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Parole Identiche in the Sonnet and Other Verse Forms

Published online by Cambridge University Press:  02 December 2020

Joseph G. Fucilla*
Affiliation:
Northwestern University

Extract

Some time during the first half of the fifteenth century there came into being a new type of sonnet the existence of which writers of Italian manuals of versification have either overlooked, ignored, looked upon as an isolated phenomenon, or connected with other devices that bear to it but a remote historical relationship. The most immediate model of this new form is the sonetto equivoco—a favorite artifice from the first century of Italian literature to the end of the Trecento—in which the rime equivoche of the simple variety are extended to all of the fourteen verses. Petrarch's Quand'io son tutto … is the best known example of a sonnet with equivocal rime words.

Type
Research Article
Copyright
Copyright © Modern Language Association of America, 1935

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References

1 I refer specifically to P. E. Guarnerio, Manuale di versificazione italiana (Milan, 1913); F. Flamini, Notizia storica dei versi e metri italiani (Leghorn, 1919); T. Casini, Le forme metriche italiane (Florence, 1910); G. Federzoni, Dei versi e dei metri italiani (Bologna, 1912); F. D'Ovidio, Versificazione romanza (Naples, 1932).

2 The term rime equivoche means that the rime words are identical in sound but different in meaning. Simple rime equivoche consist of single words in contrast to compound rime equivoche in which either one of the two rime words is made up of two words (ama—chi'ama) or it has a prefix which the other rime word does not have (parte—diparte).

3 L. E. Kastner, author of A History of French Versification (Oxford, 1903), in a note in his edition of The Poetical Works of William Drummond of Hawthornden (Edinburgh and London, 1913), i, 205, says of a sonetto identico by this Elizabethan poet: “originally the idea seems to have been suggested by the fourteenth sonnet of Petrarch's Rime, in which the octave is constructed on the rime words parte and luce.” Not the Petrarchan sonnet alone, but rather the type to which it belonged developed into the sonetto identico. Another example related to Petrarch's poem is a sonnet by Giacomo da Lentino whose octave has the rime words spera and parte. See Poeti del primo secolo della lingua italiana … (Florence, 1816), i, 315. Cf. also K. K. Hasselkuss, Der Petrarkismus in der Sprache der englischen Sonettdichter der Renaissance (Münster. i. Westfahl. 1927), pp. 226–227.

4 See L. Biadene, “Morfologia del sonetto nei sec. xiii e xiv,” Studj di filologia romanza, iv (1889), 154.

5 Cf. Freymond, Über den Reichen Reim bei altfranzösischen Dichtern … Zeitschrift für romanische philologie, vi, 212 ff.; Tobler, Vom Französischen Versbau alter u. neuer Zeit (Leipzig, 1921), p. 157; Kastner, op. cit., p. 56. Parodi has apparently contributed the first Italian study on the subject in connection with work on the Divine Comedy. See “La rima e i vocaboli in rima nella Divina Commedia (Rime equivoche e di parole identiche),” Bullettino della Società Dantesca italiana, n. s. iii (1896), 141–142.

6 This extension, incidentally, gave rise to a new type of sonetto continuo.

7 The quatrains of other sonnets allied to the compositions of Tolomei and Bertini just cited are as follows:

L'esca che voi da faggi ombrosi e querce

Sazio d'ogn' altro, e'ngordo di tal cibo

Prendete in novo e prezioso cibo;

Vivo e lieto hor vi tien tra selve, e querce …

(C. Tolomei, op. cit., 166, ii.)

Poi che gli ardenti miei gravi sospiri

Vanno, qual guida, inanzi al tristo pianto;

Occhi temprate homai si largo pianto

Che forse scemeranno anco is sospiri …

(L. Paterno: Rime [Venice, 1560], 124.)

Quando spunta nel Ciel la lucid 'alba,

E quando poscia splendon mille stelle,

Sentì Mari pastor dir mest' a l'alba

Queste parole, e dirle anco a le stelle …

(L. Orlandino dal Greco: Rime degli Accademici Accesi di Palermo [Palermo, 1726], 229, i.)

Sgorga dal mar d'immensa eterna luce

Luce, che l'aureo sol l'immote stelle

Forma, e l'avviva si ch'indi la luce

Muove, ch'alluma in ciel l'erranti stelle …

(A. Marchetti: Rime scelte de' poeti illustri de'

nostri tempi, Lucca, 1709.)

The octaves of the following sonnets are also built on two rime words: Minturno, “Come adivien …” with the rime words cielo and sole in his Rime e prose (Venice, 1569); Minturno, “Odiar la notte …” with the rime words giorno and sole, op. cit.; Academico Trasformato, “Quando fia Amor …” with the rime words sole and luce in Rime de gli academici occulti (Brescia, 1567), 124. Other sonnets having only two alternating rime words for both octave and sestet are Montenero, “Donna perchè veder …” with the rimes morto and cielo in Rime di diversi signori napoletani et altri … Libro settimo (Venice, 1556); Muzio, “Se cosí a me …” with the rimes bella and core in Rime diverse (Venice, 1551), p. 29; Bertini, “Adio mi disse …” and “Vorrei cantar …” with the rimes Filli and adio (op. c.t.).

8 It differs from all of the poems cited above in having a rimalmezzo, which is also a parola identica, in addition to the fact that it is a sonetto caudato.

9 See G. Surra: “Impronte Giustiniane nella poesia di Giosuè Carducci” in Giornale storico della letteratura italiana, lxi (1913), 63.

10 I.e., the sonnet already cited: Creato il primo patre … and another sonnet with its octave constructed on the words vita and morte, “Sapi che cruda e tenebrosa morte,” by Ulisse Aleotti in A. Segarizzi's study “Ulisse Aleotti, rimatore veneziano del secolo xv,” Giornale storico …, xlvii (1906), 61.

11 Other poems either religious or elegaic in tone are:

Anchor che'n questa nostra mortal vita

Il fin di tutti i mali sia la morte,

Per non si dar in preda a l'empia morte

Meglio è haver trista e sconsolata vita …

(S. della Croce in Rime di diversi signori napoletani et altri … Libro quinto, Venice, 1552)

Avezziamoci a morir poiche per morte

A fin si vien d'una noiosa vita,

Che altro che miserie ha questa vita,

Angoscie e pene assai più rie che morte? …

(Argisto Giuffredi, Rime degli Accademici Accesi …, i, 67.)

[The first verse comes from the beginning of F. Carrafa's sonnet: “Avezzianci a morir, poi che la Morte …” see I fiori delle rime de' poeti illustri … (ed. Ruscelli, Venice, 1569), 89v. In the same volume (168v.) is a similar line by Guidiccioni:.]

Da te morto Giesù, nasce la vita

Che morendo per l'huom mort'hai la morte;

E dal tuo amor in noi quella morte

Che col morir ne scorge a miglior vita …

(G. Fiamma, Rime spirituali [Venice, 1570], 332.)

O de l'ombre dannata immortal morte,

Vita mortal, che sei tu? Morte o vita?

Se sei vita, com'hai continua morte?

Se morte, come duri eterna vita? …

(L. Gandini, Rime [Venice, 1581], 31.)

Padre non pianger più mia dolce morte,

Poichè mercè del Cielo, a l'alta vita

Poggiai che se fu breve la mia vita,

Non m'apparve al morir ombra di morte …

(G. Le Rape, Rime degli Accad. Accesi, op. cit., i, 206.)

Per far che morte a noi donasse vita,

Et per trarne da grave eterna morte

Quel, che a mortai dispensa et morte et vita

Pronto hoggi corse a voluntaria morte …

(M. Valerio Sali, Rime scelte d'alcuni poeti bassanesi che fiorirono nel secolo XVI [Venice, 1769], 88.)

Sommo Signor che con sì oscura morte

Cangiando l'immortal felice vita,

Desti a noi peccator la propria vita

Per liberarci da perpetua morte …

(Incerto, Delle rime di diversi nobili et eccellenti poeti … Libro secondo [Venice, 1548], 128v.)

See also Rime spirituali (Venice, 1550), 28v. Other sonnets using vita and morte as alternating rime words are S. della Croce, “Ben fu sciocco colui …,” op. cit.; L. Orlandini dal Greco, “Donna real …,” Rime degli Accad. Accesi, op. cit., ii, 118; Aurelio Botticella, “Oggi hebbe il mio signor …,” Rime degli Accad. Accesi, op. cit., i, 114; G. Le Rape, “Siccome si mostrò …,” Rime degli Accad. Accesi, op. cit., i, 214; B. Giangrandi, “Se questa fragil, egra e mortal vita …,” Rime scelte di poeti ravennati (Ravenna, 1739), p. 62.

12 Compare Affliger chi per voi cara ha la vita;

Che vien mancando, et è vicina a morte

E vostra empia durezza che di morte

Vaga procura il fin de l'altrui vita …

(M. Valerio Sali, op. cit., 77.)

Io con credea giamai, che la mia vita

Potesse per amar giunger a morte;

Ahi fallace credenza: incauta morte

Più veloce, che strai va la mia vita …

(M. Valerio Sali, op. cit., 67.)

Io vo chiamando dolcemente morte

Che mi sottraggi a questa fragil vita;

Non perch'io creda, che sia dolce morte,

Ma per finir l'amaro della vita …

(L. Martelli, Opere [Florence, 1548], 27–28.)

F. Denalio, “Se lunge io son da voi …,” Prima parte delle rime (Bologna, 1580), p. 19 and Il Solingo, “Se voi sete 'l mio cor …,” Rime degli Academici Occulti (Brescia, 1567), p. 102, also wrote amorous sonnets with the rime words vita and morte. Likewise amatory in subject-matter, but making use of the vita-morte rime only in the sestet is a sonnet by Collatino da Collalto beginning: “Muzio, se di saper pur hai disio …,” in Gaspara Stampa-Veronica Franco, Rime (Bari, 1913), p. 218.

13 Compare Calvacanti, “Quando di morte mi conven trar vita,” Poeti del primo secolo della lingua italiana (Florence, 1816), ii, 287; Domenico Cavalca, “Morendo Cristo in croce ci diè vita …,” Raccolta di antiche rime toscane (Palermo, 1817), iii, 179; Giacomo da Lentino, “La vita che mi diè fu la mia morte …,” Poeti del primo secolo …, i, 293; Petrarch, “Egualmente mi spiace morte e vita …,” op. cit., 288; idem, “Odiar vita mi fanno e bramar morte …,” op. cit., 503.

14 Others less complete are:

Com'hai potuto dar la morte o morte,

A chi morte toglieva e dava vita?

Come non ti cangiasti o morte in vita

Presso la vita mia nel darle morte? …

(L. Groto, Rime [Venice, 1581], 101.)

La vita, amor, ch'io vivo, è proprio morte,

Anzi peggior che morte è la mia vita;

Suol finire morte una penosa vita;

Ma la mia vita non ha fin per morte …

(G. Goselini, Rime [Venice, 1581], 101.)

Se io non ho vita in questa morta vita

Nè viver posso in questa viva morte,

Parmi ch'ella non sia vita nè morte

Questa, dove ognor moro e resto in vita …

(F. Copetta de' Beccuti, Rime [Venice, 1751], 64.)

15 Compare Petrarch, “Pace non trovo e non ho da far guerra …,” op. cit., p. 288; idem, “E breve guerra per eterna pace …,” op. cit., p. 453; idem, “A tanta pace e m'a lassato in guerra …,” op. cit., p. 428; idem, “E mi tolse di pace e pose in guerra …,” op. cit., p. 536; idem, “Pò far chiara la notte, oscuro il giorno …,” op. cit., p. 370; idem, “E i giorni oscuri e le dogliose notti” and“I chiari giorni e le tranquille notti …,” op. cit., pp. 503–504.

16 Other sonnets in pace-guerra are:

Felice chi da guerra ha tregua e pace,

E ricco di trofei, ch'acquistò in guerra

Non temendo dell'aspra e cruda guerra

Trionfa altero in sua tranquilla pace …

(C. Morelli, Rime [Cosenza, 1595], 34.)

Non bramo, ne desio, ne vo più guerra,

Anzi ricerco a tutte l'hore pace;

E pur non posso ritrovar mia pace,

Che quanto io miro mi rassembra guerra …

(idem., op. cit.)

Havrà mai fine questa dura guerra,

Che mi fate, o pensier? datemi pace:

Ch'io son già stanco in così lunga guerra,

E pur dovreste poi prestarmi pace …

(Orlandini dal Greco, op. cit., 297, i.)

17 Three Sicilian poets, Bartolomeo Bonanni, [“Ecco or sen va …,” Rime degli Accad. Accesi, i, 118,] Argisto Giuffredi, and Orlandini dal Greco likewise adopted the same rimes.

O felici pastor, che in questa notte

Apriste gli occhi nel più chiaro giorno

Che fosse mai, mercè di lui che'l giorno

Creò da prima, e fece poi la notte …

(Giuffredi, Rime degli Accad. Accesi, 68, i.)

Quando fia mai (Signor) quel santo giorno

Che non m'ingombri più terrena notte? …

(idem, op. cit., 68, i.)

Sparite, o fiere Larve, ecco qui il giorno

Onde fu estinta al fin la cieca notte

Che il dì ne tolse, e n'arrecò la notte

Per non riveder più l'aurora e 'l giorno …

(Orlandini dal Greco, Rime degli Accad. Accesi …, 131, ii.)

18 Simonetti furnishes a further example in the same rimes: Lasso tra due contrarii in freddo ghiaccio … (op. cit.) while others are supplied by Giuffredi, A. Botticella, and Piasentini.

Che non puoi far Amor? se d'un gran ghiaccio

Nascer facesti un Mongibel di foco?

Ma che puoi far, se col tuo ardente foco

Un cor non puoi scaldar fatto di ghiaccio? …

(Giuffredi, Rime degli Accad. Accesi, op. cit., 59, i.)

In alto e nuovo Mar di vivo ghiaccio

Vidi vaga Sirena sparger foco,

Il cui dolce cantar me fe di ghiaccio

E 'l guardo onesto mi converse in foco …

(Botticella, Rime degli Accad. Accesi, op. cit., 105, i.)

Se questa mia nemica è tutta ghiaccio,

Amor, ond'ha così possente foco,

Che sgombrando dal petto il duro ghiaccio,

Non lascia parte in me che non sia foco? …

(M. Piasentini, Rime di vari … [Orvieto, 1596], 33.)

Giuffredi wrote a sonnet in ghiaccio-foco, “Romper credei …,” op. cit., i, 94, which was answered per le rime by his friend Gabrieli in “Se di tua donna …,” op. cit., i, 94.

19 In Cinque barzellette tratte dalle raccolte musicali di Andrea Antico da Montona, Bologna: R. Tipografia, 1887.

20 Cf. Biadene, “Morfologia del sonetto …,” p. 154.

21 Also attributed to Mantegna in Rime di diversiLibro quinto. … On Borra see F. Borri, “Luigi Borri, poeta parmigiano del Cinquecento” in Aurea Parma, xvi (1931).

22 D'Ancona (p. 443) also cites versions in Calabrian and in the dialect of Caprignano. For other dialect versions see also G. Vignoli, “Il folk-lore di Castro dei Volsci,” Studij Romanzi, xiii (1917), 150. Cf. also a strambotto by Luigi Pulci in Operette inedite 16–18, beginning: “ Vo'mi partire & non mi so partire. …”

23 This version is from a codex of the seventeenth century. For later versions with the same rime scheme see D'Ancona, op. cit., p. 458. In the Vignoli article just cited another version is reproduced with bibliographical notes, pp. 144–145, indicating where further versions of the octave may be found. Also in the seventeenth century a similar pronominal rima identica device was used by Francesco Melosio in a six-line stanza.

E una minchioneria, credilo a me;

Questi non stentan già per me oper te,

Ma si ridon bensì di te e di me,

E vengan pur mille malanni a te.

Io son disposto sol vivere a me,

E cancar venga a Francia a Spagna e a te.

See D. Gnoli, “Un freddurista nel Seicento,” Nuova Antologia, lvi (1881) 583.

24 J. A. Parmiero in La violejda, Collezione di tutti i poemi in lingua napoletana (Naples, 1788), xxii, 60.

Other interesting illustrations are:

E tanto digno de Vernacchie e Buffe

Chisto, che ssempe vò Buffe e Bernacchie,

Che quanno e cchino di Vernacchie e Buffe

Tanto vole cchiu Buffe e cchiu Vernacchie …

(Parmiero, op. cit., 76.)

Se a lo pertuso se nne stà lo Ragno;

Si pe li fatte suoie va lo zelluso;

E ba la Mosca a ttrommenta lo Ragno;

E la Coppola lieve a lo zelluso …

(Parmiero, op. cit., 103.)

T'avante essere Ammico è Nnamorato

Ma non sì Nnamorato e sì Ammico;

N'aviste tratte maje de Nnamorato,

Ne viste aggio maje 'ntè parte Ammico …

(Poesie napoletane di Domenico Piccinni [Naples, 1826], 180.)

Compà per chiajetare nce vo l'oro,

E tutto puoje avere co denare.

Li muorte pure fa parlare l'oro,

E niente oggi se fa senza denare …

(Geremia Priscolo: Mescuglia di chellete devote e pazzaiarelle, Parie seconna (Naples, 1831), p. 89.)

25 We reproduce two of them in full partly because they are inedita and partly because they illustrate a use of the sonetto identico which we have not as yet discussed in that we are dealing with an original sonnet and an answer or parody of the same per le rime.

La Guerra Aralda di Pace dedicata alle

glorie immortali di Luigi il Grande, Re

di Francia e di Navarra.

Guerra a Cesare muove e propon Pace

Pronto sempre egualmente a Pace e Guerra

Quel Re sì glorioso in Guerra e Pace,

Arbitro della Pace, e della Guerra.

Guerra dic'egli io porto; esorto Pace,

Ciò che vuol scielga il mondo o Pace o Guerra.

Giusta è la Guerra a chi non vuol la Pace,

Bell' è la Pace a chi non vuol la Guerra.

Fin di mia Guerra è il non voler la Guerra,

Voler la Guerra infin d'altrui Pace;

O facciam Pace in Pace o Guerra in Guerra.

Che gran Re? Che gran Guerra? Che gran Pace?

Mandar la Pace a principiar la Guerra,

Mandar la Guerra ad esibir la Pace.

(fol. 424)

Risposta verace

Perfido violator di Guerra e Pace,

Pronto al mal egualmente in Pace e Guerra,

Della fede nemico e della Pace

Muove a Pietro ad Augusto al mondo Guerra,

Se Guerra porti, a che esortar la Pace?

Se Pace esorti a che portar la Guerra?

A Guerra ingiusta a chi desia la Pace?

Giusta è la Pace a chi non muove Guerra.

Il fin della tua Guerra è voler Guerra

Con chi non ama che il sol fin di Pace

Onde non fai che pur la Pace in Guerra.

Re indegno, Guerra infame, afflitta Pace;

Offrir la Pace per voler la Guerra

Voler Guerra, e non voler la Pace.

The third composition is a religious sonnet beginning: Nat'èGesù, ei della Pace eGuerra … (371). Compare with the two sonnets cited above, a sonnet by A. Caro and a parody of the same by Lorenzino de'Medici in Del Lungo's article “Il Kaiser in due sonetti del cinquecento,” Giornale d'Italia, Rome, Nov. 20, 1918.

28 This poem is also quoted in a biographical sketch of Oxilia by M. D. in Nuova antologia, Nov. 16, 1918, pp. 205–07.

27 Cf. Du Bellay's vigorous attack against the rime équivoque which was doubtless influential in banning the device in La Défense et Illustration de la Langue Françoise (ed. Chamard, Paris, 1904), pp. 263–265. Estienne Pasquier in his Œuvres (Amsterdam, 1723), i, 738, was one of the few who appreciated the device. “Je mettrais volontiers entre nos jeux Poëtics ce sonnet de du Bellay auquel il s'est joüě sur ces deux paroles vie et mort, ce que n'estort que c'est une belle et sainte Oraison qu'il fait a Dieu.”

28 Instances of muerte and vida as end words in successive lines in the Concionero del Siglo XV, Nueva biblioteca de autores españoles, ii, which represents only a small portion of the poetic material of the century, are numerous enough to convince anyone that the device was very popular. Compare pp. 19, 38, 47, 125, 228, 247, 256, 531 (3 examples), 567 (2), 592 (2) and 716.

29 Other sonnets employing the alternating rime words vida and muerte are the following:

Christo, Jesus, escudo a nuestra muerte

Camino cierto, la verdad y vida.

Despues de haber en trabajosa vida

Al padre satisfecho con su muerte …

(López de Úbeda, Vergei del flores divinas,

[Alcalá de Henares, 1588], 69v.)

De tí muerto Jesu, nace la vida,

Que muriendo a la muerte diste muerte

Y de tu amor, nos vino aquella muerte

Que nos levanta a nueva y mejor vida …

(Pedro de Padilla, Cancionero espiritual

[Madrid, 1585], 87v.)

Translated from Fiamma's Da te morto Giesu … Rime spirituali, 332.

El dolor grave de tu acerba muerte

Dexó en tan triste soledad mi vida

Ilustre caro amigo, que la vida

En mí, sin tí, es retrato de la muerte …

(Pedro Láinez in MS. Esp. 314 of the Bibliothèque

Nationale of Paris, fol. 162.)

La vida que yo paso es propia muerte,

Y aun deve ser peor tan triste vida, Porque suele dar sin muerte a la vida,

Y esta vida no acaba con la muerte …

(idem, op. cit. fol. 23v.)

Translated from Goselini's La Vita, Amor, ch'io vivo … Rime, 1581.

Triste de mí que bivo ya sin vida

Y procurando estoy siempre la muerte,

Pareciendo me ser mejor la muerte,

Que no tan trabajosa y triste vida …

(Silvestre, Obras iv, Lisbon, 1592, 376.)

Other sonnets in vida-muerte were written by Manuel Ledesma (Cancionero of the Academia de los Nocturnos (Valencia, 1914), 90, iv), Gregorio Ferrer in the same cancionero, iii, 60, Luis Gálvez de Montalvo in El pastor de Fílida (Orígenes de la novela, 47, ii), and an anonymous poet in the Revue hispanique xxxvii (1916), 289.

30 MS. 2973 (previously M-268) and copy 7982 (previously V-366) in the Biblioteca nacional matritense.

31 This sonnet was falsely appropriated by Diego Murillo or his editors in the Divina dulce e provechosa poesía por el padre Fr. Diego Murillo (Zaragoza, 1616), p. 131.

32 Coming also from the pen of the same author is the only example of the rima derivativa which we have found in Spanish.

Sale la aurora colorada y bianca

Con tierno seno regalado y bianco

Huye la oscuridad al rostro bianco

Y de perlas se ve la tierra bianca.

Aperece riendo mi luz bianca

De carmesí adornada verde y bianco

Y vuelve al descubrir del bulto bianco

Mi noche en clara luz su frente bianca

Sale encendido el Dios de Cinthio bianco

Y al rayo ardiente de su lumbre bianca Nace el roxo Narciso el lyrio bianco

Abre el sol de su luz mi diosa bianca

Y al vivo resplandor dorado y bianco

Rayos de luz engendró de mí bianca.

(Op. cit., 228, iii.)

33 In Sanctii Brocensis, Opera Omnia (Geneva, 1776), iv, 222. See E. Buceta, “La crítica de la oscuridad sobre poetas anteriores a Góngora,” Revisla de filología española, viii (1921), 180.

34 In closing our discussion of the subject with reference to Spain it is of some interest to cite a curious opinion on the rima equivoca given by Juan Díaz Rengifo in his Arte poética española (Salamanca, 1592), p. 123. “De mas de esto muchos usan él, de él, a él, como consonantes diferentes, siendo uno el significado con diferentes modos; luego tambien se podria usar el cielo, de el cielo a el cielo, aunque fuese una la cosa significada, pues el modo de significarse es tambien diferente.” But on p. 124 he says: “Y si un vocablo se pusiere por consonante de sí mismo, no haviendo variedad en la significación, causara enfado. De donde concluyo, que es de esencia de el consonante el ser diverso en el significado, aunque en la voz sea uno mismo, y que no basta de ordinario la diversidad de los casos, sino que es menester haya diversidad en las cosas.”

35 Also in the Coimbra Archivio bibliografico (1901), p. 192.

36 Antonio da Tempo writes, in the oldest of Italian verse treatises: “Non tamen necesse est, quod totus sonettus habeat equivocationes, licet pulchrius et elegantius facere sive compilare unum sonettum totaliter in consonanntis equivocis quam particulariter.” (Delle rime volgari [Bologna ed. 1869], p. 161.)