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Un beneficio del Petrarca. La pievania di S. Angelo a Castiglione Aretino

Published online by Cambridge University Press:  09 August 2013

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Papa Clemente VI fu uno dei patroni del Petrarca più convinti e più generosi. Udienze frequenti e familiari, incarichi onorevoli, permessi di entrare nella biblioteca che dentro la torre degli angeli stava subito al di sopra dell'appartamento pontificio, apportarono rapidamente e largamente onori, potenti amicizie, possibilità entusiasmanti di studio al cappellano laureato del cardinale Giovanni Colonna. Il quale negli scritti di quegli anni, nei Rerum memorandarum, in alcune lettere Familiari, nelle Invective contra medicum, ripete frequentemente gli elogi del pontefice benevolo: che se spiaceva al moralista di Valchiusa per alcune appariscenti debolezze morali, doveva invece attrarlo con la maestà di alto aristocratico e con le affinità di una intelligenza lucida, di una memoria straordinaria, di un'ampia cultura.

Ma particolarmente questo papa, che fu di una prodigalità pericolosa nell'esaudire le suppliche di sollecitatori, fece piovere sul chierico Petrarca una serie di benefici così redditizi, che gli permisero di liberarsi dalla clientela imbarazzante in casa Colonna e lo resero signore intero delle sue giornate e dei suoi luoghi di dimora. Probabilmente (arrischio un calcolo per il quale non abbiamo ancora chiari tutti gli elementi) solo nel felice decennio di papa Clemente (1342–1352) il Petrarca dispose di tanta ricchezza e di tanta potenza, da far crescere la sua biblioteca con aumenti così rapidi e dentro confini così ampi, che essa diventò già allora la raccolta di testi letterari maggiore di qualsiasi altra riunita nel millennio, o quasi, trascorso dopo la fine dell'impero romano.

Type
Research Article
Copyright
Copyright © British School at Rome 1956

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References

1 Esse sono condannate duramente in Sine nom., VI, VIII, X e in Buc. C., VI e VII (Wilkins, E. H., Studies in the life and works of Petrarch, Cambridge, Mass., 1955, p. 146Google Scholar).

2 D'Alençon, U., Panégvrique inédit de Saint François d'Assise par le pape Clément VI (13421352), Parigi, 1911Google Scholar; Mollat, G., L'oeuvre oratoire de Clément VI, ‘Archives d'hist. doctr. et litt. du moyen age,’ iii, 1928, pp. 239274Google Scholar; Schmitz, Ph., ‘Les sermons et discours de Clément VI, O.S.B.’, Rev. bénéd., xli, 1929, pp. 1534CrossRefGoogle Scholar; Laurent, M. H., ‘Pierre Roger et Thomas d'Aquin,’ Rev. Thomiste, xxxvi, 1931, pp. 157173Google Scholar; Fournier, P., ‘Pierre Roger (Clément VI)’, in Hist, littér, de France, xxxvii, 1928, pp. 209238Google Scholar; Maier, A., ‘Der literarische Nachlass des Petrus Rogerii (Clemens VI) in der Borghesiana,’ Recherches de théol. anc. et méd., xv, 1948, pp. 332358Google Scholar e xvi, 1949, pp. 72–98, Der letzte Katalog der päpstliche Bibliothek von Avignon (1594), Roma, 1952, 8Google Scholar n. 6, 26 n. 42, 29 no. 38, 35 no. 82, 37 no. 104, 40 no. 134, 44 no. 177, 58 nos. 13, 15 e Codices Burghesiani Bibliothecae Vatkanae, Città del Vaticano, 1952, p. 487Google Scholar, s.v. ‘Petrus Rogerii.’

3 Mollat, G., Les papes d'Avignon (1305–1378), Parigi, 1949, pp. 8586Google Scholar.

4 La carriera ecclesiastica del Petrarca è ormai descritta ottimamente da E. H. Wilkins nel capitolo ‘Petrarch's ecclesiastical career,’ nel suo vol. Studies, pp. 3–32 (= Speculum, xviii, 1953, pp. 754–775). Per il canonicato di Pisa cfr. lì, pagg. 8–9 e 132–33.

5 Cipolla, C., ‘Note petrarchesche desunte dal l'Archivio Vaticano,’ Memorie d. R. Acc. d. sc. di Torino, Cl. di sc. mor., Ser. ii, lix, 1909, pp. 132Google Scholar; Foresti, A., Aneddoti della vita di Francesco Petrarca, Brescia, 1928, p. 101Google Scholar.

6 Finora la notizia di questo beneficio del Petrarca trapelò appena. Un vecchio erudito seppe dire: ‘Detulit et idem ille Pontifex (= Clemens VI) Curam S. Angeli de Castiglione Aretinae Diocesis’ (I. Ph. Tomasini, Petrarcha redivivus, Padova, 1650, p. 75). E un erudito recente annunciò: ‘Ma è rimasto finora ignoto, per quanto io so, agli studiosi del Petrarca un altro beneficio concessogli da Clemente VI il 24 agosto del 1343, per compensarlo appunto del priorato di S. Nicolo di Migliarino ‘pro quo adhuc litigat necdum eius possessionem nescitur assecutus.’ E' la plebania di S. Angelo di Castiglione Aretino, oggi Castiglione Fiorentino. Pubblicherò il documento in altra circostanza’ (Fedele, P. nel Giorn. stor. d. lett. it., lxiv, 1914, p. 397Google Scholar, n. 4). Il Fedele non stampo più il documento: che evidentemente era diverso da quello che qui pubblico. Avevo annunciato la pubblicazione che ora effettuo (ma allora pensavo fosse parte di un disegno più vasto) in Petrarca letterato, i, Lo scrittoio del Petrarca, Roma, 1947, p. 274Google Scholar (e p. xiii). Vedi anche Wilkins, Studies, pp. 10–11 e 145. Mi affretto a indicare, sebbene per ora non ne emerga alcuna conseguenza che era da Castiglione Aretino maestro Giacomo Finucci (o di Finuccio) che possedette il Fedone latino Parigino Lat. 6567 A (copiato dall' esemplare della Sorbona Par. Lat. 16581) che poi venne in possesso del Petrarca (Minio-Paluello, L., ‘Il Fedone latino con note autografe del Petrarca: Parigi, Bibl. Naz., Cod. lat. 6567 A,’ Acc. Naz. d. Lincei, Rend. d. Cl. di sc. mor., stor. e filol., Ser. viii, iv, 1949, pp. 107113Google Scholar; Plato Latinus, ii, Phaedo interprete Henrico Aristippo, ed. Minio-Paluello, L., Londra, 1950, p. xiiGoogle Scholar).

7 Léonard, E. G., Histoire de Jeanne Ire, Monaco-Parigi, 1932, i, 311323Google Scholar; Wilkins, Studies, p. 11.

8 Sulla lunga lite per il priorato di S. Nicolò di Migliarino: de Sade, J. F. P. A., Mémoires pour la vie de François Pétrarque, Amsterdam, 1764, iiGoogle Scholar, Pièces justif., no. xxi, p. 54; Paganini, P., ‘Delle relazioni di messer Francesco Petrarca con Pisa,’ Atti d. R. Acc. Lucchese di sc., lett. ed arti, xxi, 1882, pp. 149214Google Scholar; Gipolla, , ‘F. Petrarca canonico di Pisa nel 1342,’ Atti d, R. Acc. d. Sc. di Torino, xli, 19051906, pp. 175180Google Scholar; Torre, A. Della, ‘Un nuovo documento su un beneficio toscano del Petrarca (il priorato di Migliarino),’ Arch. star, it., Ser. v, xlii, 1908, pp. 119136Google Scholar; Caracci, L. Mascetta, Dante e il Dedalo petrarchesco, Lanciano, 1910, pp. 126140Google Scholar; Foresti, Aneddoti, pp. 142–143 e 147–151; Dykmans, M., ‘Les premiers rapports de Pétrarque avec les Pays-Bas,’ Bulletin de l' Institut historique belge de Rome, xx, 1939, pp. 7173Google Scholar; Wilkins, Studies, pp. 9–10.

9 Wilkins, Studies, pp. 12–13 e 18–23. La figura attraente di Ildebrandino Conti è stata scoperta e illuminata da P. Sambin, dal quale attendiamo ormai una biografia compiuta: Ildebrandino Conti e l'introduzione dei monaci olivetani a Padova,’ Benedictina, iii, 1949, pp. 249277Google Scholar; La “familia” di un vescovo italiano del Trecento,’ Rivista di storia della Chiesa in Italia, iv, 1950, pp. 237247Google Scholar; Note sull'attività politico-diplomatica di Ildebrandino Conti amico del Petrarca,’ Archivio Veneto, xlvi–xlvii, 1950, pp. 331Google Scholar; Notizie di cronaca tra i rogiti di un notaio padovano del sec. XIV,’ Atti d. 1st. Veneto di sc, lett. ed arti, cx, 19511952Google Scholar, Cl. di sc. mor. e lett., pp. 91–111; Un amico del Petrarca, Ildebrandino Conti e la sua attività spirituale e culturale,’ Deput. di st. patria per le Venezie, Miscellanea di studi e memorie, viii, 1952Google Scholar.

10 Ho pubblicato il documento papale per il canonicato di Firenze in Restauri boccacceschi, Roma 1947 2, pp. 171173Google Scholar. Cfr. Wilkins, Studies, pp. 27–28.