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IL POTERE DEL LAVORO NELLA SOCIETà POST-PACIFICATA (UN FUTURIBILE SINDACALE)

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

Introduzione

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A dispetto di una intensiva auscultazione sociale, o sociologica, la contestazione studentesca ci ha colti alla sprovvista. Nemmeno eravamo preparati, sul finire degli anni sessanta, ai nuovi conflitti industriali. Per venti anni circa la prognosi era stata che le ideologie stavano tramontando, e la diagnosi era che le società occidentali erano ormai ≪ società pacificate ≫. Questi macroscopici errori predittivi lasciano sospettare che ci aspettano altre sorprese. E vale cominciare dall'autocritica, dal chiedersi come mai l'enorme massa di informazioni di cui disponiamo (relativamente parlando) ci lascia non meno sordi e non meno miopi di quando le informazioni non c'erano.

Type
Saggi
Copyright
Copyright © Società Italiana di Scienza Politica 

References

1 Questo scritto mi è stato commissionato per un convegno tenuto a Bellagio nell'agosto del 1971, sotto gli auspici del Consiglio intemazionale delle scienze sociali dell'UNESCO, diretto da Mattei Dogan, sulla Analisi comparata delle società altamente industrializzate. È stato successivamente ampliato e riscritto, in inglese, al Center of Advanced Study in the Behavioral Sciences di Stanford. Di qui le molte dizioni inglesi mal traducibili. Google Scholar

1. La piú lucida discussione di questa tesi è in Aron, R., Kennan, G., Oppenheimer, R., et al., Colloques de Rheinfelden, Paris, Calmann-Levy, 1960.Google Scholar

2. Sulla differenza tra previsione tecnologica e politologica vedi il mio Codicillo a Daniel Bell , ≪ Rivista Italiana di Scienza Politica ≫, I (1971), pp. 381391.Google Scholar

3. Cfr. de Jouvenel, B., L'art de la conjecture, Monaco, Editions du Rocher, 1964 (trad. it., Firenze, Vallecchi, 1967). Di questo lucidissimo libro si è detto, esattamente, che ≪ spicca per la coerenza con la quale tutti i problemi epistemologici e di metodo delle scienze sociali sono messi a fuoco nella prospettiva e nella misura in cui afferiscono al predire ≫ (Duncan, O.D., Social Forecasting: The State of the Art, in ≪ The Public Interest ≫, Fall 1969, p. 109).Google Scholar

4. Vedi in questo fascicolo l'articolo I sindacati e lo Stato liberal-democratico. Come risulta dal fatto che ne adotto lo schema interpretativo, sono, per molti rispetti, debitore di Finer.Google Scholar

5. Cfr. Kahn, H. e Wiener, A. J., The Year 2000: A Framework for Speculation on the Next Thirty-three Years, New York, Macmillan, 1967; e Jungk, R. e Gaining, J., (eds.), Mankind 2000, London, Alien & Unwin, 1969.Google Scholar

6. Notes on the Post-Industrial Society (II), in ≪ The Public Interest ≫, Spring 1967, p. 192.Google Scholar

7. Notes on the Post-Industrial Society (I), in ≪ The Public Interest ≫, Winter 1967, p. 27. In generale vedi Bell, Daniel, The Post-Industrial Society. The Evolution of an Idea, in ≪ Survey ≫, Spring 1971, n. 79, e Labor in the Post-Industrial Society, nel n.ro speciale di ≪ Dissent ≫, Winter 1972, pp. 163–189, dedicato a The World of the Blue Collar Worker. Ad oggi non è ancora uscito il vol. di Bell, The Corning of the Post-Industrial Society, New York, Basic Books, che raccoglierà le varie anticipazioni qui citate.Google Scholar

8. Vedi Brzezinski, Z., Between Two Ages: America's Role in the Technetronic Era, New York, Viking Press, 1970.Google Scholar

9. Vedi spec. Inglehart, R., The Silent Revolution in Europe: Inter-generational Change in Post-Industrial Societies , in ≪ American Political Science Review ≫, LXV (1971), pp. 10001009.Google Scholar

10. Tra queste le etichette post-sustenance e post-security suggerite rispettivamente da Barnes, S. H., On Change and the Assessment of Societal Learning, dattiloscritto, p. 4 e Inglehart, R., op. cit. Google Scholar

11. Vedi le belle pagine sul ≪ problema del lavoro ≫ di Löwith, K., Da Hegel a Nietzsche, Torino, Einaudi, 1949, pp. 424469.Google Scholar

12. Questa dinamica è di regola trascurata dalle tecniche proiettive. Per es., nel classico futuribile di Kahn, e Wiener, , The Year 2000, cit., troviamo ≪ trends a raggiera ≫ che convergono su ≪ culture sempre piú sensate ≫ (empiriche, mondane, secolari, umanistiche, pragmatiche, utilitarie, etc.) e elites borghesi, burocratiche, meritocratiche, democratiche e anche nazionalistiche (cfr. spec. p. 7 e pp. 23–25). Rivisitate a solo cinque anni di distanza queste proiezioni ≪ consonanti ≫ risultano già poco plausibili.Google Scholar

13. Per il quadro piú generale vedi il programma di indagine delineato, nell'Epilogo, da Keniston, K., Youth and Dissent. The Rise of a New Opposition, New York, Harcourt Brace, 1971, spec. pp. 375400.Google Scholar

14. Già all'inizio del 1968 la rivista ≪ Daedalus ≫ dedicava il suo primo numero (gennaio) al tema Students and Politics, con un'ampia documentazione comparata introdotta da S.M. Lipset. Seguiva alla fine dello stesso anno un numero speciale The Universities di ≪ Public Interest ≫ (n. 13, Fall, 1968) con contributi di Glazer, Bell, Parsons, Crozier, Mayntz e altri. A quel momento esisteva già una consistente bibliografia: Altbach, P. G., Select Bibliography on Students, Politics and Higher Education, Cambridge, Harvard University Press, 1967. Da allora la bibliografia è diventata sterminata. Di Lipset (che ha anche curato, con Wolin, S.S., The Berkeley Student Revolt, Garden City, Doubleday, 1965, la prima riflessione su quanto andava maturando) vedi anche il piú recente volume, Rebellion in the University, Boston, Little Brown, 1972. Per il punto al 1968 sulla situazione italiana cfr. il cap. di Martinotti, G., The Positive Marginality: Notes on Italian Students in Periods of Political Mobilization, nel vol. curato (ancora) da Lipset, S.M. e Altbach, P.G., Students in Revolt, Boston, Houghton Mifflin, 1969.Google Scholar

15. Competenza è intesa in senso proprio, o cognitivo; non certo nel significato sociologico (e largamente circolare) suggerito da Smith, M. B., Competence and Socialization, nel vol. curato da Clausen, J. A., Socialization and Society, Boston, Little Brown, 1968.Google Scholar

16. Etzioni, A., Demonstration Democracy, New York, Gordon and Breach, 1970, p. 1.Google Scholar

17. Cfr. de Negri, E., Interpretazione di Hegel, Firenze, Sansoni, 1943, p. 295 e pp. 288–89.Google Scholar

18. Beninteso, il bersaglio sono le ≪ nostre ≫ scuole, leggi e autorità. Ma se guardiamo ai modelli che fanno da parametri a questi giudizi, la specificazione diventa superflua. Alla fine dell'attacco, restiamo con alternative del tutto immaginarie o particolarmente inappetibili.Google Scholar

19. Easton, D. e Dennis, J., Children in the Political System. Origins of Political Legitimacy, New York, McGraw-Hill, 1969, p. VIII.Google Scholar

20. Per citare una sola indicazione, ≪ la percentuale di studenti che rispondevano affermativamente alla frase ‘l'America è una società malata’ è costantemente salita dal 1960, finché nel 1970 questa tesi venne condivisa da una solida maggioranza… Nel maggio 1970 tre quarti degli studenti dei collegi americani ritenevano che ‘cambiamenti fondamentali’ erano necessari… e solo un 19% riteneva che il sistema fosse fondamentalmente sui ‘giusti binari’ ≫ (Keniston, K., Youth and Dissent, cit., p. VIII).Google Scholar

21. Dico ≪ ultra-sinistra ≫ perché in pochi anni la nozione di ≪ nuova sinistra ≫ si è troppo diluita e slargata. Beninteso i confini sono fluidi. L'ultra-sinistra — nel mio argomento — sta al centro di una serie di onde concentriche che ne rappresentano le zone di ripercussione.Google Scholar

22. Cfr. La sinistra hegeliana, ≪ Testi scelti da Karl Löwith ≫, trad. di Cesa, C., Bari, Laterza, 1960, e spec. la nota finale di Löwith ≫. Dello stesso vedi anche Da Hegel a Nietzsche, cit., spec. parte I, capp. 2–3. Cfr. anche Cesa, C., Studi sulla sinistra hegeliana, Urbino, Argalia, 1972; e, quale testimonianza di un antico interesse, un mio corso litografato del 1951: Da Hegel a Marx: la dissoluzione della filosofia hegeliana. Google Scholar

23. Ovviamente non tento, qui, una interpretazione delle matrici filosofiche e ideologiche dell'ultra-sinistra. Tra le varie possibili chiavi interpretative, è stimolante il n.ro di ≪ Government and Opposition ≫ (4), Autumn 1970, dedicato a Anarchism Today. In questa chiave cfr. anche Amidei, G. Barbiellini, Un'interpretazione liberale della rivoluzione dei giovani , ≪ Biblioteca della Libertà ≫, novembre-dicembre 1969.Google Scholar

24. Non è detto, pertanto, che il totale della insoddisfazione sia aumentato. Può benissimo darsi che ≪ quel che è cambiato è la rete di comunicazione [della insoddisfazione] al resto della società, oppure la collocazione dei gruppi che protestano. È anche possibile che il grosso cambiamento sia avvenuto nel sistema di controllo sociale ≫ (Barnes, S. H., On Change and the Assessment of Societal Learning, cit., p. 4). Il punto fondamentale sta, a mio avviso, nel ≪ ritrovarsi ≫. Sulle condizioni che trasformano l'insoddisfazione (relativa) in azione violenta, cfr. Gurr, T. R., Why Men Rebel, Princeton, Princeton University Press, 1970. Vedi anche, in generale, Eckstein, H., On the Etiology of Internal Wars, in ≪ History and Theory ≫ (1965), pp. 113–63; e il vol. coll. curato dallo stesso, Internal War: Problems and Approaches, New York, Free Press, 1966.Google Scholar

25. È l'interpretazione schmittiana. Vedila ora in Schmitt, Carl, Le categorie del ‘politico’, a cura di Miglio, G. e Schiera, P., Bologna, Il Mulino, 1972, spec. pp. 87165.Google Scholar

26. Limito la prognosi all'estrema sinistra non perché ignori l'esistenza di una estrema destra, ma perché quest'ultima mi appare essenzialmente un fenomeno di retroazione. Il vento ideologico spira a sinistra. Un trattamento a sé dell'estrema destra presuppone una sua alimentazione ideologica autonoma di cui non riesco a captare la forza traente.Google Scholar

27. È nella scuola media superiore che cogliamo, infatti, il momento in cui il ≪ gruppo di riferimento ≫ cessa di essere la famiglia e diventano i coetanei (peer groups) e le istituzioni socializzatrici secondarie. Il grosso di queste indagini è stato orientato, negli anni sessanta, sulla ≪ cultura consumatrice ≫, e non ci serve (cfr., ad es., Katona, G., Strumpel, B. e Zanh, E., Aspirations and Affluence. Comparative Studies in the United States and Western Europe, New York, McGraw-Hill, 1971). D'altra parte i problemi sono cosí drammaticamente cambiati in pochi anni che le ricerche di ≪ cultura politica ≫ sono rapidamente invecchiate (È il caso, tra gli altri, di Dennis, J., Lindberg, L., McCrone, D. e Stiefbold, R., Political Socialization to Democratic Orientations in Four Western Systems, in ≪ Comparative Political Studies ≫, I (1968), pp. 71–101). In ogni caso, il limite di tutte queste ricerche sta nella sottintesa ≪ clausola democratica ≫ delle nostre statistiche. Occorre che la statistica sociale recepisca il problema che dico di aritmetica politica. Per alcuni dati recenti sull'Italia vedi l'inchiesta Shell n. 9, Questi, i giovani, Genova, 1970; e spec. I giovani e la politica (a cura di P. Benedetti), Documenti ISVET n. 45, Roma, s.d. (ma 1973), particolarmente per le indicazioni risultanti dall'indagine demoscopica (pp. 81 ss.). Ma si tratta soltanto di prime, parziali indicazioni. Occorre sperare sui dati del progetto multinazionale steso da S. H. Barnes, Changing Mass Publics of Advanced Industrial Society, (cicl.) Ann Arbor, University of Michigan, 1973, al quale rimando anche per la massiccia bibliografia (pp. 121–152).Google Scholar

28. Alberoni, Secondo F., Classi e generazioni, Bologna, Il Mulino, 1970, il nesso è intrinseco. La sua ipotesi è che la lotta di classe sta riesplodendo in termini di generazioni.Google Scholar

29. Birnbaum, N., The Crisis of Industrial Society, New York, Oxford University Press, 1969, p. 96.Google Scholar

30. Con questo non si nega che la ≪ nuova sinistra ≫ (che distinguo, si ricordi, dai gruppuscoli) condizioni e influenzi i tradizionali partiti di sinistra e la loro strategia competitiva. Lo si vede chiaramente nel travaglio della socialdemocrazia tedesca (sospinta a sinistra dai Jungsozialisten, i c.d. Jusos), nel recupero a sinistra del PSI di Mancini e De Martino, cosí come nel calcolo che ha indotto i socialisti francesi a confluire, nelle elezioni del 1973, in un fronte popolare. Aggiungi che i vari partiti scheggia di sinistra insorti in questi ultimi anni — quali il PSIUP in Italia, il PSU in Francia, i Demokraten 66 in Olanda, e simili — sono generalmente intesi a ≪ identificarsi ≫ con la nuova sinistra. Quale che ne sia il successo e la durata, certo è che essi funzionano come i ≪ partiti ricatto ≫ teorizzati da Downs, A., An Economic Theory of Democracy, New York, Harper, 1957, pp. 127132. Tuttavia una conversione dalla competizione centripeta alla competizione centrifuga (cfr. Sartori, G., Tipologia dei sistemi di partito, in ≪ Quaderni di Sociologia ≫, XVIII (1968), spec. pp. 203–204 e 213) non equivale a una ristrutturazione del sistema partitico. Piuttosto, e alla distanza, ci dobbiamo aspettare cambiamenti significativi nella base sociale dei partiti, con segmenti crescenti delle classi medie e superiori che votano a sinistra, e segmenti crescenti delle categorie inferiori che abbandonano le loro identificazioni partitiche tradizionali (cfr. Inglehart, R., The Silent Revolution in Europe, cit., pp. 992–93 e 1009–16).Google Scholar

31. Tra gli studi piú recenti cfr. Greenstone, J. D., Labor in American Politics, New York, Knopf, 1970; e Vale, V., Labour in American Politics, London, Routledge & Kegan, 1971. Google Scholar

32. Tra le non molte eccezioni segnalo Pizzorno, A., I sindacati nel sistema politico italiano , ≪ Rivista Trimestrale di Diritto Pubblico ≫, XXV (1971), ora ripubblicata (parzialmente) nell'Antologia curata da Farneti, P., Il sistema politico italiano, Bologna, Il Mulino, 1973. Pur essendo una analisi limitata al caso italiano, la prospettiva di Pizzorno è esplicitamente politica e implicitamente comparata.Google Scholar

33. McKenzie, R. T. nel suo classico British Political Parties, London, Heinemann, 1955, sottovaluta il peso delle trade-unions nel partito laburista. A quest'ultimo effetto vedi, meglio, Harrison, M., Trade Unions and the Labour Party Since 1945, London, Allen & Unwin, 1960.Google Scholar

34. In questo fascicolo della rivista Paolo Zannoni mostra, inoltre, come partiti e sindacati possano essere studiati in parallelo mediante un medesimo schema analitico struttural-funzionale.Google Scholar

35. Per quanto Almond non espliciti il caso dei sindacati (è l'inconveniente già denunziato della group theory), l'applicabilità al sindacalismo del suo schema mi pare indubbia. Cfr. l'ultimo volume (con Powell, G. B.) Comparative Politics: A Developmental Approach, Boston, Little Brown, 1966, spec. pp. 7779 e 98–104 (trad. it., Politica comparata, Bologna, Il Mulino, 1970). Nella introduzione al volume coll. The Politics of the Developing Areas (curato con Coleman, J. S.), Princeton, Princeton University Press, 1960, Almond adopera il termine “aggregazione”, per i livelli piú inclusivi dei processi agglutinanti, riservando il termine “articolazione” per la piú ristretta espressione degli interessi ≫ (pp. 39–40). Pertanto anche i partiti possono articolare interessi; ma questa funzione è assegnata, di regola, ai gruppi di interesse e alle clientele e fazioni interne dei partiti.Google Scholar

36. Cfr. The Nerves of Government. Models of Political Communication and Control, New York, Free Press, 1963, passim, trad. it. I nervi del potere, Milano, Etas Kompass, 1972.Google Scholar

37. Raymond Aron ha d'altronde etichettato di ≪ rivoluzione introvabile ≫ la rivoluzione studentesca del maggio 1968 (La revolution introuvable: réflexions sur les événements de Mai, Paris, Fayard, 1968). Meno nota la riflessione a caldo di de Jouvenel, B., L'Explosion estudiantine, in ≪ Analyse et Prevision ≫ (Futuribles), 3, septembre 1968, pp. 561582. I protagonisti parlano in Sauvageot, Geismar, Cohn-Bendit, Duteuil, La révolte étudiante: les animateurs parlent, Paris, ed. du Seuil, 1968.Google Scholar

38. Tra questi la Germania, la Svezia e gli Stati Uniti. Ma la normativa, cosí come le categorie sottoposte al divieto di sciopero, sono diversissime. Molto dipende anche dalla disciplina generale, che può essere abbastanza vincolante da rendere superflua la distinzione tra servizi pubblici, impiegati dello Stato e lavoratori.Google Scholar

39. The Logic of Collective Action. Public Goods and the Theory of Groups, Cambridge, Harvard University Press, 1965, p. 36.Google Scholar

40. Cfr. Festinger, L., Riecken, H. W. e Schachter, S., When Prophecy Fails, Minneapolis, University of Minnesota Press, 1956.Google Scholar

41. Cfr. Rokeach, M., The Open and the Closed Mind, New York, Basic Books, 1960. Ho sviluppato l'argomento nel mio art. Politics, Ideology and Belief Systems, in ≪ American Political Science Review ≫, LXIII (1969), pp. 398411.Google Scholar

42. Hirschman, A. O., Exit, Voice and Loyalty. Responses to Decline in Firms, Organizations and States, Cambridge, Harvard University Press, 1970, pp. 79, e passim. Google Scholar

43. Op. cit. , p. 100.Google Scholar

44. Per questa nozione a molte facce vedi Kuhns, W., The Post-Industrial Prophets: Interpretations of Technology, New York, Weybright and Talley, 1971; e Williams, R., Politics and Technology, Basingstoke, The Macmillan Press, 1972.Google Scholar

45. Si pensi, per fare un solo esempio, alla tesi della ≪ tolleranza repressiva ≫, che cancella d'un colpo millenni di paziente costruzione ≪ garantista ≫. Sino alla seconda metà del nostro secolo una tesi del genere non sarebbe stata presa sul serio. Cfr. Marcuse, H., Critica della società repressiva, Milano, Feltrinelli, 1968.Google Scholar

46. Golembiewski, R. T., Bullock, C. S., e Rodgers, H. R., (eds.), The New Politics: Polarization or Utopia?, New York, McGraw-Hill, 1970, p. 327.Google Scholar

47. Possiamo anche dire che i modelli previsionali a lunga scadenza sono o utopistici oppure ≪ distopici ≫ (quali le previsioni di Kahn sulla guerra nucleare), e che le utopie disarmano mentre le ≪ distopie ≫ aiutano a difendersi. Cfr. Selan, T., L'utilità pratica dei modelli del terrore , in ≪ L'Europa ≫ (1972), n. 9, pp. 122132.Google Scholar