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IL VOTO DI PREFERENZA IN ITALIA E LA LEGGE ELETTORALE EUROPEA

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Il voto di preferenza è da tempo uno degli elementi più discussi del sistema elettorale italiano. Nel corso del dibattito apertosi in concomitanza con i lavori della commissione bicamerale per le riforme istituzionali, è emerso un quasi unanime orientamento a favore di una soppressione di tale strumento. Si ritiene che il voto di preferenza favorisca i processi disgregativi all'interno dei partiti e che una sua eliminazione, o quanto meno una revisione dei meccanismi che lo regolano, possa avere l'effetto «di moralizzare la vita politica e di evitare una malsana lotta fratricida all'interno dei partiti». Tale opinione riassume, forse un po’ enfaticamente, alcune delle osservazioni di quanti hanno studiato il voto di preferenza nel contesto del sistema e del comportamento elettorale in Italia. Il voto di preferenza sembra infatti essere maggiormente utilizzato in presenza di situazioni clientelari (quali il ‘voto di scambio’) e caratterizzate da un alto grado di frazionismo dei partiti.

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References

1 Frase attribuita all'on. Giugni, Gino, portavoce socialista al dibattito in commissione sul sistema elettorale («La Repubblica», 13 luglio 1984, p. 6).Google Scholar

2 Percy Allum, A., Il Voto di Preferenza e l'elettorato napoletano , in «Nord e Sud», XI (1964), pp. 5878. Pasquino, Gianfranco, Le radici del frazionismo e il voto di preferenza, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», II (1972), pp. 353–368; Katz, Richard S. e Bardi, Luciano, Voto di preferenza e ricambio del personale parlamentare in Italia (1946–1976), in «Rivista Italiana di Scienza Politica», aprile 1979, pp. 71–95.Google Scholar

3 Nelle elezioni europee sistemi a lista bloccata sono presenti in Francia e nella RFT, ma in pratica anche nei Paesi Bassi dove il sistema preferenziale è reso del tutto inefficace dalle alte soglie al di sopra delle quali i voti di preferenza veri e propri sono presi in considerazione.Google Scholar

4 Vedi in particolare lo European Electoral System Handbook, a cura di Geoffrey Hand, Jacques Georgel e Christoph Sasse, London, Butterworths, 1979.Google Scholar

5 Vedi Katz, e Bardi, , op. cit .Google Scholar

6 Vedi Katz, Richard S., Intraparty Preference Voting , in Electoral Laws and their Political Consequences, a cura di Bernard Gofman e Arend Lijphart, di prossima pubblicazione, Agathon Press.Google Scholar

7 Katz, e Bardi, , op. cit. , pp. 7580. Sul voto di preferenza come indicatore di personalismo politico vedi Calise, Mauro e Mannheimer, Renato, Governo, preferenze, governanti: Italia 1946–1976, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», XI (1981), pp. 423–446.Google Scholar

8 Katz, Richard S., Preference Voting in Italy: Votes of Opinion, Belonging and Exchange, di prossima pubblicazione in «Comparative Political Studies».Google Scholar

9 Vedi Tab. 1 in Katz, , Preference Voting in Italy , cit.Google Scholar

10 Katz, , op. ult. cit .Google Scholar

11 È vero che alle europee i collegi del Lazio, Abruzzo e Molise sono compresi nella circoscrizione dell'Italia centrale, ma sulla base dei dati nazionali, tali collegi hanno un tasso di utilizzazione più basso che non quelli dell'Italia meridionale e quindi un loro inserimento nella zona Sud, come avviene nella Tab. 2, renderebbe ancora più evidente la differenza con le isole.Google Scholar

12 Il concetto è elaborato in Reif, K. e Schmitt, H., Nine Second Order National Elections: A Conceptual Framework for the Analysis of European Election Results , in «European Journal of Political Research», VIII (1980).Google Scholar

13 Hessing, Ruud, The relationship ‘voter-MP’ in the Netherlands: the voters' influence on the election of MPs , relazione presentata alla Sesta Scuola Estiva di Politica Europea Comparata, Istituto Universitario Europeo, Firenze, 18 giugno − 13 luglio 1984.Google Scholar

14 La differenza è in parte anche dovuta alla diversa composizione della III circoscrizione, rispetto alla zona dell'Italia Centrale utilizzata nella Tab. 2. Da questa sono infatti escluse il Lazio, l'Abruzzo, e il Molise, che fanno invece parte della zona Sud.Google Scholar

15 La mancanza di altri leaders tra i partiti di governo ha portato alla candidatura, e alla elezione, di ben cinque ministri: Andreotti, Forlani, Scalfaro, Nicolazzi e Romita, costretti poi ad optare per la carica di governo. L'opposizione invece spesso candida i propri leaders in più circoscrizioni con l'evidente scopo di presentare agli elettori i simboli più noti della propria politica (nel caso del PCI anche per accentuare, tramite le opzioni, il controllo sulla composizione della propria delegazione parlamentare). Infine, quattro deputati uscenti che un anno prima delle elezioni avevano dichiarato nel corso di interviste di non voler ripresentare la propria candidatura, si sono in effetti ripresentati per poi subire sconfitte intrapartitiche. In tre casi su quattro il numero delle preferenze riportato è stato così esiguo da far pensare ad uno scarso impegno da parte dei candidati in questione. Più che a dei ripensamenti, le ricandidature dei deputati uscenti possono considerarsi dovute a decisioni dei partiti, che, presumibilmente, le hanno ritenute utili per attrarre voti per la propria lista. Le interviste in questione erano parte dello Studio sul Parlamento Europeo, compiuto da un gruppo di ricerca dell'Istituto Universitario Europeo, e diretto dal prof. Rudolf Wildenmann.Google Scholar

16 C'è da dire anche che per molti candidati il mandato europeo è Tunica possibilità del momento per intraprendere o continuare la carriera politica, che nel caso DC sarebbe pur sempre all'interno del partito di potere. Il loro impegno per procurarsi preferenze, potrebbe essere quindi non inferiore a quello dei candidati per le politiche. Potrebbe essere addirittura superiore se, come è logico aspettarsi, fossero consapevoli delle asperità della lotta intrapartitica nelle elezioni europee che, come avremo modo di vedere nella prossima sezione, specie per i candidati democristiani sono notevoli.Google Scholar

17 In effetti durante le campagne elettorali sono frequenti gli annunci su quotidiani e riviste che esortano ad esprimere preferenze per gruppi di candidati democristiani.Google Scholar

18 A questo proposito, giova ricordarlo, fu clamoroso il caso del PCI che con una base elettorale stimata come solo poco più consistente di quella dell'appena scisso PSI, riuscì nel 1948, grazie alle preferenze ottenute all'interno della lista del Fronte Popolare, a far eleggere 132 dei propri candidati contro i soli 51 del PSI.Google Scholar

19 Katz in Grofman, e Lijphart, (eds.), op. cit .Google Scholar

20 Un'altra differenza importante associata alle diverse dimensioni delle circoscrizioni, ma che può presentarsi anche in contesti diversi, è il numero molto più basso dei seggi da distribuire, e il conseguente alto numero di elettori necessari per l'elezione di un deputato.Google Scholar

21 È in corso un progetto di ricerca, promosso dal Parlamento Europeo, e diretto da Michael Steed dell'Università di Manchester, sui sei sistemi elettorali europei a competizione intrapartitica (Italia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Irlanda). Questo articolo rappresenta il primo contributo italiano al progetto. Altri seguiranno utilizzando dati di tutti e sei i paesi.Google Scholar

22 Se è vero che gli altri partiti che alle europee superano la DC come livello di preferenze possono pure considerarsi molto frazionati (il PSI e la lista PRI-PLI) o espressione della tradizione (il MSI), la ipotesi di una DC resa clientelare dal voto di preferenza non reggerebbe comunque per le esiguità delle differenze che esistono tra i vari partiti, frazionati, clientelari e non.Google Scholar

23 Si può parlare di personalismo «televisivo» per il dato socialista della terza circoscrizione, dove Martelli da solo ha ottenuto ben più della metà di tutte le preferenze socialiste. Per il MSI lo sforzo per attirare preferenze verso i capolista delle prime tre circoscrizioni, soprattutto Almirante, presenta un risvolto politico di respiro europeo. Sin dal clamoroso risultato ottenuto da Almirante nel 1979, il MSI ha continuamente insistito sull'appoggio popolare riscosso individualmente dai propri eurodeputati. Ciò ha lo scopo dichiarato di far uscire il partito dall'isolamento di cui soffre in Italia. A livello europeo sarebbe possibile in virtù di una legittimazione riconosciuta almeno sul piano individuale.Google Scholar

24 Oltre alla desiderabilità di altre indagini di massa e di élite (si pensi che l'articolo di Katz era basato su di una sola domanda), è opportuno sottolineare le potenzialità offerte dallo studio dell'uso del voto di preferenza in elezioni di livello diverso. Per esempio la ipotesi che associa il voto di preferenza ai partiti di potere potrebbe essere verificata con i dati registrati dal PCI alle regionali in Emilia-Romagna e Toscana.Google Scholar

25 L'Italia rappresenta un caso limite in quanto ha il più alto numero di elettori della Comunità. Ad eccezione del Lussemburgo, tuttavia, anche per tutti gli altri paesi il rapporto tra elettori e seggi nelle singole circoscrizioni sarebbe molto più alto che non per le elezioni politiche italiane.Google Scholar

26 Ma come è stato osservato più volte, il voto di preferenza può servire a risolvere in maniera meno traumatica, demandando le decisioni agli elettori, conflitti intrapartitici potenzialmente disgreganti.Google Scholar