concetti differenti da quello di conciliazione da me adottato in questo articolo) e Dahrendorf li distingue dai « presupposti della regolazione del conflitto », come l'accettazione delle giuste regole del gioco, e li presenta come un passo in direzione di un'efficace conciliazione — nel nostro senso.Google Scholar

24. Una nuova versione ampliata dell'articolo, di prossima pubblicazione negli Stati Uniti, rivede e definisce piú accuratamente queste regole e queste prassi. Alcune di esse si trovano, praticamente con le stesse caratteristiche, in Lijphart e altri autori. Il concetto di « partisan adjustment » di Lindblom (op. cit.) può essere considerato come un esito o come una regola. Il concetto di « restrained partisanship » di John F. Manley può essere considerato una combinazione di diverse regole. Vedi Manley, John F., The House Committee on Ways and Means: Conflict Management in a Congressional Committee , in « American Political Science Review », LIX (1965), pp. 927939.Google Scholar

25. Vedi il concetto di « restrained partisanship » in Manley, , op. cit. Google Scholar

26. Dahl, Vedi, (ed.), Political Oppositions, cit., capp. 11 e 12. Vedi anche il suo Pluralist Democracy, cit., capp. 10-14 e 17.Google Scholar

27. Dahl, , Political Oppositions, cit., p. 346.Google Scholar

28. Ibidem, pp. 345346.Google Scholar

29. Ibidem, pp. 336337.Google Scholar

30. Ibidem, pp. 367368.Google Scholar

31. Ibidem, pp. 358367. La capacità di governare di una leadership politica, potremmo aggiungere, è in parte basata sulle sue riserve di credito e di buona volontà. Se il credito esiste, durerà probabilmente fino a che non si accumula un certo peso di rimostranze. Nei paesi in cui il governo non ha accumulato del credito presso l'opinione pubblica, è piuttosto improbabile che il conflitto venga conciliato sulla base del « diritto di governare ».Google Scholar

32. Dahl, , Political Oppositions, cit., pp. 358359.Google Scholar

33. Ibidem , pp. 352356. Harry Eckstein ha forse offerto l'analisi teorica piú articolata della rilevanza dei fattori culturali per il funzionamento delle istituzioni. Esaminando i rapporti di autorità e gli atteggiamenti verso l'autorità, Eckstein sostiene che la base di una democrazia efficace e stabile consiste non solo nei rapporti di autorità che caratterizzano le istituzioni politiche, ma nella congruenza di tali rapporti con i rapporti e atteggiamenti verso l'autorità che prevalgono nelle principali istituzioni di una società (scuole, famiglie, aziende, ecc.): vedi Eckstein, Harry, Cohesion and Division in Democracy, Princeton, Princeton University Press, 1966, specialmente Appendice B, A Theory of Stable Democracy. Google Scholar

34. Lijphart, , Consociational Democracy, cit., pp. 216222.Google Scholar

35. Ibidem, p. 219.Google Scholar

36. Ibidem, p. 221.Google Scholar

37. Sull'importanza che uno sviluppo precoce di istituzioni e autorità socialmente legittime ha per l'efficace conciliazione del conflitto di massa vedi Daalder, Hans, Parties, Elites, and Political Developments in Western Europe, in La Palombara, e Weiner, (eds.), op. cit. , pp. 4377. Vedi anche Nordlinger, Eric A., Political Development: Time Sequences and Rates of Change, in « World Politics », XX (1968), pp. 494–520.Google Scholar

38. Le relazioni fra i tre gruppi di élite in Austria sono analizzate esaurientemente da Stiefbold, op. cit. Google Scholar

39. Powell, Vedi, op. cit., specialmente cap. 6, e Almond, e Powell, , Comparative Politics: a Developmental Approach, Boston, Little, Brown & Co., 1966, cap. 8, trad. it. Politica comparata, Bologna, Il Mulino, 1970.Google Scholar

40. Le analisi classiche delle relazioni fra organizzazioni di partito e parlamentari sono Michels, Roberto, La sociologia del partito politico, Bologna, Il Mulino, 1966, cap. V, e Duverger, Maurice, Les partis politiques, Paris, Armand Colin, 1951, pp. 211-235, trad. it. I partiti politici, Milano, Comunità, 1961, pp. 226–247.Google Scholar

41. Deutsch, Karl W., The Nerves of Government, New York, Free Press, 1963, p. 154.Google Scholar

42. Vedi la classica analisi di questo processo in Lazarsfeld, Paul, et al., The People's Choice, New York, Columbia University Press, 1944, specialmente capp. 811.Google Scholar

43. Stiefbold, , op. cit. , pp. 13, 15, 21, 23 e segg.Google Scholar

44. Barnes, , op. cit.; un'argomentazione analoga è in Janowitz e Segal, op. cit. Google Scholar

45. McClosky, Vedi, et al., op. cit., specialmente la loro descrizione della socializzazione all'interno dei partiti (pp. 420421). Condensando i risultati del lavoro, gli autori scrivono: « Abbiamo trovato scarse conferme dell'opinione secondo cui esisterebbero profonde divisioni nell'elettorato ignorate dai leaders. Sarebbe assai piú esatto affermare il contrario, e cioè che le naturali divisioni fra i leaders sono ampiamente ignorate dagli elettori » (p. 426).Google Scholar

46. MacRae, Vedi, op. cit. , p. 260, per un giudizio sul ruolo dei quadri e degli attivisti dei partiti francesi nel mantenere un alto livello di conflitto.Google Scholar

47. L'argomento non è un attacco al principio della maggioranza. Come discusso nella nuova versione di questo articolo che apparirà negli Stati Uniti, vi sono ragioni per la preservazione di questo principio, purché temperato dalle regole e prassi per la conciliazione discusse nel testo. L'unanimità non è sempre necessaria per la conciliazione, mentre il principio della maggioranza temperato dalle regole e prassi accennate è di solito sufficiente.Google Scholar

48. Vedi, oltre agli autori citati alla nota 39, Easton, David, A Systems Analysis of Political Life, New York, Wiley, 1965, pp. 355 e segg. Sulla legittimità e le ricompense simboliche come risorse delle istituzioni vedi Murray Edelman, The Symbolic Uses of Politics, Urbana, University of Illinois Press, 1964; Merelman, Richard M., Learning and Legitimacy, in « American Political Science Review », LX (1966), pp. 548–561.Google Scholar

49. Powell, Vedi, op. cit., specialmente pp. 168187. Le proposizioni di Powell sono state adattate al nostro linguaggio.Google Scholar

50. Stiefbold nota ad esempio che in Austria la Commissione per i salari e i prezzi (composta di rappresentanti dei sindacati, dei datori di lavoro, del governo e delle organizzazioni professionali) ha per legge l'ultima parola su tutte le richieste di aumento dei salari e dei prezzi, ed è stata spesso in grado di imporre limitazioni non solo a sindacati e imprenditori ma anche alle élites politiche nei partiti e al governo. Queste, del resto, non hanno alcuna autorità giuridica per interferire nelle decisioni della Commissione. Stiefbold, op. cit. Google Scholar

51. Barnes, , op. cit. , pp. 529530.Google Scholar

52. Macridis, Roy C., Comparative Politics and the Study of Government: The Search for Focus , in « Comparative Politics », I (1968), p. 85. Un'argomentazione molto simile è in Palombara, La, Macrotheories and Micropolitics: A Widening Chasm, in ibidem, pp. 52–78.Google Scholar

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