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RIFORME ISTITUZIONALI E SISTEMA POLITICO

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Anticipato molti anni or sono dall'acume cntico di alcuni isolati studiosi, a lungo confinato in una cultura politica a ragione o a torto considerata di «destra», adombrato piò volte nel corso degli anni sessanta e settanta, ed esploso finalmente sul finire dell'ottava legislatura, il dibattito sulle riforme istituzionali è ormai non solo un argomento trattato da riviste specializzate o in convegni specialistici, ma è diventato anche uno dei temi dominanti di questa nona legislatura.

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Research Article
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References

1 Penso in particolare a Giuseppe Maranini, uno dei primi e più acuti critici delle disfunzioni del nostro sistema istituzionale. Tra i suoi molti lavori, cfr. Maranini, G., Miti e realtà della democrazia , Milano, Comunità, 1958; Stato di partiti, non partitocrazia, in «Studi Politici», 1960; Il tiranno senza volto, Milano, Bompiani, 1963; Storia del potere in Italia 1848-1967, Firenze, Vallecchi, 1968. È tuttavia il caso di notare che oggetto della critica di Maranini è lo strapotere dei partiti ed il loro esautorare le istituzioni rappresentative, mentre oggetto dell'attuale dibattito istituzionale è il rendimento complessivo del sistema, e che lungi dall'apparire dominanti anche i partiti sono oggi universalmente considerati attraversare una grave crisi funzionale.Google Scholar

2 Fatta eccezione per i lavori di Fisichella, D., Sviluppo democratico e sistemi elettorali , Firenze, Sansoni, 1970, e Conseguenze politiche della Legge elettorale regionale in Italia, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», I (1971), i primi significativi studi appaiono sul finire degli anni Settanta. Cfr. AA.VV., Quale riforma dello Stato?, in «Quaderni di Mondoperaio», n. 9, Roma, 1978; AA.VV., Le Ricette dei Politologi, in «Biblioteca della Libertà», XVI (1979); Lanchester, F., Materiali per una riforma elettorale, in «Mondoperaio», sett.-ott. 1979, ora in Sistemi elettorali e forma di governo, Bologna, Il Mulino, 1981; Amato, G., Una repubblica da riformare, Bologna, Il Mulino, 1980; Pasquino, G., Crisi dei partiti e governabilità, Bologna, Il Mulino, 1980; Pasquino, G., Degenerazioni dei partiti e riforme istituzionali, Bari, Laterza, 1982.Google Scholar

3 Cfr. Cavazza, F.L.-Graubard, S.R. (a cura di), Il caso italiano , Milano, Garzanti, 1974; Graziano, L.-Tarrow, S. (a cura di), La crisi italiana, Torino, Einaudi, 1979. Cfr. anche Galli, G., Il bipartismo imperfetto, Bologna, Il Mulino, 1966, e Il difficile governo, Bologna, Il Mulino, 1972; Fisichella, D., I'alternativa rischiosa, Firenze, Sansoni, 1973; Farneti, P., Il sistema politico italiano, Bologna, Il Mulino, 1973; Galli, G., Dal bipartitismo imperfetto alla possibile alternativa, Bologna, Il Mulino, 1975.Google Scholar

4 Cfr. in proposito, oltre al classico studio di Sartori, G., European Political Parties: The Case of Polarized Pluralism in La Palombara, J.-Weiner, M. (a cura di), Political Parties and Political Development , Princeton, Princeton Univ. Press, 1966, (in italiano col titolo Bipartitismo imperfetto o pluralismo polarizzato?, in «Tempi Moderni» (1967) n. 31), i lavori di Allum, P., Italy: Republic without Government?, New York, W.W. Norton, 1973; Di Palma, G., Sopravvivere senza governare, Bologna, Il Mulino, 1978; e la ricerche dirette da Alberto Predieri sul Parlamento e sul processo legislativo, illustrate nei lavori di Cazzola, F., Consenso e opposizione nel Parlamento italiano in «Rivista Italiana di Scienza Politica», II, (1972); Cantelli, F., Mortara, V., Movia, G., Come lavora il Parlamento, Milano, Giuffrè, 1974; Predieri, A. (a cura di), Il Parlamento nel sistema politico italiano, Milano, Comunità, 1975; Cazzola, F.-Morisi, M., L'alluvione dei decreti, Milano, Giuffrè, 1981.Google Scholar

5 Sulle trasformazioni dei sistemi di partito europei, specie nei loro rapporti col sistema degli interessi, cfr. oltre al classico Kirchheimer, O., The Transformation of the Western European Party Systems , in La Palombara, J.-Weiner, M., Political Parties, cit. , e al più recente Inglehart, R., The Silent Revolution , Princeton, Princeton Univ. Press, 1977, i lavori di Offe, C., Ingovernabilità e mutamento delle democrazie, Bologna, Il Mulino, 1982; Castles, F.G., The Impact of Parties, London, Sage Publications, 1982 e Daalder, H.-Meiz, P. (a cura di) Western European Party Systems, London, Sage Publications, 1983. Nella letteratura italiana cfr. Melucci, A., Sistema politico, partiti e movimenti sociali, Milano, Feltrinelli, 1977; Martinelli, A.-Pasquino, G., La politica nell'Italia che cambia, Milano, Feltrinelli, 1978; Fedele, M., Classi e partiti negli anni '70, Roma, Editori Riuniti, 1979, e Mutamenti nella struttura di classe e basi sociali del partito di massa , Bari, Laterza, 1981; Melucci, A., L'invenzione del presente, Bologna, Il Mulino, 1982; e il recente Bordogna, L.-Provasi, G., Politica, economia e rappresentanza degli interessi, Bologna, Il Mulino, 1984.Google Scholar

6 Il più autorevole esponente di questa posizione è indubbiamente Gianfranco Pasquino. In proposito, cfr. in particolare Degenerazioni dei partiti e riforme istituzionali, cit. Google Scholar

7 Cfr. Pasquino, G., È il cittadino che deve riformare le istituzioni , in «Il Sole-24 Ore», 6 Gennaio 1984.Google Scholar

8 Ancora una volta, il più chiaro esempio di questa impostazione è dato da Pasquino, G., Degenerazioni dei partiti e riforme istituzionali, cit. , pp. 179190. Di particolare interesse anche se in termini più generali, la letteratura sul neo-corporativismo, per la quale ci limitiamo a citare gli studi di Schmitter, P.C.-Lehmbruch, G., Trends toward Corporatist Intermediation, London, Sage Publications, 1981 e Consequences of Corporatist Policy Making, London, Sage Publications, 1981 nonché la documentata ed esaustiva antologia di Maraffi, M. (a cura di), La società neocorporativa, Bologna, Il Mulino, 1981. Per una critica degli assunti del neo-corporativismo cfr. Pappalardo, A., Neo-corporativismo, partiti e crisi economica, in «Stato e Mercato», III (1983). Cfr. anche Urbani, G., La soluzione sta nel neo corporativismo? Alcune perplessità, in «Scritti in onore di Innocenzo Gasparini», Milano, Giuffré, 1982. Una delle condizioni dell'instaurarsi di un assetto neo-corporativo è rappresentata da un alto livello di accordo tra le élites. Tra pratiche neo-corporative e assetti consociativi vi sono, dunque, indubbie connessioni che andrebbero esplorate più approfonditamente (si pensi al caso austriaco considerato sia un classico esempio di neo-corporativismo, sia un classico esempio di democrazia consociativa). Cfr. perciò anche la letteratura sul consociazionismo citata alla n. 16.Google Scholar

9 Sul tema in questione, oltre al classico Buchanan, J.-Tullock, G., The Calculus of Consent , Ann Arbor, Univ. of Michigan Press, 1962, vedi anche Sartori, G., Tecniche decisionali e sistemi dei comitati, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», IV (1974); Bobbio, N.-Offe, C.-Lombardini, S., Democrazia, maggioranza e minoranza, Bologna, Il Mulino, 1981.Google Scholar

10 Cfr. Sartori, G., European Political Parties, cit. Questo saggio ha ingenerato un ampio dibattito: per la letteratura relativa ed una replica dello stesso Sartori cfr. Il pluralismo polarizzato: critiche e repliche, in Rivista Italiana di Scienza Politica», XII (1982). Sul frazionismo cfr. Sartori, G. (a cura di), Correnti, Frazioni e Fazioni nei partiti politici italiani, Bologna, Il Mulino, 1973. Sulla tendenza alla microlegislazione, cfr. le ricerche dirette dal gruppo di Predieri già citate alla nota 4.Google Scholar

11 Sul punto cfr. AA.VV., Il vizio di origine , «Biblioteca della Libertà», XVII (1980); Farneti, P., Il sistema dei partiti in Italia, Bologna, Il Mulino, 1983, pp. 47 ss. e 93.Google Scholar

12 È interessante notare che i partiti socialisti di Spagna e Portogallo hanno compiuto scelte molto diverse da quelle a suo tempo adottate dal PSI, mantenendo nei confronti dei rispettivi partiti comunisti non solo posizioni autonome e distinte, ma un elevato grado di competizione. Questa diversa scelta può essere imputata alla mutata percezione che il movimento operaio internazionale ha dell'Unione Sovietica oggi. All'indomani della guerra mondiale e delle guerre di liberazione, e dopo, oltre venti anni di comune resistenza al fascismo, la legittimità dei partiti comunisti era molto alta e l'immagine dell'Unione Sovietica — ancora non colpita dal processo di destalinizzazione e dalle rivelazioni sulla vera natura del «socialismo reale» — tale da favorire il permanere di una comune cultura politica e di una comune linea di azione tra partiti comunisti e socialisti. Devo questa riflessione ad una partecipe osservazione di N. Bobbio, vera e propria testimonianza dell'animus dei socialisti del tempo. È però necessario chiedersi le ragioni per le quali il socialismo francese, ad esempio, che pur affrontò il problema dei rapporti col Partito Comunista nello stesso momento, giunse a conclusioni così diverse da quelle del socialismo italiano.Google Scholar

13 In scienza politica abbondano le teorie morfologiche e scarseggiano le teorie genetiche. Per questa fondamentale distinzione cfr. Friedrich, C.J., Man and his Government , New York, MacGraw-Hill, 1963. Il problema della «instaurazione» dei regimi politici ha tuttavia ricevuto recentemente notevole attenzione: si veda Santamaria, J. (a cura di), Transiciòn a la democracia en el Sur de Europa y America Latina, Madrid, CIS, 1982; Herz, J.H., From Dictatorship to Democracy, Westport e London, Greenwood Press, 1982; O'Donnell, G. e Schmitter, P.C. (a cura di), The Transition from Authoritarian Rule: the Prospects for Democracy in Latin America and Southern Europe, Baltimore, Johns Hopkins Univ. Press (di prossima pubblicazione); Morlino, L., Dall'autoritarismo alla democrazia: Portogallo, Spagna, Grecia , in Tranfraglia, N. (a cura di), La Storia, Torino, UTET (in corso di pubblicazione).Google Scholar

14 A rigore, in Italia non si è in presenza di vere e proprie issue majorities, che per essere tali richiedono un sistema molto omogeneo ove le varie componenti possono liberamente combinarsi in maggioranze tra loro sostanzialmente fungibili ed egualmente legittime. Tuttavia, le analisi del processo legislativo a nostra disposizione (cfr. la letteratura citata nella n. 4) mostrano al di là di ogni ragionevole dubbio che in molti momenti ed in numerosi casi le maggioranze registrate sui vari provvedimenti normativi sono solo in parte coincise con le maggioranze di governo, fenomeno questo che anche se non si identifica con il classico trasformismo (che è fenomeno interessante il singolo parlamentare, o gruppi limitati non identificati partiticamente) ne evoca indubbiamente le caratteristiche fondamentali, introducendo una qualche misura di mobilità in un sistema in cui il ricambio avviene solo all'interno di maggioranze tendenzialmente composte sempre dagli stessi partiti. Che un sistema bloccato possa produrre trasformismo è, del resto, la tesi che ho già avanzato in Proporzionalismo, frazionismo, e crisi dei partiti: quid priori?, in Sartori, G. (a cura di), Correnti, frazioni e fazioni nei partiti politici italiani,…. cit. Google Scholar

15 Nel complesso, la scienza politica ha finora incentrato la sua attenzione sulle variabili strutturali trascurando variabili comportamenti quali appunto le «strategie» delle élites, sostanzialmente lasciate all'analisi della storiografia. In materia di strategie, cfr. per alcuni spunti interessanti Pasquino, G., Sources of Stability and Instability in the Italian Party System in «West European Politics», VI (1983), e Lange, P., La teoria degli incentivi e l'analisi dei partiti politici in «Rassegna Italiana di Sociologia», XVIII (1977).Google Scholar

16 Sul tema della democrazia consociativa cfr. innanzitutto i classici Daalder, H., The Netherlands: Opposition in a Segmented Society , in Dahl, R.A. (a cura di) Political Opposition in Western Democracies , New Haven, Yale Univ. Press, 1966; Lehmbruch, G., Proporzdemokratie, Tübingen, Mohr, 1967; Lijphart, A., The Politics of Accomodation, Berkeley, Univ. of California Press, 1968; ed inoltre Daalder, H., The Consociational Democracy Theme, in «World Politics», XXVI (1974); Lijphart, A., Democracy in Plural Societies, New Haven, Yale Univ. Press, 1977. Per una sintetica, ma accurata verifica critica del concetto, cfr. Pappalardo, A., Le condizioni della democrazia consociativa. Una critica logica ed empirica in «Rivista Italiana di Scienza Politica», IX (1979).Google Scholar

17 Sul punto cfr. Passigli, S., Crisi o centralità del Parlamento , in «Città e Regione», n. 4 (1980), pp. 1011. La letteratura politologica italiana sembra aver largamente ignorato il sottosistema delle autonomie e il suo linkage con la politica nazionale; una significativa eccezione è rappresentata da Tarrow, S., Tra centro e periferia, Bologna, Il Mulino, 1975.Google Scholar

18 Una riprova ex adverso è data dal fallimento in Italia dei tentativi di dar vita nel dopoguerra ad un raggruppamento di terza forza, fallimento dovuto sia alla scarsa consistenza in quegli anni degli strati sociali intermedi, sia ad errori di strategia della leadership terzaforzista. Sul punto cfr. De Luna, G., Storia del Partito d'Azione , Milano, Feltrinelli, 1982.Google Scholar

19 Si veda in particolare una certa letteratura sul «non-governo», come ad esempio Allum, P., Italy: Republic… cit. Google Scholar

20 Mancano in Italia adeguati studi politologici dei processi di spesa; una lodevole eccezione è rappresentata da D'Alimonte, R. (a cura di), Finanza pubblica e processo di bilancio nelle democrazie occidentali , «Quaderni della Fondazione Olivetti», 1984, peraltro solo parzialmente dedicato all'Italia. La letteratura internazionale è invece assai ricca; basti qui citare il classico Wildavsky, A., The Politics of the Budgetary Process, Boston, Little Brown, 1964 e due pregevoli case studies: Heclo, H.-Wildavsky, A., The Private Government of Public Money, Berkeley, Univ. of California Press, 1974; Shick, A., Congress and Money: Budgeting, Spending and Banking, Washington, The Urban Institute, 1980.Google Scholar

21 Su tali terni, oltre al classico Amato, G., Economia, Politica ed Istituzio ni , Bologna, Il Mulino, 1976, cfr. vari fascicoli della serie «Queste Istituzio ni», diretta da Ristuccia, S., nonché dello stesso Amministrare e Governare, Roma, Officina, 1981. Sul sindacato, tra la vasta letteratura cfr. in particolare Urbani, G. (a cura di), Sindacati e politica nella società post-industriale, Bologna, Il Mulino, 1976; AA.VV. Problemi del movimento sindacale in Italia, «Annali della Fondazione G. Feltrinelli», Milano, Feltrinelli, 1976: Romagnoli, U.-Treu, T., Sindacati, istituzioni e impresa dal 1945 ad oggi, Bologna, Il Mulino, 1976; Regini, M., I dilemmi del sindacato, Bologna, Il Mulino, 1981. Dello stesso, cfr. anche l'interessante Le condizioni dello scambio politico, in «Stato e mercato», III (1983). Cfr. anche il recente Premchand, A., Government, Budgeting and Expenditure Controls, Washington, International Monetary Fund, 1983.Google Scholar

22 Basti ricordare il decisivo ruolo del Giudiziario nella promozione delle cosiddette «nuove libertà», nella difesa dell'ambiente, e nella nuova regolamentazione del diritto di famiglia o del sistema dell'informazione. Mancano tuttavia studi sistematici sulla Magistratura per la quale, con poche eccezioni (cfr. ad esempio Freddi, G., Tensioni e conflitto nella magistratura , Bari, Laterza, 1978), ci si limita a studi sulla sua organizzazione.Google Scholar

23 È anche in questa chiave che possono essere lette le sempre più frequenti contrapposizioni tra poteri dello stato (e in particolare tra la Magistratura e la classe politica elettiva), o tra il sistema delle autonomie e la burocrazia centrale.Google Scholar

24 Per due opposte visioni del problema cfr. Pappalardo, A., La politica consociativa nella democrazia italiana, cit. , e Graziano, L., Compromesso storico e democrazie consociative , in Graziano-Tarrow, , La crisi italiana, cit. Google Scholar

25 La fortunata espressione è dovuta a Elia, L., Governo (Le Forme di) in «Enciclopedia del Diritto», Milano, Giuffré, 1970.Google Scholar

26 La tendenza centripeta è sottolineata da Farneti, P., I partiti politici in Italia , Bologna, Il Mulino, 1983. Io stesso avevo già sottolineato che un sistema di pluralismo polarizzato può essere centripeto in Polarized Pluralism: centripetal or centrifugal?, in Germino, D.-Passigli, S., The Government and Politics of contemporary Italy, New York, Harper & Row, 1967.Google Scholar