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PARTITI E SISTEMA PENSIONISTICO IN ITALIA. UN'ANALISI DELL'AZIONE PARLAMENTARE DELLA DC E DEL PCI (1953–1975)
Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Introduzione
Il welfare state si è in questi ultimi anni imposto come un campo d'indagine eminentemente interdisciplinare. Sempre più numerosi sono infatti i lavori ad esso dedicati da sociologi, economisti e politologi. La ormai vasta letteratura ha esplorato gran parte dell'orizzonte tematico implicito nel concetto e da questo convergente sforzo di ricerca teorica ed empirica sono emersi i capisaldi analitici dei possibili diversi approcci allo studio del welfare state. La tesi che emerge da queste ricerche con il maggiore potenziale esplicativo è quella che — sia pure con sfumature ed accentuazioni non sempre collimanti — ipotizza l'esistenza — a livello macrostrutturale — di una relazione di dipendenza (più o meno lineare) tra apparizione, diffusione ed affermazione del processo di industrializzazione delle economie e il parallelo processo di democratizzazione da un lato, e l'emergenza del welfare state, dall'altro.
- Type
- Ricerche
- Information
- Italian Political Science Review / Rivista Italiana di Scienza Politica , Volume 14 , Issue 1 , April 1984 , pp. 125 - 159
- Copyright
- Copyright © Società Italiana di Scienza Politica
References
1 Cinque sono, sostanzialmente, i tipi di approccio alla problematica connessa allo sviluppo e alla diffusione del welfare state identificabili nella letteratura sull'argomento: a) quello che privilegia l'analisi degli aspetti organizzativo-funzionali e che ha dato origine al filone della Social Administration; b) quello che enfatizza il ruolo dell'espansione dei diritti civili e della democratizzazione e che sottolinea la necessità di avvicinarsi allo studio del welfare as citizenship; c) quello che individua nel determinismo tecnologico la principale chiave di lettura dell'emergere e dell'affermarsi dello stato del benessere; d) quello che applica il paradigma funzionalista e, infine, e) quello che muove da una prospettiva marxista o neo-marxista. Per una esauriente rassegna delle caratteristiche di ciascuno di questi approcci si rinvia a Mishra, R., Society and Social Policy, London, Macmillan, 1977, e a Gough, I., Theories of the Welfare State: A Critique, in «International Journal of Health Services», VIII (1978), n. 1, pp. 27–40.Google Scholar
2 Cfr. Jackman, R.W., Politics and Social Equality. A Comparative Analysis, New York, Wiley, 1975.Google Scholar
3 Particolarmente ricca di contributi al riguardo è la corrente che, enfatizzando l'importanza del ruolo dello sviluppo economico nell'emergere del welfare state, enuncia più o meno esplicitamente una teoria della convergenza tra società industrializzate, indipendentemente dalle connotazioni del modo di produzione. Tra i numerosi autori aderenti a questa prospettiva sono da ricordare Wilensky, H.L., Rimlinger, G.V., Pryor, F., Cutright, Ph., Kerr, C., Lenski, G. Una sintetica illustrazione dei capisaldi di questo tipo di approccio si trova in Williamson, J.B. e Fleming, J.J., Convergence Theory and the Social Welfare Sector , in «International Journal of Comparative Sociology», XVIII (1977), pp. 3–4.Google Scholar
4 L'esponente più rappresentativo della citizenship theory è senza dubbio Marshall, T.H., il cui saggio più significativo Citizenship and Social Class, apparso nel 1950, è ora raccolto in Marshall, T.H., Sociology at the Crossroad and Other Essays, London, Heinemann, 1963.Google Scholar
5 Per una chiarificazione terminologico-concettuale della nozione di «industrialismo» cfr. Fairchild, H.P., (ed.), Dictionay of Sociology, Westport (Conn.), Greenwood Press, 1975.Google Scholar
6 Cfr. Flora, P. e Heindenheimer, A.J., (eds.), The Development of Welfare States in Europe and America, New Brunswick, Transaction Books, 1980.Google Scholar
7 Esistono numerosi studi comparati da cui emerge inequivocabilmente la tendenza generalizzata in tutti i paesi industrializzati ad un considerevole incremento, dall'immediato secondo dopoguerra, del peso delle spese sociali sul PIL. Uno dei più recenti ed esaurienti di questi lavori è quello curato dall'OCSE, nella collana «Studies in Resource Allocation», Public Expenditure Trends, Studies in Resource Allocation, n. 5, Parigi, OCSE, 1978.Google Scholar
8 Per una esauriente illustrazione della molteplicità delle soluzioni istituzionali e delle combinazioni tecnico-organizzative adottate sul piano della configurazione morfologica del sistema di sicurezza sociale della quasi totalità degli stati si rinvia a U.S. Department of Health, Education and Welfare. Social Security Programmes Throughout the world 1977, Washington, D.C., Government Printing Office, 1977.Google Scholar
9 Per fattori politici si intende in questo contesto variabili quali la composizione della maggioranza, la competizione interpartitica, la politica economica perseguita dal governo in carica, la produzione legislativa, l'azione dell'opposizione, la reazione dei policy-makers al mutamento dei rapporti di forza fra le classi, alla dinamica della conflittualità nei diversi settori dell'economia, e così via. Cfr. Derthich, M., Policy-making for Social Security, Washington, D.C., The Brooking Institution. 1979, e, per quanto attiene alla rilevanza euristica dei Fattori politici , Fry, B.R. e Winters, R.F., The Politics of Redistribution, in «American Political Science Review», LXIV (1970–71), pp. 508–522. Una sintetica rassegna dei lavori dedicati al ruolo dei fattori politici si trova, inoltre, n Newton, K., The Politics of Public Expenditure Studies, in «Political Studies», XXV (1977), pp. 122–127. Per una discussione critica di questa letteratura si rinvia a Anderson, J.E., Public Policy Making, London, Nelson, 1975.Google Scholar
10 Cfr. Wahlke, J.C., Policy Determinants and Legislative Decisions , in Ulmer, S.S., (ed.), Political Decision-Making, New York, Van Nostrand, 1970; e Ashford, D.E. (ed.), Comparing Public Policies, London, Sage, 1978.Google Scholar
11 Per un uso in un'ottica sistemica della nozione di governo politico si rimanda a Donolo, C. e Fichera, F., Il governo debole. Porme e limiti della razionalità politica, Bari, De Donato, 1981.Google Scholar
12 Una interessante discussione di questi temi, visti specificatamente nella prospettiva dei loro rapporti col welfare state, è quella contenuta in Cesareo, V., Consenso e legittimazione nello Stato assistenziale , in «Studi di sociologia», XVII (1979), n. 3.Google Scholar
13 Nella vasta letteratura dedicata alle trasformazioni dello stato liberale, particolarmente utili e stimolanti sono i valori di Miliband, R., The State in Capitalist Society, London, Weidenfield and Nicolson, 1969; Poulantzas, N. (sous la direction de), La crise de l'Etat, Paris, P.U.F., 1976; Offe, C., Lo stato nel capitalismo maturo, Milano, Etas Libri, 1977.Google Scholar
14 L'assenza di studi sistematici sulle modificazioni nel tempo della distribuzione delle proposte di legge di iniziativa parlamentare e governativa secondo gli aspetti da esse trattati, rende difficile valutare appieno questo fenomeno. Risulta, tuttavia, relativamente agevole rilevare una tendenza all'aumento del peso che, nella produzione di proposte di legge, hanno le questioni legate alle nuove funzioni dello stato democratico-rappresentativo contemporaneo. Per una discussione sulle difficoltà metodologiche proprie dello studio dell'attività parlamentare cfr. Blondel, J., Comparative Legislatures, Englewood Cliffs, Prentice-Hall, 1973; Cantelli, F. et al., Come lavora il Parlamento, Milano, Giuffrè, 1974. Sulle procedure di codificazione della produzione legislativa cfr. Cantelli, et al., op. cit., l'appendice a Di Palma, G., Risposte parlamentari alla crisi del regime: un problema di istituzionalizzazione , in Graziano, L. e Tarrow, S. (a cura di), La crisi italiana, Torino, Einaudi, 1979, pp. 367–422.Google Scholar
15 Per una discussione sulle differenze teorico-analitiche dei due concetti cfr. Fisichella, D. (a cura di), Partiti e gruppi di pressione, Bologna, Il Mulino, 1972.Google Scholar
16 In questo articolo, per ragioni di brevità, il sistema pensionistico italiano è analizzato esclusivamente nella sua principale componente organizzativo-istituzionale: quella che fa capo all'INPS. Per una panoramica generale sull'intero complesso dell'edificio pensionistico in Italia si rinvia ai lavori di Castellino, O., Il labirinto delle pensioni, Bologna, Il Mulino, 1976; e di Fausto, D., Il sistema italiano di sicurezza sociale, Bologna, Il Mulino, 1978.Google Scholar
17 Per una ricostruzione dello sviluppo istituzionale del sistema pensionistico italiano si rimanda a Castellino, op. cit., e a Fausto, , op. cit. Analisi particolareggiate delle prestazioni erogate nei loro aspetti tecnico-finanziari si trovano inoltre in Morcaldo, G., Analisi della struttura dei trattamenti pensionistici e della sua evoluzione, in «Contributi alla ricerca economica», n. 7, 1977, pp. 77–137; e in Commissione di studio sulla spesa previdenziale, La spesa previdenziale e i suoi effetti sulla finanza pubblica, Roma, Ministero del Tesoro, 1981.Google Scholar
18 Cfr. Fausto, , op. cit. Google Scholar
19 Particolarmente rilevante è il fatto che tutte e tre le leggi fondamentali che, a partire dal 1957 fino al 1966, hanno scandito le tappe di questo processo di estensione della copertura assicurativa alle categorie dei lavoratori autonomi (L. 26 ottobre 1957, n. 1047; L. 4 luglio 1959, n. 463; L. 22 luglio 1966, n. 613) hanno ottenuto il voto favorevole anche dei gruppi parlamentari del PCI.Google Scholar
20 Cfr. Forni, A., Il pianeta previdenza. Assistenzialismo, giungla pensionistica, sicurezza sociale, Bari, De Donato, 1979; Castellino, , op. cit. ; Fausto, , op. cit. ; Becchi-Collidà, A. (a cura di), Sussidi, Lavoro, Mezzogiorno, Milano, Franco Angeli, 1978.Google Scholar
21 Cfr. Coppini, A., La redistribuzione del reddito derivante dalla sicurezza sociale. Tecnica e metodo di misura, Roma, Editrice Veschi, 1979.Google Scholar
22 Cfr. Regonini, G., Stato e sindacati nella formazione della politica della sicurezza sociale. Il caso delle pensioni , in «Quaderni della Fondazione Feltrinelli», n. 10, 1980, pp. 89–113; e Regini, M. e Regonini, G., La politica delle pensioni in Italia: il ruolo del movimento sindacale, in «Giornale di diritto del lavoro e di relazioni industriali», n. 10, 1981, pp. 217–242.Google Scholar
23 Le cifre riportate in questa e nelle successive sezioni si riferiscono esclusivamente alle pensioni previdenziali (tranne quelle relative ai liberi professionisti) e non includono le proposte di legge riguardanti le pensioni (civili e militari) a carico dello Stato.Google Scholar
24 Cfr. Duverger, M., Sociologie Politique, Paris, PUF, 1968 la cui partie speciale dedicata a questi temi è stata tradotta e raccolta in Duverger, M., Party Politics and Pressure Groups, London, Nelson, 1972.Google Scholar
25 Cfr. Regini, e Regonini, , op. cit. Google Scholar
26 Cfr. Pasquino, G. e Leonardi, R. Attività parlamentare e rappresentanza politica , in Martinelli, A. e Pasquino, G. (a cura di), La politica nell'Italia che cambia, Milano, Feltrinelli, 1978 e Graziano-Tarrow, , op. cit. Google Scholar
27 Questo ambito tematico è stato al centro delle analisi e delle riflessioni della scuola di matrice funzionalista da cui è scaturito il filone della Public Policy Studies. Per una introduzione a questo campo disciplinare si rinvia a Frohock, F.M., Public Policy. Scope and Logic, Englewood Cliffs, Prentice-Hall, 1979.Google Scholar
28 Cfr. Regini, e Regonini, , op. cit. pp. 227 ss.Google Scholar
29 Cfr. Carboni, C. (a cura di), I ceti medi in Italia: tra crisi e sviluppo, Bari, Laterza, 1981.Google Scholar
30 Cfr. tra gli altri, Stephens, J.D., The Transition from Capitalism to Socialism, London, Macmillan, 1979, e Alber, J., Some Causes and Consequences of Social Security expenditure Development in Western Europe, 1949–1977, EUI Working Papers, Istituto Universitario Europeo, Firenze, 1982.Google Scholar
31 Cfr. Castles, F.G., (ed.), The Impact of Parties, London, Sage, 1982.Google Scholar
32 Uusitalo, Vedi H., Explanations of the Welfare State. A Methodological Appraisal , Paper presentato all'ECPR Workshops, Freiburg, 1983.Google Scholar
33 Cfr. Alt, J.E. and Woolley, J.T., Reaction Functions, Optimization, and Politics. Modelling the Political Economy of Marcroeconomic Policy , «American Journal of Political Science», XXVI (1982), pp. 1118–1142.Google Scholar
34 La nozione di competizione interpartitica è al centro di numersi studi e ricerche. Cfr. Robertson, D., A Theory of Party Competition, New York, Wiley; 1976 e Budge, I. e Farlie, D., Voting and Party Competition, London, Wiley, 1977.Google Scholar
35 Per una discussione generale di questi temi si rinvia a Budge, I. et al., Party Identification and Beyond. Representation of Voting and Party Competition, London, Wiley, 1976; e a Milder, N.D., Definitions and Measures of the Macro-level Party Competition in Multiparty Systems «Comparative Political Studies», VI (1974), pp. 431–456.Google Scholar
37 Per una esauriente discussione su questo tema si rinvia a Robertson, , op. cit. Google Scholar
37 Si potrebbe al riguardo fare ricorso alla costruzione di un altrettanto significativo indice di concentrazione temporale di progetti di legge presentati da parlamentari appartenenti a diversi gruppi politici sullo stesso argomento. Cfr. Cantelli, et al., op. cit. Google Scholar
38 Una stimolante analisi dei risvolti di carattere generale inerenti a questo problema si trova in Heidenheimer, A.J. et al., Comparative Public Policy. The Politics of Social Choice in Europe and America, London, Macmillan, 1975.Google Scholar
39 Nel microcosmo di categorie e gruppi sociali raccolti in questo raggruppamento si registra, infatti, la presenza di gruppi di pressione relativamente potenti — quali quelli degli ex funzionari, degli ex combattenti e dei profughi — accanto a categorie completamente prive di espressione organizzata, quali le casalinghe e gli anziani sprovvisti di reddito. In mancanza di studi specifici su questo aspetto, alcuni elementi indicativi si possono ricavare dai riferimenti diretti ed indiretti contenuti negli atti parlamentari.Google Scholar
40 Cfr. Regonini, , op. cit. Google Scholar
41 L'indicatore qui utilizzato per misurare la intensità della conflittualità (il totale delle ore di sciopero) è il più grezzo. Per un quadro di riferimento generale sullo strumentario statistico-metodologico per l'analisi degli scioperi, vedi Cella, G.P. (a cura di), Il movimento degli scioperi nel XX secolo, Bologna, 1979; e a Troiani, S., Gli scioperi in Italia. Analisi statistica, Bari, Cacucci, 1978.Google Scholar
42 Un settore questo caratterizzato da un notevole grado di conflittualità. Cfr. Veneto, G., L'evoluzione della politica contrattuale nell'industria metalmeccanica , in Veneziani, B. (a cura di), La contrattazione collettiva in Italia (1945–1977), Bari, Cacucci, 1978.Google Scholar
43 È il caso della CISL, della FIM e di altri importanti sindacati di categorie dell'industria (chimici e tessili). Cfr. Baglioni, G., Il sindacato dell'autonomia, Bari, De Donato, 1975; e Cella, G.P. et al. Un sindacato italiano negli anni '60. La FIM-CISL dall'associazione alla classe, Bari, De Donato, 1972.Google Scholar
44 Cfr. Cantelli, et al., op. cit., e Di Palma, G., Contenuti e comportamenti legislativi nel parlamento italiano , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», VI (1976), pp. 3–39 in cui sono anticipate tesi e conclusioni più estesamente sviluppate nel lavoro dello stesso autore. Sopravvivere senza governare. I partiti nel parlamento italiano, Bologna, Il Mulino, 1978.Google Scholar
45 Il fatto che l'analisi che qui si presenta dei progetti di legge non includa quelli i cui destinatari appartengono alle categorie del pubblico impiego e dei liberi professionisti non consente di verificare più in profondità tale ipotesi.Google Scholar
46 Tra parentesi, senza altra indicazione, in questa sezione saranno riportati i valori della quota di devianza spiegata dalle singole variabili indipendenti.Google Scholar
47 Il fattore conflittualità risulta, qui, dalla somma dei valori di devianza spiegata relativi al volume degli scioperi nei due settori qui studiati (pubblica amministrazione e industria metalmeccanica). Il fattore competizione interpartitica, invece, dalla somma della quota di devianza spiegata singolarmente dalle variabili indipendenti attivismo e frammentazione.Google Scholar
48 Cfr. Carboni, , op. cit. Google Scholar
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