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IMPERATIVI ORGANIZZATIVI, CONFLITTI INTERNI E IDEOLOGIA NEI PARTITI COMUNISTI

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Sono assai discutibili e rischiano di essere scientificamente poco produttivi quegli approcci che pretendono di ricondurre le proprietà strutturali di un attore alla «definizione» che di sé offre l'attore stesso. Se si ritenesse possibile, per esempio, dedurre in toto caratteristiche e funzionamento di un regime politico da ciò che dice la sua costituzione scritta oppure dai discorsi pubblici del capo dello Stato o del primo ministro non occorrerebbe scomodare la scienza politica: il diritto costituzionale è la storia del pensiero politico offrirebbero da soli tutti i necessari strumenti di comprensione. È il permanente scarto fra la definizione che di se stessi e delle proprie finalità danno i diversi soggetti politici e le loro caratteristiche organizzative e finalità effettive a giustificare e a rendere proficua l'indagine politologica. Lo studio delle organizzazioni dei partiti politici non può sottrarsi a questa regola: spiegare la fisionomia organizzativa di un partito utilizzando come principale, o addirittura esclusiva, variabile indipendente l'ideologia professata significa precisamente partire dalla «auto-definizione» dell'attore, da ciò che il partito (e cioè la sua élite dirigente) dice di essere e di volere. Ma la teoria organizzativa dei partiti politici, da Michels e da Ostrogorski in poi da una parte e la sociologia delle organizzazioni complesse dall'altra, ci hanno insegnato a diffidare di questa prospettiva e delle sue molte varianti.

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Dibattito
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References

1 Uso il termine ideologia nel significato debole della espressione: sui diversi significati del termine si veda Stoppino, M., Ideologia , in Bobbio, N. e Matteucci, N. (a cura di) Dizionario di Politica, Torino, UTET, 1976, pp. 464476.Google Scholar

2 Né questo è stato l'approccio utilizzato dal piú autorevole studiosa dell'organizzazione gaullista: cfr. Charlot, J., L'U.N.R. Etude du Pouvoir au sein d'un Parti Politique, Paris, Armand Colin, 1967.Google Scholar

3 Vedi, per un approccio corretto al problema, Pridham, G., Christian Democracy in Italy and West Germany: a Comparative Analysis , in Kolinski, M. e Paterson, W. E., (eds.) Social and Political Movements in Western Europe, London, Croom Helm, 1976, pp. 142174 e Pridham, G., Christian Democracy in Western Germany, London, Croom Helm, 1977.Google Scholar

4 Vedi la nota distinzione fra «scopi ufficiali» e «scopi operativi» proposta da Perrow, C., The Analysis of Goals in Complex Organizations , in «American Sociological Review», V (1961), n. 26, pp. 854866 e Id., Organizational Goals, in International Encyclopedia of the Social Sciences, New York, The McMillan Co., and the Free Press, 1968, vol. XI, pp. 305–311.Google Scholar

5 Monnerot, J., Sociologie du Communisme, Paris, Gallimard, 1949, trad. it. Sociologia del comunismo, Milano, Giuffrè, 1970.Google Scholar

6 Selznick, F., The Organizational Weapon: A Study of Bolshevick Strategy and Tactics, New York, McGraw-Hill, 1952. Per una analisi recente di tagfio comparato riconducibile all'approccio in questione si veda McInnes, N., The Communist Parties of Western Europe, London, Oxford University Press, 1975. Un approccio alternativo che evidenzia i processi di progressiva e sostanziale differenziazione nelle organizzazioni dei partiti comunisti dell'Europa meridionale a partire dall'originario ceppo leninista è sviluppato da Pasquino, G., Organizational Models of Southern Communist Parties: A Preliminary Approach, paper presentato a un seminario presso il Woodrow Wilson International Center for Scholars, Washington D.C. (giugno 1979).Google Scholar

7 Mair, P., Organizzazione e ideologia nel partito marxista rivoluzionario, in questo fascicolo, pp. 467489.Google Scholar

8 Da notare che questa prospettiva non è propria soltanto degli studiosi politicamente anticomunisti, ma coinvolge in parte anche gli autori piú simpatetici nei confronti dei PC occidentali: gli uni e gli altri, per un singolare gioco delle parti, concordano spesso almeno su un punto, cioè nel riconoscere il carattere «speciale» dei PC, la loro profonda distanza dagli altri partiti politici. L'elemento comune è da rintracciare, nell'uno come nell'altro caso, in un approccio che parte dalla ideologia manifesta dell'attore politico. Su questa linea cfr. — dall'interno del PCI — Cerroni, U., Teoria del partito politico, Roma, Editori Riuniti, 1979. Per una analisi dell'organizzazione del PCI che ha il pregio di discostarsi da questo approccio cfr. Fedele, M., Oltre il partito nuovo? Alla ricerca di una terza via, in «Democrazia e Diritto», XVIII (1978), pp. 752–758.Google Scholar

9 Selznick, P., The Organizational Weapon, cit.Google Scholar

10 Ibidem, p. 53.Google Scholar

11 Cfr. TVA and the Grass Roots. A Study in the Sociology of Formal Organization, Berkeley, Los Angeles, University of California Press, 1949, trad. it. Pianificazione regionale e partecipazione democratica, Milano, Franco Angeli, 1974.Google Scholar

12 Cfr. The Iron Law of Bureaucracy: Michels' Challenge to the Left , in «Modern Review», III (1950), pp. 157165 e Id., An Approach to the Theory of Bureaucracy, in «American Sociological Review», VIII (1943), pp. 47–54. Sulla rilettura di Selznick dell'opera di Michels si veda Sola, G., Organizzazione, Partito, Classe politica e legge ferrea della Oligarchia in Roberto Michels, Genova, E.C.I.G., 1975, spec. pp. 93–95.Google Scholar

13 Cfr. Leadership in Administration. A Sociological Interpretation, New York, Harper and Row, 1957, trad. it. La leadership nelle organizzazioni. Un'interpretazione sociologica, Milano, Franc» Angeli, 1976.Google Scholar

14 Su queste vicende si veda Agosti, A., (a cura di), La terza internazionale. Storia documentaria, Roma, Editori Riuniti, 1976, vol. IV e la ricostruzione di Claudin, F., La Crisis del Movimiento Comunista. De la Komintern al Kominform, Paris, Ruedo Iberico, 1970, trad. it. La crisi del movimento comunista. Dal Comintern al Cominform, Milano, Feltrinelli, 1974.Google Scholar

15 Per una interpretazione della «Svolta di Salerno» nel quadro delle esigenze «diversive» della politica sovietica si veda Di Nolfo, E., Sistema internazionale e sistema politico italiano: interazione e compatibilità , in Graziano, L. e Tarrow, S. (a cura di) La crisi italiana, Torino, Einaudi, 1979, pp. 79112.Google Scholar

16 Cfr. Spriano, P., Storia dei Partito Comunista Italiano. I fronti popolari, Stalin, la guerra, Torino, Einaudi, 1967, vol. III; Galli, G., Storia del Partito Comunista Italiano, Milano, Il Formichiere, 19762 .Google Scholar

17 Claudin, F., La crisi del movimento comunista. Dal Comintern al Cominform, cit., e Guérin, D., Front Populaire. Révolution Manquée, Paris, Maspero, 1970, trad. it. Fronte popolare. Rivoluzione mancata, Milano, Jaca Book, 1971.Google Scholar

18 Cfr. Thomas, H., The Spanish Civil War, London, Eyre and Spottiswoode, 1961, trad. it. Storia della guerra civile spagnola, Torino, Einaudi, 1963, e Carr, R., The Spanish Tragedy. The Civil War in Perspective, London, Weidensfeld e Nicolson, 1977.Google Scholar

19 Nel caso del PCI la subordinazione del gruppo dirigente alla leadership sovietica era stata favorita dalla distruzione della organizzazione operata dal regime fascista e dal fatto che la possibilità di attività clandestine dipendeva dagli aiuti e dalla assistenza del Comintern: cfr. Galli, G., Storia del Partito Comunista Italiano, cit.Google Scholar

20 Opposizioni «di destra» si svilupperanno, ad esempio, in diversi PC occidentali, all'epoca dell'intervento sovietico in Ungheria.Google Scholar

21 Nel caso del PCI, un esempio di contestazione «da sinistra» negli anni dello stalinismo è rappresentato dall'episodio di Giulio Seniga, un dirigente di primo piano che sviluppò una attività frazionistica in collegamento con gli ambienti ex partigiani del partito nel 1954. La sua sconfitta ad opera di Togliatti coincise con la sua espulsione dal partito in quello stesso anno: cfr. Galli, G., Storia del Partito Comunista Italiano, cit., pp. 328329.Google Scholar

22 Sulle risorse dei leaders nella fase di costruzione del partito si veda Eliassen, K. A. e Svaasand, L., The Formation of Mass Political Organizations: An Analytical Framework , in «Scandinavian Political Studies», X (1975), pp. 95121.Google Scholar

23 Nonostante le differenze e i dissidi che esploderanno soltanto in seguita fra Bordiga e il gruppo Gramsci-Togliatti, l'elite dirigente del PCI è sostanzialmente omogenea al momento della scissione di Livorno: cfr. Spriano, P., Storia del Partito Comunista Italiano, Da Bordiga a Gramsci, Torino, Einaudi, 1967, vol. I, e Galli, G., Storia del Partito Comunista Italiano, cit. Ugualmente omogeneo politicamente è il gruppo guidato da Rosa Luxemburg e da Karl Liebknecht che dà vita, nel 1918, allo KPD-Spartakusbund (partito comunista tedesco - Lega di Spartaco): cfr. Collotti, E., introduzione a Liebknecht, K., Scritti politici, Milano, Feltrinelli, 1971, pp. 7–48 e Rosemberg, A., Geschichte der Weimarer Republik, Frankfurt am Main, Europäische Verlagsanstaldt, 1961, trad. it. Storia della repubblica di Weimar, Firenze, Sansoni, 1972.Google Scholar

24 Per una analisi delle varie ed eterogenee correnti ideologiche che coesistono all'interno della SPD dalla sua fondazione fino alla affermazione del «kautskismo» si veda Steimberg, H.J., Sozialismus und deutsche Sozialdemokratie, Bonn-Bad Godesberg, Verlag, 1976, trad. it. Il socialismo tedesco da Bebel a Kautsky, Roma, Editori Riuniti, 1979. Sul PSI vedi Arfé, G., Stona del socialismo italiano (1892–1926), Torino, Einaudi, 1965. L'eterogeneità ideologica, a sua volta, si rifletteva in diverse concezioni del partito e in scelte organizzative variabili a seconda della prevalenza dell'una o dell'altra corrente all'interno della élite dirigente: cfr. Vigezzi, B., I riformisti e la democrazia di partito e Riosa, A., I massimalisti e la democrazia di partito, entrambi in «Città e Regione», IV (1978), rispettivamente pp. 12–24 e 25–37.Google Scholar

25 Questa differenza di fondo fra partiti socialisti e comunisti prescinde sostanzialmente dal carattere «diretto» o «indiretto», per usare una nota classificazione di Duverger, della formazione dei diversi partiti socialisti: la presenza di diverse correnti ideologiche caratterizza tanto partiti «indiretti» come il Labour inglese (sia pure in forma piú attenuata) quanto partiti «diretti» come la SPD. Sulla distinzione fra partiti diretti e indiretti vedi Duverger, M., Les partis politiques, Paris, Armand Colin, 1951, trad. it. I partiti politici, Milano, Comunità, 19702 .Google Scholar

26 Selznick, F., La leadership nelle organizzazioni, cit., p. 24 e p. 28. L'analisi di Selznick sottolinea aspetti diversi ma non è in contrasto con la nota definizione del processo di istituzionalizzazione delle organizzazioni sviluppata da Huntington, S. in Political Order in Changing Societies, New Haven, Yale University Press, 1968, trad. it. Ordinamento politico e mutamento sociale, Milano, Franco Angeli, 1975.Google Scholar

27 Il processo di istituzionalizzazione viene naturalmente interrotto nei casi in cui i PC vengono dichiarati illegali a seguito della instaurazione di regimi fascisti.Google Scholar

28 Accantonamento che era stato favorito dal fallimento della insurrezione tedesca e dai suoi riflessi in seno alla III Internazionale e dai mutamenti della politica europea ma anche, e forse soprattutto, come si è detto, dall'esito dei conflitti in seno alla élite dirigente del partito comunista sovietico: cfr. Agosti, F., La terza internazionale, cit. e Claudin, A., La crisi del movimento comunista, cit.Google Scholar

29 Per una panoramica molto generale (e, in alcuni casi, generica) si veda McInnes, N., The Communist Parties of Western Europe, cit. Accurato, ma senza pretese interpretative, è il volume curato da Rubbi, A., I partiti comunisti dell'Europa occidentale, Milano, Teti, 1978.Google Scholar

30 Cfr., su questi punti, Blackmer, D.L.M., Continuità e mutamento nel comunismo italiano, e Tarrow, S., Il comunismo in Italia e in Francia - Adattamento e trasformazioni, entrambi in Blackmer, D.L.M. e Tarrow, S., Communism in Italy and France, Princeton, Princeton University Press, 1975, trad. it., Il comunismo in Italia e in Francia, Milano, Etas Libri, 1976, pp. 15–55 e 357–398.Google Scholar

31 Mair, P., Organizzazione e ideologia nel partito marxista rivoluzionario, cit.Google Scholar

32 Neumann, S., Toward a Comparative Study of Political Parties , in Neumann, S., (ed.) Modern Political Parties, Chicago, University of Chicago Press, 1956, trad. it. parz. Elementi per uno studio comparato dei partiti politici , in Sivini, G. (a cura di) Sociologia dei partiti politici, Bologna, Il Mulino, 1971, pp. 143–153.Google Scholar

33 Dati recenti sulla partecipazione all'interno del PCI e del PCF sono ricavabili da Barbagli, M. e Corbetta, P., Base sociale del PCI e movimenti collettivi , in Martinelli, A. e Pasquino, G. (a cura di), La politica dell'Italia che cambia, Milano, Feltrinelli, 1978, pp. 144170; Bovone, L., Un caso di partecipazione politica: gli iscritti del PCI e della DC in una provincia lombarda, in «Il Politico», XII (1976), pp. 80–111; Lagroye, J. e Lord, G., Trois Fédérations de Partis Politiques. Esquisse de Typologie, in «Revue Française de Science Politique», XXIV (1974), pp. 559–595.Google Scholar

34 Mair, P., Forma organizzativa, cit.Google Scholar

35 Cfr. per questi dati, LoBao, F., A Study in Failure: The Communist Party and Elections in West Germany , in «Parliamentary Affairs», XXXII (1979), p. 68.Google Scholar

36 Cfr. Georgion, P., The Goal Paradigm and Notes Towards a Counter Paradigm in «Administrative Science Quarterly», XVIII (1973), pp. 291310.CrossRefGoogle Scholar

37 Crozier, M., Friedberg, E., L'acteur et le système. Les contraintes de l'action collective, Paris, Editions du Seuil, 1977, trad. it. Attore sociale e sistema, Milano, Etas Libri, 1978, pp. 62–63.Google Scholar

38 Cfr. le analisi di Schlesinger, J. A., Ambition and Politics, Chicago, Rand McNally, 1966, e Id., Political Party Organization , in March, J.C., (ed.), Handbook of Organizations, Chicago, Rand McNally, 1965, pp. 764–801.Google Scholar

39 Sulla «teoria degli incentivi» si veda Wilson, J. Q., Political Organizations, New York, Basic Books, 1973. Questo approccio deriva da una rielaborazione di alcune intuizioni di Barnard, Chester, The Functions of Executive, Cambridge, Harvard University Press, 1938, trad. it. Le funzioni del dirigente, Torino, UTET, 1970. Per una applicazione al caso del PCI cfr. Lange, P., La teoria degli incentivi e l'analisi dei partiti politici, in «Rassegna Italiana di Sociologia», XVIII (1977), pp. 501–526.Google Scholar

40 Esiste ormai una amplissima letteratura teorica e empirica sul rapporto organizzazione-ambiente che utilizza un approccio definito della «contingenza» e che studia le trasformazioni organizzative in rapporto alle influenze ambientali: cfr., per tutti, Lawrence, P. R. e Lorsch, J. W., Organization and Environment. Managing Differentiation and Integration, Boston, Harvard University Press, 1967. La cosiddetta «teoria della contingenza» può offrire piú di uno spunto analitico utile al fine di studiare i mutamenti organizzativi dei partiti politici in relazione alle variazioni nei diversi «ambienti» (elettorale, governativo ecc.) in cui i partiti operano.Google Scholar

41 Cfr. Spencer Wellhofer, E. e Hennessey, T. M., Political Party Development: Institutionalization, Leadership, Recruitment and Behavior , in «American Journal of Political Science», XVIII (1974), pp. 135165 e, piú in generale, sul rapporto fra processi di istituzionalizzazione dei partiti e competizione interna per le cariche, Spencer Wellhofer, E., Dimensions of Party Development: A Study in Organizational Dynamics, in «The Journal of Politics», XXXIV (1972), pp. 153–182.CrossRefGoogle Scholar

42 La competizione per il potere interna alle organizzazioni è strettamente connessa, secondo diversi autori, alle differenti capacità proprie di ciascun leader organizzativo di fronteggiare efficacemente l'incertezza continua che è collegata all'operare dell'organizzazione in ambienti mutevoli e, spesso, poco prevedibili. Cfr., fra gli altri, Hickson, D. J. et al., A Strategic Contingencies' Theory of Intraorganizational Power , in «Administrative Science Quarterly», XVI (1971), pp. 216229, Hiningd, C.R. et al., Structural Conditions of Intraorganizational Power, in «Administrative Science Quarterly» XIX (1974), pp. 22–43.CrossRefGoogle Scholar

43 Sul rapporto fra i conflitti infraorganizzativi e mutamenti delle norme che definiscono le «regole del gioco» interno cfr. Crozier, E. e Friedberg, E., Attore sociale e sistema, cit.; e Crozier, M., Le phénomène bureaucratique, Paris, Editions du Seuil, 1963, trad. it. Il fenomeno burocratico, Milano, Etas Kompass, 1969.Google Scholar

44 Le strette connessioni fra le crisi indotte da mutamenti ambientali, il ricambio di personale in seno alla élite dirigente, la ridefinizione della ideologia e i mutamenti statutari sono ben evidenziate da alcune fasi critiche della storia del PCI; ad esempio, dalla crisi della destalinizzazione che provocò il piú cospicuo rinnovamento degli anni cinquanta nel «cerchio interno» al partito air'VIII Congresso (1956) e, al tempo stesso, diede il via a innovazioni sul piano ideologico (la teoria del «policentrismo») e a profonde revisioni statutàrie: cfr., sui mutamenti al vertice del PCI, Sani, G., Alcuni dati sul ricambio della dirigenza politica nazionale in Italia , in «Rassegna Italiana di Sociologia», VIII (1967), pp. 126141 e, sulle modifiche statutarie approvate ai vari congressi nazionali del dopoguerra, Sivini, G., Le parti communiste. Structure of fonctionnement, in AA.VV. Sociologie du Communism en Italie, Paris, Presses de la Fondation Nationale des Sciences Sociales, 1974, pp. 55–141.Google Scholar

45 Cfr. Michels, R., Zur Soziologie des Parteiwesens in der modernen Democratie, Leipzig, Klinkhardt, 1911, trad. it. La sociologia del partito politico, Bologna, Il Mulino, 1966, spec. pp. 256–278.Google Scholar

46 Cfr. le analisi contenute nel volume a cura di Blackmer, D. L. M. e Tarrow, S., Il comunismo in Italia e in Francia, cit.; e Lange, P., La politica delle alleanze del PCI e del PCF, in «Il Mulino», XXIV (1975), pp. 499–527.Google Scholar

47 Cfr. Pasquino, G., Organizational Models of Southern Communist Parties: A Preliminary Approach, cit. Per un esame fortemente critico sul funzionamento del «centralismo democratico» nel PCI si veda Sechi, S., L'austero fascino del centralismo democratico , in «Il Mulino», XXVII (1978), pp. 408453, ristampato in Barbagli, M., Corbetta, P., Sechi, S., Dentro il PCI, Bologna, Il Mulino, 1979, pp. 61–111. Sul funzionamento della organizzazione del PCI, dopo il 20 giugno 1976, vedi Fedele, M., Classi e partiti negli anni '70, Roma, Editori Riuniti, 1979, pp. 169 ss.Google Scholar

48 Cfr. Sartori, G., Parties and Party Systems. A Framework for Analysis, London-New York, Cambridge University Press, 1976, pp. 121125.Google Scholar

49 A Peter Blau e alle sue ricerche, soprattutto, si devono le piú importanti acquisizioni teoriche sulla influenza della dimensione sulle caratteristiche organizzative: cfr., fra i tanti contributi di Blau sull'argomento, A Formal Theory of Differentiation in Organizations , in «American Sociological Review», XXXV (1970), pp. 201218.Google Scholar

50 Cfr. Lange, P., La politica delle alleanze del PCI e del PCF, cit.; e Pasquino, G., The PCI: a Party with a Governmental Vocation, Occasional Paper, The Johns Hopkins University, Bologna Center, 1978.Google Scholar

51 Rose, R., The Problem of Party Government, New York, Penguin Books, 1976, p. 314.Google Scholar

52 Laddove le frazioni tendono a disporsi, generalmente, lungo un asse sinistra-destra: cfr. Sartori, G., Parties and Party Systems, cit., pp. 71 ss. Sul fazionismo infrapartitico si veda Belloni, F. P. e Beller, D.C., (eds.), Faction Politics: Political Parties and Factionalism in Comparative Perspective, Santa Barbara, ABC-Clio, 1978.Google Scholar

53 E infatti, una cosa è la «rivoluzione» cosí come la intendono i depositari e i difensori della tradizione «terzinternazionalista», e tutt'altra cosa è per coloro che propongono una «terza via» fra capitalismo e socialismo reale.Google Scholar

54 Gaxie, D., Economic des Partis et Rétributions du Militantisme , in «Revue Francαise de Science Politique», XXVII (1977), p. 151.Google Scholar

55 Sugli atteggiamenti della base comunista si veda Barbagli, M. e Corbetta, P., Una tattica e due strategie. Inchiesta sulla base del PCI , in «Il Mulino» XXVII (1978), pp. 922967, ristampato in Barbagli, M., Corbetta, P. e Sechi, S., Dentro il PCI, cit., pp. 9–59.Google Scholar

56 Ellen, S., Charlton, M., Deradicalization and the French Communist Party , in «The Review of Politics», XLI (1979), pp. 3860 e la contestazione «da sinistra», in richiesta di una maggiore democrazia interna, di Althusser, L., Ce qui ne peut pas durer dans le parti communiste, Paris, Maspero, 1978, trad. it. Quel che deve cambiare nel partito comunista, Milano, Garzanti, 1978.Google Scholar

57 Cfr. Leonardi, R., Polarizzazione o convergenza nel sistema politico italiano? , in Martinelli, A. e Pasquino, G. (a cura di) La politica nell'Italia che cambia, cit., pp. 299319. Le considerazioni di Leonardi appaiono peraltro, almeno in parte, superate dai mutamenti conseguenti alle elezioni politiche del 3 giugno 1979.Google Scholar

58 Oltre all'ovvia ragione che è proprio di tutte le minoranze interne ai partiti richiedere «piú democrazia» come strumento nella lotta contro la maggioranza, nel caso delle minoranze di sinistra, tanto all'interno dei PC quanto dei partiti socialisti, gioca anche il calcolo (non sempre corretto, peraltro) che i militanti di partito esprimano complessivamente una posizione «piú rivoluzionaria» dei leaders di maggioranza impegnati in politiche moderate per la conquista di un elettorato piú centrista. I conflitti recenti sul problema della «democrazia di partito» interni al PCI, al PCF, al Labour Party, alla SPD, non rappresentano comunque niente di nuovo rispetto al passato; all'epoca del processo di «bolscevizzazione» del PCI condotto dal gruppo Gramsci-Togliatti, era la minoranza di sinistra che faceva capo a Bordiga a chiedere maggiore democrazia nei processi decisionali interni: cfr. Galli, G., Storia del Partito Comunista Italiano, cit. E, non diversamente, maggiore democrazia interna era la principale richiesta della frazione «rivoluzionaria» del partito socialdemocratico tedesco: cfr. Roth, G., The SocialDemocrats in Imperial Germany, Totowa, The Bedminster Press, 1963, trad. it., I socialdemocratici nella Germania imperiale, Bologna, Il Mulino, 1971, pp. 255 ss.Google Scholar

59 Cfr. Roth, G., I socialdemocratici nella Germania imperiale, cit., e sul contrasto fra enunciazioni e pratica politica nel caso della corrente massimalista di Serrati all'interno del partito socialista italiano, Arfè, G., Storia del socialismo italiano (1892–1926), cit.Google Scholar