Hostname: page-component-7479d7b7d-c9gpj Total loading time: 0 Render date: 2024-07-16T02:21:14.095Z Has data issue: false hasContentIssue false

SCHUMPETER E IL DIBATTITO SULLA TEORIA «COMPETITIVA» DELLA DEMOCRAZIA

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

Get access

Introduzione

Insieme a Michels, Mosca e Pareto, Schumpeter è comunemente annoverato tra i pensatori che più hanno contribuito, nel nostro secolo, ad approfondire ed articolare il concetto di «democrazia» e, più in particolare, il nesso che lega in un sistema democratico le élites governanti ai propri governati. La quarta parte di Capitalismo, Socialismo e Democrazia è una lettura obbligata per ogni studioso del regime democratico, non importa se mosso da intenti prescrittivi o descrittivi.

Type
Saggi
Copyright
Copyright © Società Italiana di Scienza Politica 

Access options

Get access to the full version of this content by using one of the access options below. (Log in options will check for institutional or personal access. Content may require purchase if you do not have access.)

References

1 Fra i più importanti, quelli di Sartori, G. e di Aron, R. Cfr. Sartori, G., Democrazia e Definizioni , Bologna, Il Mulino, 1957 (riveduta e tradotta in Democratic Theory, Detroit, Wayne State University Press, 1962) e Aron, R., Social Structure and the Ruling Class, in «British Journal of Sociology», I (1950), pp. 1–17.Google Scholar

2 Naturalmente, questi non sono gli unici referenti di Schumpeter. Tra gli autori classici egli ha senz'altro in mente anche Rousseau; tra gli esempi concreti, egli cita spesso la Francia napoleonica e la Repubblica di Weimar.Google Scholar

3 Cfr. i notissimi saggi di Bobbio, N., raccolti in Quale Socialismo? , Torino, Einaudi, 1977.Google Scholar

4 Capitalismo, Socialismo e Democrazia , Milano, Comunità, 1964, p. 245.Google Scholar

5 Ibidem , p. 248.Google Scholar

6 Ibidem , p. 257.Google Scholar

7 Ibidem .Google Scholar

8 Sebbene Schumpeter non usi direttamente questa espressione essa si ritrova nei primi commenti a Schumpeter. Cfr. Sartori, G., op. cit .Google Scholar

9 Cfr. Berelson, B.R. et al. Voting , Chicago, The University of Chicago Press, 1954; Campbell, A., The Voter Decides, Evanston, Row & Peterson, 1954 e Campbell, A. et al. The American Voter, New York, Wiley, 1960; Key, V.O., Southern Politics, New York, Knopf, 1949; per una prima discussione delle implicazioni normative della letteratura empirica sulla partecipazione politica, cfr. Planenatz, J., Electoral Studies and Democratic Theory, in «Political Studies», VI (1958), pp. 1–9.Google Scholar

10 Nel modello di Downs, ciò avviene a causa dei costi dell'informazione politica. Proprio in quanto razionale, l'elettore non cercherà di procurarsi molta informazione: né se le sue preferenze sono già definite (ci vorrebbe troppa informazione per verificarle o cambiarle) né se è disinteressato e senza preferenze definite (di nuovo, l'informazione avrebbe un costo troppo elevato). Di conseguenza, l'elettore tenderà ad essere disinformato. Inoltre egli tenderà ad assegnare uno scarso valore alla partecipazione elettorale: infatti il suo vote value (il suo differenziale partitico corretto per la probabilità d'influenza) è molto basso in una democrazia di massa. Cfr. Downs, A., An Economic Theory of Democracy , New York, Harper & Row, 1957. La letteratura sulla teoria economica della democrazia è assai vasta. Ci limitiamo qui a segnalare alcuni dei contributi più significativi. Il modello downsoniano è stato sostanzialmente integrato e sviluppato da Robertson, D., A Theory of Party Competition, New York, Wiley, 1976. Per una rassegna degli sviluppi «formali» della teoria, si veda soprattutto Ordeshook, J., The Spatial Theory of Elections: a Review and a Critique , in Budge, I., Crewe, I. and Farlie, D. (a cura di), Party Competition and Beyond, Londra, John Wiley and Sons, 1976 (i saggi di questa antologia consentono un ottimo contrasto tra gli studi empirici sulla partecipazione politica basati sulla nozione di identificazione e la teoria economica). Ottime critiche alla «fallacia logica» della teoria economica sono quelle di Barry, B., Sociologists, Economists and Democracy, Londra, Macmillan, 1970 e Moon, D., The Logic of Political Inquiry: a Synthesis of Opposed Perspectives, in Polsby, N., Greenstein, F., Handbook of Political Science, Reading, Addison Wesley, 1974.Google Scholar

11 Per una dettagliata rassegna del pensiero e dei lavori di Dahl cfr. Von der Muhll, George, Robert A. Dahl and the Study of Contemporany Democracy in «American Political Science Review», LXXI (1977), pp. 10701098.Google Scholar

12 Who Governs? , New Haven, Yale University Press, 1961.Google Scholar

13 Per una rassegna delle voci più significative del dibattito su élitismo e anti-élitismo, si veda soprattutto Kariel, H.S., Frontiers of Democratic Theory , New York, Random House, 1970, che contiene anche un'ottima bibliografia. Alcuni dei brani più significativi degli anti-élitisti sono stati tradotti in lingua italiana nell'antologia a cura di Passigli, S., Potere ed élites, Bologna, Il Mulino, 1972. È stato inoltre tradotto in italiano il libretto di Bachrach, P., The Theory of Democratic Elitism, Boston, Little Brown & C., 1967 (La teoria dell'élitismo democratico, Napoli, Guida, 1974, di cui si veda anche la Presentazione, di Stoppino, M.).Google Scholar

14 Bachrach, P., op. cit., pp. 8–9 (citato dall'edizione inglese).Google Scholar

15 Ibidem , p. 15.Google Scholar

16 Walker, J.L., A Critique of the Elitist Theory of Democracy , in «American Political Science Review», LX (1966), n. 2, pp. 285295. Si veda a questo proposito anche la risposta di Dahl, R.A., Further Reflections on the «Elitist Theory of Democracy», ibidem, pp. 296–305.CrossRefGoogle Scholar

17 Pateman, C., Participation and Democratic Theory , Cambridge, Cambridge University Press, 1970, p. 17.CrossRefGoogle Scholar

18 Si veda ad esempio Plamenatz, J., Democracy and Illusion , Londra, Longman, 1973. Plamenatz è assai polemico nei confronti di Schumpeter, di cui dice: «È un peccato che Schumpeter si sia assunto il compito di attaccare ciò che chiamava la ‘teoria classica della democrazia’, perché il suo attacco è ignorante ed inetto e vale la pena di discuterne solo perché è stato preso sul serio. È incerto quali autori egli abbia attaccato e persino quali opinioni attribuisse loro», op. cit., p. 96. Sempre sulla rivisitazione dei classici, si veda anche Duncan, G., Introduction, in Duncan, G. (a cura di), Democratic Theory and Practice, Cambridge, Cambridge University Press, 1983, pp. 3–12 e Miller, D., The Competitive Model of Democracy, ibidem, pp. 133–155.Google Scholar

19 Sartori, G., Democrazia competitiva e élites politiche , in «Rivista italiana di scienza politica», VII (1977), pp. 327356. Le citazioni nel testo sono tratte dalle pp. 334–348.Google Scholar

20 Cfr. Dahl, R.A., A Preface to Democratic Theory , Chicago, The University of Chicago Press, 1956 e Poliarchy, New Haven, Yale University Press, 1971.Google Scholar

21 Op. cit. , p. 329.Google Scholar

22 Ibidem, ultimo paragrafo. Una lettura attenta di Schumpeter rivela tuttavia l'esistenza di prescrizioni «verticali» anche in Capitalismo, Socialismo e Democrazia: tra le condizioni di «massimizzazione» del rendimento di un regime democratico, Schumpeter indica ad esempio la disponibilità di una classe politica all'altezza del proprio compito, reclutata attraverso adeguate istituzioni selettive. A riguardo si veda anche il saggio di Giuliano Urbani in questo stesso numero della «Rivista».Google Scholar

23 Si vedano i saggi raccolti nel vol. XVI di «Nomos», Participation and Politics , a cura di Pennock, J.R. e Chapman, J.W., New York, Liberty-Ather- ton, 1975. Sull'argomento è intervenuto anche Dahrendorf in The New Liberty, Londra, Routledge and Kegan Paul, 1975 (tr. it. La nuova libertà, Torino, Centro di ricerca e documentazione «Luigi Einaudi», 1977) e in Life Chances, Londra, Widenfield and Nicholson; 1979 (tr. it. La libertà che cambia, Bari, Laterza, 1981).Google Scholar

24 Tra le più rappresentative di tali indagini, si vedano Klein, R., The Politics of Consumer Representation , Londra, The Centre for Policy Studies, 1976; Checkoway, B., (a cura di) Citizens and Health Care. Participation and Planning for Social Change, New York, Pergamon, 1981; Foster, C.R., (a cura di), Comparative Public Policy and Citizen Participation, New York, Pergamon, 1980.Google Scholar

25 Functional Representation and Democratic Politics: Towards a Corporatist Democracy? in Duncan, G. (a cura di), op. cit. , pp. 173186.Google Scholar

26 Spunti interessanti in questa direzione si trovano nel volume recente di Bordogna, L. e Provasi, G., Politica, economia e rappresentanza degli interessi , Bologna, Il Mulino, 1984, specialmente i capp. II e IV.Google Scholar

27 Schmitter, P.C., Democratic Theory and Neo-Corporatist Practice , Firenze, working paper dell'Istituto Universitario Europeo, 1983. Una versione ridotta di questo saggio è apparsa su «Stato e Mercato», IX (1983), pp. 385423.Google Scholar

28 Infatti «le associazioni di interesse … acquisiscono più risorse e diventano più indispensabili alla conduzione dei pubblici affari, cosicché azioni arbitrarie (e spesso a proprio vantaggio) da parte di funzionari dello stato divengono meno probabili … Allo stesso tempo, i processi di allocazione amministrativa e di mercato, che erano precedentemente esterni all'area di influenza dei principi democratici, vengono sottoposti a maggiore controllo da parte delle associazioni politiche», op. cit. , p. 416 (citato dall'edizione italiana).Google Scholar

29 È un peccato che il paragrafo sulla democrazia «vicaria» (l'ultimo della versione inglese) non sia apparso nell'edizione italiana: esso infatti conclude tutto il discorso di Schmitter sia sotto il profilo logico sia sotto il profilo normativo.Google Scholar

30 Op. cit .Google Scholar

31 In Life Chances, cit.Google Scholar

32 I riferimenti obbligati in tema di neo-contrattualismo sono Buchanan, J.M., The Limits of Liberty: between Anarchy and Leviathan , Chicago, The University of Chicago Press, 1975 (tr.it. I limiti della libertà, Torino, Centro di ricerca e documentazione «Luigi Einaudi», 1978) e Rawls, J., A Theory of Justice, Cambridge, Cambridge University Press, 1971 (tr. it. Una teoria della giustizia, Milano, Feltrinelli, 1982). Sui rapporti tra neo-contrattualismo e neocorporativismo è intervenuto ripetutamente anche Bobbio, N., soprattutto in Il contratto sociale oggi, Napoli, Guida, 1980 e in Perché torna di moda il contrattualismo, in «Mondoperaio», XI (1982), pp. 84–92. Sul tema si vedano anche le varie relazioni presentate al convegno sul Contrattualismo tenuto a Torino il 12–13 gennaio 1983 presso il Centro di ricerca e documentazione «Luigi Einaudi».Google Scholar