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Un eucologio Ciprio che si cercava

Published online by Cambridge University Press:  04 August 2017

Giovanni Card. Mercati*
Affiliation:
Biblioteca Apostolica Vaticana

Extract

J. Goar (†1654) nel 1647 e J. Morin (†1659) nel 1651 e 1655 hanno pubblicato vari testi liturgici da un eucologio di Leone Allacci (†1669), loro degno amico, che il Morin aveva trattato di persona durante i nove mesi del suo soggiorno a Roma nel 1639, ed il Goar per qualche anno fra il 1637 e il 1644.

Morin nel 1639 non aveva veduto il codice, e solo nel 1642 incirca ne ricevette notizia coll’ indice dei titoli, e la profferta amichevole di fargliene trascrivere quanti desiderava; profferta che accolse procurandosi in tal modo la copia dei titoli della penitenza e delle sacre ordinazioni e della Costituzione Cipria di Alessandro IV, che poi pubblicò in gran parte. Invece Goar deve aver esaminato a suo agio il codice, perchè ne parla con sicurezza e ne dimostra una buona conoscenza.

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References

1 Commentarius de sacris Ecclesiae ordinationibus (1665), Praef. a principio e a p. 383. V' era stato chiamato dal card. Francesco Barberini ed aggregato alla congregazione per la correzione dell' Eucologio dei Greci, in cui l' Allacci era ‘uno delli deputati’ (v. la sua supplica ad Urbano VIII in Mazzi, C., L. Allacci e la Palatina di Heidelberg, 1893, 158 n.2), e n' era stato a suo malgrado richiamato dal card. Richelieu per motivi ignoti. Nella ristampa—in ordine cambiato—della ristampa del 1685 fatta da Jos. Assemani, Al., Codex liturgicus Ecclesiae Universae, VIII in 5 parti (Roma 1756–1763) non essendo correzioni ed aggiunte ai passi che citerò, basta avvertirne i lettori.Google Scholar

2 Cf. Coulon, R., nel Dictionnaire de Théologie catholique, VI, 1468; A. Manser, nel Lexikon für Theologie und Kirche, V, 559 (dov' è anticipata d' un anno la sua morte). Coulon lo fa stare a Roma come priore di S. Sisto dal 1637 probabilmente fino al 1642 e tornare di nuovo nel novembre 1643 per qualche tempo. Ma la prima dimora fu certamente assai più breve, perché Morin, , l.c., dice chiaro: ‘Nam cum Parisios reversus de rebus eiusmodi familiariter cum R. Patre Jacobo Goartio [così] Dominicani Ordinis Presbytero doctissimo sermones conferrem, eum monui Romae conservari antiquissima Euchologia, et quibus in Bibliothecis laterent indicavi, ut Euchologii Graeci vulgaris editionem quam meditabatur, et interpretationem latinam quam tum confecerat, ditare et illustrare posset: quod postea egregie et abunde praestitit.’ Non sembra dunque che siansi trovati allo stesso tempo in Roma, e risulta invece quanto più modesto fu l'assunto primiero del Goar, e quale fu il motivo del suo viaggio a Roma nel 1643-4, durante il quale ‘il visite toutes les bibliothèques qu'il peut, pour examiner leurs collections grecques’; risulta pure che non dopo il ‘ritorno in Parigi ai 24 luglio 1644 decise di mettersi alla composizione’ dell'Eucologio.Google Scholar

3 ‘Ante annos circiter novem Leo Allatius Euchologium nactus, titulorum indicem ad me misit, ut eligerem quae mihi forent usui, ea se exscribi curaturum perhumanè pollicitus,’ così nella ‘Adnotatio in Excerpta ex Euchologio Allatiano’ pubblicata nel 1651 alla fine del grosso Commentarius historicus de disciplina in administratione Sacramenti Poenitentiae, 134 sgg. della 2a paginazione.Google Scholar

4 Comm. de sacris ord. 710, con vari capi (xiv-xxi, xxiii) solamente in latino, ma di una versione diversa da quella del P. Riccardi, e dall' originale latino pubblicato nel 1648 dal continuatore del Baronio O. Raynaldus all' a. 1260, nn. 36-50 e nelle collezioni dei Concilii (cf. Potthast, II, 1456, n° 17910), che suppongo del Morin medesimo.Google Scholar

5 De sacris ord. 104.Google Scholar

6 ‘Longe plura ad sacras ordinationes spectantia quam praecedentia complectitur. Non frustra forsan coniicio Graecorum Antiochenorum et Syriae incolarum ritus continere. Syri enim et Orientales Christiani ritus Graecos moresve propè sequuntur’ etc. Google Scholar

7 Così ! per un fallo singolare di memoria. Leone era di Chio.Google Scholar

8 Legrand, V E., Bibliographie hellénique du dix-septième siècle, III (1895) 450 e 456 sg. Siccome fu esecutore testamentario insieme all' abbate Agostino Favoriti (ib. 450 e 453, correttamente; 457 ‘Agostini Favorito’ sic) Carlo Moroni bibliotecario del Card. Francesco, si può stare sicuri che i manoscritti rimanenti alla morte presso l' Allacci pervennero alla Barberiniana, non esclusi parecchi degli originali passati alla Vallicelliana nel 1803. Ma perchè non ostante la pubblicazione del testamento nella Rivista delle biblioteche, III (1892) 65-68, e nella Bibliographie hellén, loc. cit. si è continuato a ripetere che Allacci li legò o al Collegio Greco o a Giovanni Pastrizio o ai Filippini di S. Maria Vallicella e s' ignora la perdita che n' ha fatto la Barberiniana, e nel trapasso rimangono punti oscuri, sarà meglio discorrerne, a Dio piacendo, altrove alquanto in particolare per provocare uno studio al riguardo.Google Scholar

9 Le parole sembrano aggiunte dopo dalla stessa mano.Google Scholar

10 Così, secondo l'originale: invece alla p. 51 sopra indicata e in Morin, a p. 134 dell'appendice al De discipl. Poen. Nel cod. i numeri 51 e 52 sono ripetuti per errore.Google Scholar

11 Si vede che il Morin non afferrò l'importanza del nome del Santo nella chiusa dell'orazione omessa: che basterebbe a mostrarla proveniente da Cipro, essendo quel Santo—il solo nominato—ritenuto il primo vescovo dell'isola, discepolo di S. Pietro. Cf. Delehaye, H., ‘Saints de Chypre’ in Analecta Bollandiana, XXVI (1907) 259.Google Scholar

12 Nei registri dei quali però la ritrovava poco dopo e nel 1648 pubblicava il Rainaldi (v. le n. 4 e 14), ma il Morin non sapeva ancora o dimenticò di ricordare nel 1655. Il Riccardi (come già nel 1628 L. Holstenio, v. le sue Epistolae ad diversos ed. Boissonade, 113) grazie al Card. Francesco Barberini potè con certa libertà esaminare i mss. dell' Altempsiana (‘dum alacri promptoque vultu huc illucque cuncta pervolvens emissitiis circumspectans oculis intuerer’; però dopo ‘in Altempsiana agresti illa graecorum Codicum inculta silva’). Alla fine del 1646, in contrario di quello che un anno prima J. Fr. Gronovio aveva scritto a N. Heinsio (v. Burmann, , Sylloge epistolarum, III, 163 sg.; ‘Farnesiana in palatio Ducis Parmensis, ibidem celebratissima, sed eadem, cum omnibus illic, occlusissima’), Isacco Vossio la supponeva, nonchè accessibile, aperta (allo stesso Heinsio, , ib. III, 566) : ‘Farnesiana proculdubio iam aperta est, quae toto, quo Romae egi, tempore [a mezzo il 1642; v. ib. 561] clausa fuit; uti quoque illa Cardinalis [sic] de Altaemps, quas prae reliquis instructissimas esse arbitror’), correggendo e limitando così il gran male che nel 1642 gli aveva scritto delle biblioteche romane (p.561: ‘adeo tamen difficilis est aditus, ut non nisi favore aliquo singulari, uti interpretantur, liceat vidisse. Vidi jam egomet aliquas, sed ita vidi, ut perinde sit atque si non vidissem Praeterea ubi semel videris, nulla posthac iterum videndi spes relinquitur. Non defuit tamen mihi favor, etiam praecipuorum in hac aula hominum, qui aditum ad eas mihi parare voluerunt. Sed frustra fuere plerique. Verum neque Holstenius, neque quisquam eruditorum, impetrare id sibi unquam hic Romae potuerunt’). Heinsio di fatto (che nella Vaticana potè col compagno Langermann studiare ‘ad satietatem usque,’ tanto che ‘uterque nostrum non optime habemus’ [p.291] e scrivere pure: ‘De Farnesiana, Sfortiana et Altempsiana inspiciendis spes quoque facta’, 289), nel 1652 vi osservò i codici latini, tanto da poter scrivere ai 17 dicembre da Firenze al Vossio: ‘Latina exemplaria Msta eius bibliothecae sunt notae recentioris pleraque, quae mihi videre contigit: multi enim capsis erant inclusi, ad quos aditus non patuit. Nihil est inscitius stolidiusve Duce’ (ib. 656 sg.); ma su questo non conviene insistere, perchè probabilmente ebbe una libertà eccezionale, per la missione confidenziale, che insieme aveva da Vossio, di trattare d'accordo col portoghese Cav. Vincenzo Noguera l' acquisto del meglio dell' Altempsiana. Comunque, pochi anni dopo, i bollandisti benchè molto favoriti da Alessandro VII, stentarono a penetrare in essa (come nella Farnesiana, nella Sforziana ecc.) e vi poterono far poco. V le lettere dell' Henschenio cit. da Battistini, M., ‘I padri bollandisti Henschenio e Papebrochio a Roma nel 1660–61’ in Archivio della Società Romana di Storia Patria, LIII-LV, 33 e 28 sg. Neanche l' Allacci fu liberale con loro (ib. 6 e 33).Google Scholar

13 Cf. Palmieri, A., “Una versione greca della Constitutio Cypria di Alessandro IV’ in Bessarione, Ser. II, vol. VIII (1905), 143 sg. Il P fa Riccardi un barnabita! Google Scholar

14 Al Riccardi sfuggì ‘MCCXCVII’ (‘1297’ P.G. CXL, 1559). Notevoli piuttosto le diversità nelle date della bolla dall' originale latino, quale fu trascritto sul Registro Vatic. 25, fol. 259r, e si legge nel Rainaldi e nelle ed. dei Concilii: (per disteso anche nell'Allacc., p.200) lvδ. γ' di contro a ‘Vicecancellarii et not. V non. Julij Indictione ija Anno sexto.’Nel registro è certamente errata l' indizione, ma nel resto è in fallo il greco per colpa del traduttore (com' è evidente in Nonas) o di copisti, essendo improbabile che nell' originale spedito a Cipro siano sfuggiti II per III, V per VI e la denominazione falsa della dignità del cardinale. Il greco tuttavia è prezioso, perchè presenta le sottoscrizioni, al solito omesse nel registro, del Papa (con la rota e il ‘simbolo’ bene imitati nel ms. e riprodotti alla meglio nella stampa) e degli otto cardinali.Google Scholar

15 Così! Lo suppongo un errore per Federico Visconti arcivescovo di Pisa (1254–1277) in una lettera pastorale del 21 dicembre 1263 (pubblicata da Dal Borgo, F., Diplomi pisani, I 244, e citata da de Mas Latrie, L., ‘Le B. Hugues de Pise'in Revue Historique, V (1877) 78 n.1) raccomandava ai fedeli di aiutare con offerte la fabbrica della chiesa e della canonica di Calci, che aveva cominciato ‘venerabilis pater dominus Hugo, archiepiscopus Nicosiensis, natione Pisanus,'che si direbbe quasi l' originale latino di II.' se la nota potesse dirsi una versione. Quanto a è egli noto da altra parte che Germano ebbe tale sopranome? Eubel, , Hierarchia catholica M. Aevi, I 365 ripete gli errori su Ugo, già corretti dal Latrie, Mas, loc. cit. Google Scholar

16 Cf. Palmieri, 147 sg. La grafia errata (corretta dal Riccardi) si trova anche nell'Allacciano, 174, 179, 201.Google Scholar

17 Per quelli di Euagrio v. Muildermans, J., “Evagriana de la Vaticana’ in Le Muséon LIV (1941), 9 sg.Google Scholar

18 Oltre tale nota di proprietà, il ms. ha nel f.303v una lettera originale di scuse in grandi caratteri ad un patriarca ecc.Google Scholar

19 Cf. Assemani, Jos. Sim., Bibliotheca Orientalis, I (1719) Praef. § ix. Dei 20 codici, tutti aggiunti al fondo Ottoboniano ma confusi con altri di provenienza diversa, si darà la lista coi numeri odierni nella Miscellanea in onore del P. Atanasio Miller O.S.B., segretario della Pont. Commissione Biblica.Google Scholar

20 Di questo numero non so dare la spiegazione. Ho sospettato che fosse quello dell' armario dell' Altempsiana, nella quale ***i manoscritti empivano appunto 23 armarii, come appare dall' Index Scriptorum Codicum Bibliothecae Altempsianae ora Cod. Ottob. lat. 2542, ma non sono riuscito ad accertarmene, perchè è un inventario brevissimo, coi mss. greci, latini ecc. mescolati, in cui l' eucologio Ciprio non sarebbe stato riconoscibile, ancorchè l'indice fosse del 1o terzo del secolo XVII, ciò che non risulta punto.Google Scholar

21 Cf. Batiffol, P, La Vaticane de Paul III à Paul V (1890), 58 sgg; Dorez, L., ‘Recherches et documents sur la Bibliothèque du Cardinal Sirleto in Mélanges d'Archéologie et d'Histoire, XI (1891), 456-491. Se Gian Angelo fosse sopravissuto alla compera 50 anni, come qualcuno può intendere da un periodo alquanto ambiguo di Costantino Ruggieri e del Batiffol, difficilmente sarebbero usciti dall' Altempsiana l'eucologio Ciprio e vari codici dispersi, quali ad es. il Reginense gr. 90, il Casanatense 1902 (v. Studi ital. Filol. classica, III, 186), il Braidense AE IX 19 (v. Revelli, P, Terre d'America e Archivi d'Italia, 1926, 79), quello passato agli Altieri ed ora di G. Pasolini (v. Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le province di Romagna, Ser. IV, vol XII, 1922, 109, n. 1.) ed altri che Ruggieri affermò di aver visto ‘nella Chisiana, nella Barberina ed in quella di S. Pantaleo’ (in Feron, E. Battaglini, F., Codices mss. Graeci Ottoboniani, LII), come ad es. i Chigiani D 114, E 243, I 203 e L 297. Quel degnissimo principe fu tanto attaccato a' suoi codici, che volle ‘pigliar copia’ degli ‘84’ levatigli ‘manu regia’ al tempo dell' acquisto per la Vaticana da Paolo V, che lo compensò con 800 scudi. V Studi e Testi 75, 126 sgg.Google Scholar

22 ‘248. En papier de coton. Acoluthia.’ I titoli del cit. Index Altemps. non sono più illuminanti Sopra il Vat. lat. 6163 v. Dorez, 463489.Google Scholar

23 Cf. Mazzi, , op. cit. 155 sg.Google Scholar

24 Apes Urbanae sive de viris illustribus, qui ab anno MDCXXX per totum MDCXXXII Romae adfuerunt ac Typis aliquid evulgarunt (1633), pp. 253 sg. Ai 5 scritti già stampati dal Teatino l'All. aggiunge i titoli di una decina di pubblicazioni che il medesimo preparava, e poi ‘Commentatur etiam nescio quid in Euchologium, et ritus Graecorum’ (254), ma non accenna alla Constitutio Cypria. Google Scholar

25 Quante opere ‘in quibus eiaborandis totus est’ aveva già nel 1633 incominciate e pubblicamente promesse, vedasi nelle Apes Urbanae , p. 177180. Anche un lavoratore accanito, qual era tuttora a 77 anni incirca (v. una lettera all' Aprosio in Bibliofilia, III, 227, n. 1.), e con tutti i mezzi, difficilmente le avrebbe potuto compiere e pubblicare.Google Scholar

26 Sono epiteti datigli dall' Heinsio, che pure è il meno crudo, nella lettera cit. sopra, n. 12. Ed appunto per questo speravano di riuscire ad averla coll' aiuto del Noguera, il quale ne aveva mandato ‘un catalogo accuratissimo’ (e poi, il 1 novembre, mando in dono all' ‘amicissimc’ Vossio il cod. gr. 140 della Regina) e promesso quello della Farnesiana. Onde, scriveva Vossio all' Heinsio il 23 settembre 1651, ‘Cupit Serenissima Regina, ut illum convenias, neque enim dubitat, quin plurimum instituto tuo possit prodesse. Scribit ille existimare sese Ducem illum, cuius est bibliotheca, libenter aures praebiturum cupientibus illam emere, cum nihil minus quam libros curet, ut pote cum sit totus deditus venationi. Facile itaque vel totam venditurum, vel etiam aliquam eius partem, quod sane ego longe praetulerim. Nam multa haec quoque continet bibliotheca, quae vix sit operae pretium transmitiere’ (in Burmann, III, 627).Google Scholar

27 Ibid. E a p.630: ‘De libris Cardinalis [sic] Altempsi emendis agas cum Domino Vincentio Noghera Destinavit Nogherae torquem aureum Regina, quem ut quamprimum offerre possis curabo, ut spero.’ Ma ai 24 novembre 1652 (parecchi mesi dopo la ‘cattività’ del Noguera) il linguaggio del Vossio è mutato: ‘Quod si Romam denuo repetas, ut scribis, utinam possis accessum impetrare ad Bibliothecam Altemsianam Verum haec frustra. Vereor enim ut tibi non pateat accessus ad illam’ (p.652). Il Noghera però fu ***liberato e ‘1654. 6 Julii † R. D. Vincentius Noghera nobilis Ulisiponen. ann. circa 68. in palatio Emi Card. Barberini,’ come annotò Galletti, P. L., Necrol. Rom. (Cod. Vat. lat. 7882, f. 76) dal libro dei morti di S. Lorenzo in Damaso. Essendogli capitato prima del 1636 un accidente abbastanza serio, non so quale, per cui dovette supplicare il buon Card. Francesco di ottenergli da Urbano VIII una dichiarazione di non avere ‘incorso infamia,’ nelle prime due lettere a lui (v. Barber. lat. 6472) si sottoscrive ‘Francesco di Noya,’ che poi chiamossi col suo vero nome e cognome Vincenzo Noghera,' annotò nel f. 3r un antico postillatore. Su lui cf. Machado, Diogo Barbosa, Bibliotheca Lusitana, III, 784 sg.; Boissonade, , Holstenii Epist. 297, n.1.Google Scholar

28 V la n. 20. Heinsio (v. n. 12) accenna a ‘capsis,’ in cui erano chiusi molti codici, perciò non visti. Saranno stati gli stessi armari? o non piuttosto altre casse in più? Google Scholar