Hostname: page-component-7479d7b7d-qlrfm Total loading time: 0 Render date: 2024-07-12T20:33:09.709Z Has data issue: false hasContentIssue false

LA PARTECIPAZIONE POLITICA FEMMINILE IN ITALIA: EVOLUZIONE, DETERMINANTI, CARATTERISTICHE

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

Get access

Introduzione

Fino agli anni settanta, la letteratura politologica contemporanea ha prevalentemente rispecchiato la tradizionale visione della politica come «campo di azione maschile», occupandosi di donne quasi esclusivamente quando l'analisi dei comportamenti elettorali imponeva la considerazione della apatia politica femminile. L'atteggiamento di gran parte dei politologi si è esposto così alla accusa di «sessismo» culturale. Dall'affermazione di Campbell per cui la donna «accetta la leadership dell'uomo e non c'è da aspettarsi che possa mai diventare agente politico in prima persona» a quella di Lane relativa alla «naturale orbita piò limitata delle donne», la letteratura politologica sembra presentare giudizi piò o meno implicitamente sessisti anche quando si ritiene che sia «un forte senso di moralità ad allontanare le donne dalla politica».

Type
Ricerche
Copyright
Copyright © Società Italiana di Scienza Politica 

Access options

Get access to the full version of this content by using one of the access options below. (Log in options will check for institutional or personal access. Content may require purchase if you do not have access.)

References

1 Questa la tesi esposta in modo molto polemico in Goot, M. e Reid, E., Women and Voting Studies: Mindless Matrons or Sexist Scientism?, London, Sage Pubblications, 1975.Google Scholar

2 Campbell, A., Converse, P.E. et al., The American Voter, New York, Wiley, 1960, p. 489.Google Scholar

3 Lane, R., Political Life, Glencoe, The Free Press, 1959, p. 212.Google Scholar

4 Grusberg, M., Women in American Politics, Oshkosh, Academia Press, 1968, p. 13.Google Scholar

5 L'Università di Chicago è la più attiva e dal 1975 pubblica una rivista dedicata interamente alla condizione femminile: «Signs», Sage, 1975.Google Scholar

6 Jacquette, J., Introduction , in Jacquette, J., (ed.), Women in Politics, New York, Wiley, 1974, p. XXXI, la sottolineatura è mia. Tra gli altri, vedi anche: Inglitizin, L., Ross, R. (eds.), Women in the World, Santa Barbara, Clio Books, 1976; Rosenberg, M., Bergstrom, L. (eds.), Women and Society, London, Sage, 1976. L'aggiornamento di questi volumi è in Hills, J., Lovenduski, J. (eds.), Women and Public Participation, London, Routledge and Kegan.Google Scholar

7 Parca, G., L'avventurosa storia del femminismo, Milano Mondadori, 1977 pp. 5051. Questo volumetto contiene la più semplice e documentata storia del suffragettismo italiano e rappresenta un utile strumento di consultazione.Google Scholar

8 Stuart Mill, J., La soggezione delle donne, (prima ed. 1869), Roma, Partisan, 1971.Google Scholar

9 La miglior analisi del rapporto tra donne e fascismo, ovvero del ruolo di sostegno svolto da migliaia di italiane al Duce e della mobilitazione attiva a cui Mussolini le chiamò negli anni '20, salvo poi estraniarle totalmente dalla vita politica, è quella di Maciocchi, M.A., La donna nera, Milano, Feltrinelli, 1976, di cui non mi sento di condividere, tuttavia, l'impostazione fondamentale sul rapporto di complicità-sostegno delle donne al fascismo.Google Scholar

10 Ibidem, p. 39.Google Scholar

11 Momigliano, E. (a cura di), Tutte le encicliche dei Sommi Pontefici, Milano, Dall'Oglio, 1973, p. 932.Google Scholar

12 L'apatia politica femminile, ovvero la tendenza delle donne a estraniarsi dalla politica, è stata criticata da molti scienziati politici; da Almond, G.A., Verba, S., The Civic Culture, Princeton, N. 5., Princeton University Press, 1963 a Lane, R., Political Life, Glencoe, Free Press, 1959, p. 15, a altri ancora. Un violento attacco a chi, lamentandosi dell'apatia politica femminile, non vede le reali cause di tale presunta apatia è sferrato dal vivacissimo pamphlet, di Goot, M., Reid, E., Women and Voting Studies: Mindless Matrons or Sexist Scientism, cit. Sullo stesso argomento cfr. Lafferty, W.M., Sex and Political Participation, in «European Journal of Political Research», VII (1980), pp. 323–347.CrossRefGoogle Scholar

13 Tra tutti, cfr. Evans-Pritchard, E.E., The Position of Women in Primitive Societies and Other Essays in Social Anthropology, London, 1965.Google Scholar

14 Denmark, F., Who Discriminates against Women? An Overview with Editorial License, London, Sage Publications 1974, p. 6. Sull'argomento ormai sono concordi, non solo antropologi e sociologi ma anche psicologi e medici; cfr. per tutti gli atti dell' «8th Annual Meeting of the American Psychological Association», 1972.Google Scholar

15 Gornick, V., Morgan, B.K., La donna in una società sessista, Torino, Einaudi, 1977, pp. 95115.Google Scholar

16 Un'approfondita analisi del ruolo della struttura scolastica nella differenziazione sessuale è quella di Giannini Bellotti, E., Dalla parte delle bambine, Milano, Feltrinelli, 1973. Sullo stesso argomento, cfr. Flora, C.B., Lynn, N.B. Women and Political Socialization, in Jacquette, op. cit., pp. 37–53.Google Scholar

17 Iglitzin, L., The Making of Apolitical Woman, in Jacquette, op. cit. , pp. 2536.Google Scholar

18 Almond, , Verba, , op. cit. , p. 272.Google Scholar

19 Si tratta del National Election Study condotto, nel 1968, dal Survey Research Center dell'University of Michigan e analizzato da Flora, C. e Lynn, N., Women and Political Socialization, cit., pp. 39–52, e da Iglitzin, L., The Making of Apolitical Woman, cit., pp. 28–35. La stessa indagine, ripetuta tre anni dopo da Helene Lopata, porta a risultati analoghi. Cfr. Lopata, H., Occupation: Housewife, New York, Oxford University Press, 1971.Google Scholar

20 Flora, C., Lynn, N., Women and Political Socialization, cit. p. 51.Google Scholar

21 Gli atti di questo Workshop sono stati raccolti e commentati da Barbara Reagan e Martha Blaxall e pubblicati come supplemento alla rivista «Signs Journal of Women in Culture and Society» nella primavera 1976. Pochi mesi dopo sono apparsi in Blaxall, M., Reagan, B., (eds.), Women and the Workplace, Chicago, The University of Chicago Press, 1976.Google Scholar

22 Reagan, B., Blaxall, M., Occupational Segregation in International Women's Year, in Blaxall, M., Reagan, B., (eds.) op. cit. , p. 1. L'argomentazione e la confutazione delle cause cosiddette economiche, che determinano la segregazione femminile nel mercato del lavoro, è ampiamente sviluppata nell'ottimo saggio di Padoa Schioppa, F., La forza lavoro femminile, Bologna, Il Mulino, 1977.Google Scholar

23 Lipman-Blumen, J., Toward a Homosocial Theory of Sex Roles, in Blaxall, , Reagan, (eds.), op. cit. , p. 16.Google Scholar

24 Un'attenta analisi della mitologia sessista di cui è infarcita anche la miglior letteratura sociologica contemporanea è in Long Laws, J., Work Aspiration of Women; False Leads and News Starts, in Blaxall, M., Reagan, B., op. cit. , pp. 3538.Google Scholar

25 La segregazione occupazionale è giunta a precludere con leggi formali l'accesso femminile a lavori considerati troppo pesanti o, comunque, maschili. Cfr. Gates, M.J., Occupational Segregation and the Law, in Blaxall, M., Reagan, B., (eds.), op. cit. , pp. 6174. Sullo stesso argomento, vedi: Babcock, B.A., Freedman, A.E., Holmes Norton, E., e Ross, S.C., Sex Discrimination and the Law: Causes and Remedies, Boston, Little and Brown, 1975. Del resto, la segregazione occupazionale non è una caratteristica solo occidentale, che la si ritrova in forme analoghe anche nei paesi a economia socialista: cfr. Lapidus, G.W., Occupational Segregation and Public Policy: a Comparative Analysis of American and Soviet Patterns , in Blaxall, M., Reagan, B. (eds.), op. cit., p. 122. Sullo stesso argomento, tra gli altri, dello stesso autore cfr. Women in Soviet Society, Berkeley, University of California Press, 1978.Google Scholar

26 Un'analisi più approfondita, anche se sintetica, è nei miei articoli: Precaria, sottoccupata, sottopagata, e Part-time: una soluzione di parte?, rispettivamente in «Mondo Economico», n. 25, 1978 e n. 14, 1979. Sull'argomento, oltre al già citato lavoro della Padoa Schioppa, vedi tra gli altri: Paci, M., Mercato del lavoro e classi sociali in Italia, Bologna, Il Mulino, 1973; Parca, G., Plusvalore Femminile, Milano, Mondadori, 1978; Piselli, F., La donna che lavora, Bari, De Donato, 1975; Treu, T., Lavoro femminile e eguaglianza, Bari, De Donato, 1977; Zincone, G., Costruzione e costrizione della donna in Italia, in «Biblioteca della Libertà», XV (1978).Google Scholar

27 Frei, L., Occupazione e sottoccupazione femminile in Italia, Milano, Angeli, 1976; e Nuovi sviluppi delle ricerche sul lavoro femminile, Milano, Angeli, 1978.Google Scholar

28 Zincone Costrizione e costruzione, cit., p. 73.Google Scholar

29 Cfr. De Marco, C., Talamo, M., Lavoro nero, Milano, Mazzotta, 1976.Google Scholar

30 ISTAT, Annuario statistico italiano, Roma, 1979, tav. 50.Google Scholar

31 Ibidem, tav. 49.Google Scholar

32 Dati da me elaborati per il saggio preparato per il volume a cura di Alberto Marradi, in corso di pubblicazione.Google Scholar

33 La correlazione è infatti molto stretta: in particolare, nei dati da me elaborati della ricerca multinazionale su «Protesta e mutamento politico», l'interesse politico e il livello di istruzione hanno un indice di correlazione di .51 che indica un legame molto stretto tra le due variabili, legame più potente di quello che unisce tutte le altre tra loro e con il livello di istruzione. Infatti, quest'ultimo è correlato anche con la religiosità con valore .36, ovvero minore è il livello di istruzione e maggiore è il grado di religiosità, e viceversa, e con la partecipazione politica (r = .34), ovvero al crescere del primo cresce anche la seconda.Google Scholar

34 Si tratta per lo più di stime, cfr. Weber, M., Precaria, sottoccupata, sottopagata, cit., p. 76, da cui risulta che l'Italia batte ogni record rispetto agli altri paesi della CEE in termini di assenteismo femminile per motivi domestici.Google Scholar

35 Si veda per tutti l'analisi del CENSIS, Rapporto sull'economia sommersa, Roma, 1978.Google Scholar

36 Rispetto ai paesi europei, nel 1979, l'Italia ha avuto il più alto tasso di disoccupazione femminile, dopo il Belgio, ovvero il 12,6 per cento di donne disoccupate sul totale della popolazione. Il tasso di disoccupazione femminile è ovunque superiore a quello maschile. Ad esempio, l'Economic Report of the President del 1975 rivelava che negli USA la percentuale di donne disoccupate era del 5% contro il 2% di uomini e che tale differenza saliva sensibilmente con il crescere del prestigio delle categorie professionali. Cfr. Ferber, M.A., Lowry, H.M., Women: the New Reserve Army of the Unemployed, in Blaxall, M., Reagan, B., (eds.), op. cit. , p. 219. Su questo argomento, cfr. anche Gordon, R.A., Gordon, M.S., Prosperity and Unemployment, New York, Wiley, 1966.Google Scholar

37 Sulle ingerenze ecclesiastiche negli affari politici italiani, soprattutto negli anni '50, cfr. Prandi, A., Le raccomandazioni dei vescovi , in Dogan, M., Petracca, O. (a cura di), Partiti politici e strutture sociali in Italia, Milano, Comunità, 1968. Di M. Dogan vedasi anche: Le donne italiane tra cattolicesimo e marxismo , in Spreafico, A., La Palombara, J., Elezioni e comportamento politico in Italia, Milano, Comunità, 1962 e Gli atteggiamenti politici delle donne in Boudon, R., Lazarsfeld, P.F., L'analisi empirica nelle scienze sociali, vol. I, Bologna, Il Mulino, 1969.Google Scholar

38 I dati sono della Doxa e riguardano la frequenza alle funzioni religiose settimanali, cfr. Weber, , Il voto delle donne, cit., p. 14.Google Scholar

39 Weber, M., Le casalinghe e la politica , in «Argomenti Radicali», 5 (1978), p. 51. Da questo articolo sono tratte anche le altre considerazioni relative alle casalinghe, portate di seguito.Google Scholar

40 Sull'uso della regressione multipla, tra gli altri cfr. Perrone, L., Metodi quantitativi della ricerca sociale, Milano, Feltrinelli, 1977, pp. 275287.Google Scholar

41 Oltre al mio Il voto delle donne, cit., pp. 1719, cfr. Cotta, M., Classe politica e Parlamento in Italia, Bologna Il Mulino, 1978, pp. 123–186.Google Scholar

42 Sul ruolo della Chiesa nella propaganda e nella mobilitazione femminile a favore della Dc, cfr. Menapace, L., La Democrazia Cristiana, Milano, Mazzotta, 1974, capp. III e IV. La citazione è a p. 52.Google Scholar

43 Ibidem, p. 54.Google Scholar

44 Si veda Manoukian, A. (a cura di), La presenza sociale della Dc e del Pci, Bologna, Il Mulino, 1968.Google Scholar

45 Sul problema generale si veda, Sani, G., Fattori determinanti delle preferenze politiche in Italia , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», III (1973), pp. 129144.Google Scholar

46 Weber, , Il voto delle donne, cit., p. 19.Google Scholar

47 Ibidem, p. 22.Google Scholar

48 Ibidem, p. 23.Google Scholar

49 Ibidem, p. 27.Google Scholar

50 Zincone, , Costrizione e costruzione, cit.Google Scholar

51 Ascoli, G., L'Udi tra emancipazione e liberismo , in «Problemi del Socialismo», 4 (1979), p. 48.Google Scholar

52 Questi e i seguenti dati sulle casalinghe sono tratti per lo più, dal mio saggio, Le casalinghe e la politica, cit.Google Scholar

53 Sui lavori di M. Dogan vedi la nota 37.Google Scholar

54 Per gli anni 1968–1976 rimando al mio Il voto delle donne, cit., pp. 48–62; i risultati del 1979 sono inediti.Google Scholar

55 Si utilizzano anche i dati della ricerca austriaca, in quanto l'Austria, pur non appartenendo alla Cee, è a buon diritto paese europeo sia culturalemnte che politicamente. Si esclude invece l'analisi dei dati americani perché gli Usa sono molto eterogenei rispetto al contesto europeo, almeno per quanto riguarda la condizione femminile. Per una prima analisi comparata dei dati della ricerca multinazionale su «Protesta e mutamento…» cfr. Barnes, S.H., Kaase, M., (eds.), Political Action, London, Sage Publications, 1979, che non include i dati italiani.Google Scholar

56 Lafferty, , Sex and Political Participation, cit., p. 324.Google Scholar

57 Aas, B., On Temale Culture , in «Acta Sociologica», XVIII (1975), pp. 142161.Google Scholar

58 Le riflessioni sulla irriducibile «specificità» femminile hanno seguito recentemente molteplici direzioni, ma quelle più interessanti hanno riguardato, da un lato, la struttura fisiologico-sessuale della donna e, dall'altro, quella socio-biologica. Sul primo punto si veda Irigaray, L., Questo sesso che non è un sesso, Milano, Feltrinelli, 1977. La traduzione italiana del titolo è inesatta e distorce in parte il pensiero dell'A., infatti il titolo francese è Ce sexe qui n'en est pas un, là dove la tesi dell'A. è appunto la non unicità del sesso femminile, ma la sua duplicità. Tra le varie critiche, una delle più radicali è quella di Zincone, Costruzione e costrizione, cit., pp. 7–9, che accusa Irigary di confondere natura e cultura, arrivando a «costringere il femminismo nel femminile più trito». Punto di riferimento obbligato parlando di sociobiologia è il libro di E.O. Wilson, Sociobiologia, Bologna, Zanichelli, 1980, opera fondamentale di questo eclettico studioso. Una discussione a più voci è uscita da poco col titolo Sociobiologia e natura umana, Torino, Einaudi, 1980, ripresa criticamente sulla rivista «Il Mulino» (3–80) da Paolo Maranini e Carlo Matessi. Certo, la sociobiologia non si occupa direttamente delle diversità tra i sessi, tesa come è a dimostrare le analogie di comportamento tra uomo e animale. Ma come non sottolineare il fatto che la differenza più netta in termini di patrimonio genetico è proprio quella tra maschio e femmina? È utile ricordare che il genotipo umano è all'origine sia del fenotipo somatico che di quello comportamentale. Il fenotipo interagisce con l'ambiente, attraverso un processo normalmente definito «apprendimento». Proprio nell'ambito dell'apprendimento iniziano a prendere forma le specificità umane. È il fenotipo somatico che predispone l'uomo a particolari tipi di apprendimento. Questa particolare attitudine tipica della specie umana, e non degli animali, è normalmente definita come «apprendimento all'apprendimento». Ora, dal momento che uomo e donna sono portatori di geni diversi, sembra lecito chiedersi se l'apprendimento all'apprendimento femminile non presenti qualche irriducibile «peculiarità» rispetto a quello maschile. Le più recenti scoperte di biologia della Rutgers University e della Johns Hopkins University vanno nella stessa direzione, poichè dalle loro ricerche risulta che gli ormoni non producono soltanto differenze fisiche tra i due sessi, ma anche differenze di reazioni intellettuali. Cfr. Una polemica spacca in due la scienza USA, in «La stampa», 24-6-1981.Google Scholar