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PARTITI E ATTEGGIAMENTI DI MASSA IN SPAGNA E IN ITALIA

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Nel campo delle scienze sociali Spagna e Italia sono spesso associate. Dieci anni prima della scomparsa di Franco, Juan Linz, speculando sul futuro della Spagna, sosteneva che era piò utile rifarsi «al caso italiano come modello» piuttosto che «all'esperienza tedesca o quella del Centro-Nord dell'Europa». In un articolo piò recente Linz ha esteso l'ambito della comparazione dei due sistemi di partito prendendo in esame gli ultimi sviluppi. Altri studiosi, pur scrivendo da punti di vista diversi, hanno incluso Italia e Spagna nello stesso gruppo di sistemi politici. James Kurth identifica caratteristiche politiche comuni in quattro Paesi dell'Europa mediterranea: Portogallo, Spagna, Italia e Grecia. Michael Roskin assegna Spagna e Italia al «modello latino-europeo». L'analisi fatta da Giuseppe Di Palma delle transizioni di regime e delle strategie di coalizione contiene riferimenti sistematici ai casi italiano, spagnolo e portoghese. E lo stesso si può dire a proposito dei lavori di Salvador Giner e altri.

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Ricerche
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References

1 Vedi Linz, J., The Party System of Spain: Past and Future , in Lipset, S.M. e Rokkan, S. (a cura di), Party Systems and Voter Alignments, New York, The Free Press, 1967.Google Scholar

2 Cfr. Linz, J., Il sistema partitico spagnolo , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», VIII (1978), pp. 363414.Google Scholar

3 Cfr. Kurth, J.R., Patrimonial Authority, Delayed Development and Mediterranean Politics, paper presentato alla riunione annuale dell'American Political Science Association, New Orleans, 4–8 Settembre, 1973.Google Scholar

4 Vedi Roskin, M., Other Governments of Europe, Englewood Cliffs, N.J., Prentice Hall, 1977.Google Scholar

5 Vedi Di Palma, G., Italia, Portogallo, Spagna: Ipotesi su tre regimi alla prova , in «Prospettive Settanta» I (1970), pp. 4261; e Political Syncretism in Italy: Historical Coalition Strategies and the Present Crisis, Berkeley, Institute of International Studies, University of California, 1978.Google Scholar

6 Vedi Giner, S., Political Economy and Cultural Legitimation in the Origins of Parliamentary Democracy: The Southern European Case, manoscritto non pubblicato, Londra, Dicembre 1979.Google Scholar

7 Il sondaggio italiano utilizzato per questo articolo è stato effettuato nell'autunno del 1975 dalla FIELDWORK, s.r.l. di Milano come parte di uno studio diretto da Giovanni Sartori, Alberto Marradi e l'autore col finanziamento del Cnr. È stato intervistato un campione nazionale di 2500 persone. Dato che intenzionalmente i giovani elettori sono stati sovrarappresentati, il numero dei casi utilizzati in questa analisi è stato ridotto a 1779. Il sondaggio spagnolo è stato effettuato nella primavera del 1979 dalla Data S.A. di Madrid; è stato intervistato un campione casuale stratificato di 5439 elettori.Google Scholar

8 Lo studio del 1968 è stato diretto da S.H. Barnes dell'Università del Michigan; lo studio del 1972 è stato diretto dallo stesso Barnes e dall'autore.Google Scholar

9 La corrispondenza tra strategie di partito dirette ad ottenere consensi tra specifici gruppi sociali e la risposta dell'elettorato è discussa in Gunther, R., Sani, G. e Shabad, G., Party Strategies and Mass Cleavages in the 1979 Spanish Election , in «World Affairs», di prossima pubblicazione, 1981.Google Scholar

10 Una serie completa di tavole incrociate fornisce naturalmente dettagli molto maggiori. In ogni caso anche la presentazione più parsimoniosa rende sufficientemente bene le caratteristiche essenziali delle basi sociali dei partiti spagnoli e italiani.Google Scholar

11 Nel caso spagnolo i dati sulle ultime elezioni si riferivano alle elezioni parlamentari e municipali del 1979. Nel caso italiano il riferimento era ai risultati delle elezioni regionali del 1975 e a quelle parlamentari del 1972.Google Scholar

12 Vedi Sani, G., Italy: Continuity and Change , in Almond, G. e Verba, S. (a cura di), The Civic Culture Revisited, Boston, Little Brown and Co., 1980, pp. 273324. È interessante osservare che anche nel caso spagnolo la maggioranza degli intervistati che ha preferito non rivelare il proprio voto si è anche rifiutata di indicare la propria autocollocazione sulla scala sinistra-destra.Google Scholar

13 In entrambi i Paesi gli intervistati le cui simpatie politiche sono sconosciute sembrano essere molto simili sia per le loro caratteristiche sociali che per i loro atteggiamenti a coloro che hanno invece rivelato le proprie preferenze di voto.Google Scholar

14 Il numero di sostenitori era di 27 per il Pli, di 45 per il Pri, e di 40 per il Psdi.Google Scholar

15 Per analisi specifiche sui problemi regionali, è necessario naturalmente avere i dati disaggregati sulla distribuzione dei voti nelle diverse zone del Paese. I miei colleghi Shabad, G. e Gunther, R. presentano queste informazioni dettagliate nel loro saggio, Language Nationalism and Political Conflict in Spain, Conference of Europeanists, Council for European Studies, Washington, D.C., 24–25 ottobre, 1980.Google Scholar

16 In fatto di status sociale i due maggiori partiti spagnoli e italiani differiscono solo di poco dai gruppi di sinistra. Come vedremo successivamente, è la dimensione soggettiva più che la dimensione oggettiva che introduce differenze precise tra i vari partiti.Google Scholar

17 Una utile discussione dei cleavages nelle società industriali e pre-industriali si può trovare in Inglehart, R., The Silent Revolution, Changing Values and Political Styles among Western Publics, Princeton, Princeton University Press, 1977, spec. parte III, capp. 7 e 8.Google Scholar

18 Un'analisi più dettagliata degli aspetti oggettivi e soggettivi del concetto di classe in relazione alle preferenze politiche in Spagna si può trovare nel mio saggio, Old Cleavages in a New Democracy: The Mass Bases of Spanish Parties , in McCoy, T. L., Proctor, S. e Oetra, J. (a cura di), Spain and the United States, Gainesville, University Press of Florida, di prossima pubblicazione.Google Scholar

19 Dato che la deviazione dal modello dipende in larga misura dalla posizione del Msi e dato che il numero degli intervistati che hanno dichiarato di essere suoi sostenitori era molto limitato, è bene forse non dar troppo peso alla cosa.Google Scholar

20 Per una rassegna della letteratura e una discussione delle varie misure vedi Rae, D.W. e Taylor, M., The Analysis of Political Cleavages, New Haven, Yale University Press, 1970.Google Scholar

21 Per un rapporto preliminare vedi Party Strategies and Mass Cleavages, cit., spec. la sezione sulle regioni, pp. 2449.Google Scholar

22 Vedi il mio saggio Mass Level Response to Party Strategy: The Italian Electorate and the Communist Party , in Blackmer, D. e Tarrow, S. (a cura di), Communism in Italy and France, Princeton, Princeton University Press, 1975, pp. 456502, trad. it. Il comunismo in Italia e Francia, Milano, Etas Libri, 1976.Google Scholar

23 Ibidem, tabella 12, p. 483.Google Scholar

24 Lo strumento utilizzato per misurare questi atteggiamenti è un «termometro dei sentimenti», una scala che va da 0 (ostilità massima) a 10 (massima simpatia).Google Scholar

25 Cfr. i miei saggi Old Cleavages in A New Democracy, cit., e A Test of the Least-Distance Model of Voting Choice , in «Comparative Political Studies», VII (1974), pp. 193208.Google Scholar

26 La mia impressione è che le informazioni mancanti sulle autocollocazioni sinistra-destra siano dovute più alla riluttanza degli intervistati a rivelare le loro preferenze che alla loro incapacità ad usare la scala.Google Scholar

27 Nell'interpretare i segni dei coefficienti il lettore deve ricordare che i punteggi sulla scala sinistra-destra vanno da 1 (estrema sinistra) a 10 (estrema destra). Alcuni dei segni sembrano rovesciati rispetto all'ordine che ci si aspetterebbe, ma questo accade soltanto a causa della codificazione di certe variabili, per esempio, le opinioni sull'istruzione.Google Scholar

28 Per i dettagli sulle collocazioni sinistra-destra dei sostenitori dei vari partiti nei Paesi europei vedi Inglehart, R. e Klingemann, H., Party Identification, Ideological Preferences and the Left-Right Dimension Among Western Publics , in Budge, I., Crewe, I. e Farlie, D. (a cura di), Party Identification and Beyond, New York, Wiley, 1976, pp. 243273. Vedi anche Sani, G. e Shabad, G., Le famiglie politiche nell'elettorato europeo, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», IX (1979), pp. 447–465.Google Scholar

29 Vedi Sani, G. e Sartori, G., Frammentazione, polarizzazione e cleavages: democrazie facili e difficili , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», VIII (1978), pp. 339362.CrossRefGoogle Scholar

30 Tra le più recenti pubblicazioni in questo campo vedi Merkl, P.H., Western European Party Systems, New York, Free Press, 1980.Google Scholar

31 Si potrebbe anche sostenere la tesi che la sindrome mediterranea prevale soltanto in alcune zone specifiche del territorio di questi Paesi. Numerosi studiosi hanno richiamato l'attenzione su queste differenze interne. Per esempio, vedi Adams, J.C. e Barile, P., The Government of Republican Italy, Boston, Houghton Mifflin, 1966 2, e Tarrow, S., Partito Comunista e contadini nel Mezzogiorno, Torino, Einaudi, 1972. Per un tentativo teso a identificare differenze a livello di atteggiamenti tra le regioni settentrionali e quelle meridionali vedi Barnes, S.H. e Sani, G., Mediterranean Political Culture and Italian Politics: An Interpretation, in «British Journal of Political Science», IV (1974), pp. 289–303.Google Scholar