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POTERE, INTENZIONE E INTERESSE

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

Mario Stoppino*
Affiliation:
Causazione sociale, potere e intenzione
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Introduzione

Il potere è un rapporto di causazione sociale. O, per dir meglio, il potere ≪ sociale ≫ è un rapporto di causazione sociale. Poiché è ovvio che si può esercitare potere anche sopra animali o sopra oggetti o fenomeni inanimati della natura; mentre il potere di cui qui ci interessiamo è quello che intercorre tra uomini (individui o gruppi). Il nesso causale può essere attuale o potenziale, dal momento che è potere tanto l'avvenuta determinazione di comportamenti altrui quanto la capacità di determinarli. Nel primo caso (potere attuale) v'è un nesso causale tra due comportamenti compiuti di A e di B; nel secondo caso (potere potenziale) v'è un nesso causale potenziale tra un comportamento di A, possibile o probabile, e un comportamento probabile di B. Nell'analisi che segue prenderò in considerazione, per semplicità, il solo potere attuale o esercizio di potere. è tuttavia evidente che tutto ciò che si predica del potere attuale si può agevolmente estendere, mutatis mutandis, al potere potenziale.

Type
Saggi
Copyright
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References

1 Per la nozione di potere potenziale si veda Oppenheim, F. E., Dimensions of Freedom: An Analysis, New York, St Martin's Press, 1961, pp. 4964 e 100–106 (trad. it., Dimensioni della libertà, Milano, Feltrinelli, 1964); e Stoppino, M., Potere politico e stato, Milano, Giuffrè, 1968, pp. 59–72.Google Scholar
2 Perciò non farò riferimento alle connessioni significative tra potere attuale e potere potenziale che si, potrebbero rintracciare in alcuni degli esempi di rapporti di potere che saranno via via presentati.Google Scholar
3 Una buona esposizione dei problemi sollevati dall'interpretazione del potere come rapporto di causa si trova in Dahl, R. A., Modem Political Analysis, Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1963, trad. it., Introduzione alla scienza politica, 2a edizione, Bologna, Il Mulino, 1970, pp. 213–22, dove è anche citata la letteratura rilevante.Google Scholar
4 Dahl, R. A., The Concept of Power, ristampato in Bell, R., Edwards, D. V., Wagner, R. H., (eds.), Political Power: A Reader in Theory and Research, New York, Free Press, 1969, p. 80.Google Scholar
5 Solo quando la probabilità del comportamento b rimane uguale, indipendentemente dal verificarsi o meno del comportamento a, il potere è uguale a zero, e perciò A non ha potere su B (Ibidem, p. 83).Google Scholar
6 Oppenheim, F. E., Dimensions of Freedom, cit., p. 19.Google Scholar
7 Weber, M., Economia e società, trad. it., Milano, Comunità, 1961, vol. I, p. 51. In questa traduzione Macht viene reso con ≪ potenza ≫ anziché con ≪ potere ≫.Google Scholar
8 Russell, B., Power: A New Social Analysis, London, Unwin Books, 1967, p. 25 (trad. it., Il potere, Milano, Feltrinelli, 1968).Google Scholar
9 Discussioni recenti a sostegno dell'opportunità di adottare questo tipo di definizione si possono trovare in Stoppino, M., Potere politico e stato, cit., pp. 2634; de Crespigny, A., Power and its Forms , in ≪ Political Studies ≫, XVI (1968), pp. 192–95; Wrong, D., Some Problems in Defining Social Power, pubblicato nel 1968 nell'≪ American Journal of Sociology ≫ e ristampato in Dreitzel, H. P., (ed.), Recent Sociology, vol. I: On the Social Basis of Politics, London, Macmillan, 1969, pp. 51–52; McFarland, A. S., Power and Leadership in Pluralist Systems, Stanford, Stanford University Press, 1969, pp. 12–14.Google Scholar
10 Infatti, studiando il potere nell'àmbito del processo decisionale pubblico di New Haven, Dahl considerò come unità di potere di un attore: 1) il fatto che una proposta da lui iniziata venga adottata nonostante un'opposizione; 2) il fatto che una sua opposizione a una proposta iniziata da altri povochi la bocciatura della proposta stessa; e 3) il fatto che una proposta da lui iniziata venga adottata senza opposizione (Dahl, R. A., Who Governs?, New Haven, Yale University Press, 1961, pp. 232–33). Non considerò, invece, come unità di potere di un attore il fatto che la sua opposizione a una proposta iniziata da altri provochi o contribuisca a provocare il suo accoglimento, o il fatto che il suo prendere l'iniziativa di una proposta provochi il non accoglimento della stessa o lo renda meno probabile.Google Scholar
11 Do per scontato che la causazione non intenzionale di un comportamento indifferente (per chi lo provoca) non è potere. Ma questo punto è provato implicitamente da quanto dirò in seguito sui limiti di estensibilità del concetto di potere al di là della causazione sociale intenzionale.Google Scholar
12 Dahl, R. A. e Lindblom, C. E., Politics, Economics, and Welfare, New York, Harper, 1953, p. 96.Google Scholar
13 Può anche accadere, per la verità, che il mettere il broncio, o l'adottare qualche altro tipo di atteggiamento, per ottenere certe azioni, costituisca un dinamismo psicologico inconscio. In tal caso è sempre vero che la personalità tende verso un dato scopo utilizzando un dato mezzo; ma né lo scopo né il mezzo sono al livello della coscienza, e non c'è una condotta intenzionale.Google Scholar
14 White, D. M., Power and Intention , in ≪ American Political Science Review ≫, LXV (1971), pp. 749759.CrossRefGoogle Scholar
15 Ibidem, p. 752.Google Scholar
16 Ibidem, p. 755.Google Scholar
17 Ibidem, p. 755.Google Scholar
18 Ibidem, p. 759.Google Scholar
19 Lippitt, R., Polanski, N., Redl, F. e Rosen, S., The Dynamics of Power , in ≪ Human Relations ≫, V (1952), p. 37, citato in Cartwright, D., Influence, Leadership, Control , in Bell, R., Edwards, D. V., Wagner, R. H., (eds.), Political Power: A Reader in Theory and Research, cit., p. 132.CrossRefGoogle Scholar
20 Schermerhorn, R. C., Società e potere, Roma, Armando, 1967, pp. 910 e 13.Google Scholar
21 Partridge, P. H., Some Notes on the Concept of Power , in ≪ Political Studies ≫, XI (1963), p. 114.Google Scholar
22 Ibidem, pp. 114115.Google Scholar
23 Non è chiaro se, negli esempi da lui fatti, Partridge intenda l'interesse in senso ≪ soggettivo ≫ o in senso ≪ oggettivo ≫. Da me il concetto è qui accolto, come mostrerò tra poco, nel suo senso soggettivo.Google Scholar
24 Il primo a parlare della ≪ rule of anticipated reactions ≫ fu Friedrich, C. J. nel 1937 in Constitutional Government and Politics: si veda ora il cap. XI di Man and his Government: An Empirical Theory of Politics, New York, McGraw-Hill, 1963, pp. 199215. Numerosi autori fanno rientrare la fattispecie delle reazioni previste nel potere o nell'influenza: si veda, per esempio, Lasswell, H. D. e Kaplan, A., Power and Society, New Haven, Yale University Press, 1950, trad. it., Potere e società, Milano, Etas Kompass, 1969; e Parsons, T., On the Concept of Political Power e On the Concept of Influence, ristampati in T. Parsons, Sociological Theory and Modern Society, New York, Free Press, 1967, pp. 297–382 (il primo dei due saggi di Parsons è tradotto in italiano in Classe potere e status, vol. II: Status e rapporti di potere, a cura di Bendix, R. e Lipset, S. M., Padova, Marsilio, 1970, pp. 87–138). Interessanti discussioni del problema si trovano in Simon, H. A., Notes on the Observation and Measurement of Political Power, in ≪ Journal of Politics ≫, XV (1953), pp. 505–506; March, J. A., An Introduction to the Theory and Measurement of Influence, in ≪ American Political Science Review ≫, IL (1955), pp. 443–444; Dahl, R. A., Introduzione alla scienza politica, cit., pp. 219–222; nonché nella letteratura relativa alla lunga polemica sulle cosiddette ≪ nondecisioni ≫, alla quale mi riferirò brevemente in seguito (del citato saggio del Simon esiste una traduzione italiana parziale in Passigli, S. (a cura di), Potere ed élites politiche, Bologna, Il Mulino, 1971, pp. 57–67).Google Scholar
25 Quando facevo il servizio militare e arrivavano nuove reclute, che ci chiedevano ≪ che cosa si doveva fare ≫ e ≪ che cosa non si doveva fare ≫, un mio commilitone cercava sistematicamente di indurle in errore circa gli atteggiamenti e le probabili reazioni del nostro capitano; e poi si divertiva a contemplare la loro sorpresa e il loro disappunto quando la loro condotta scatenava l'ira del capitano, mentre essi se ne attendevano la lode o il compiacimento.Google Scholar
26 A meno che A si serva delle false attese di B per esercitare potere su di lui. In questo caso però, dopo il rapporto iniziale, interviene un nesso causale tra A e B, dal momento che la condotta o l'atteggiamento di B ha almeno l'effetto di rafforzare dall'esterno l'aspettativa ≪ endogena ≫ di B. Può anche accadere in un diverso rapporto, che la previsione circa le reazioni di A sia fatta in via di tentativo, e nondimeno riesca. Pensiamo al caso che a una carica elevata in una organizzazione gerarchica venga chiamata una persona non conosciuta nell'ambiente dove l'organizzazione opera. I membri dell'organizzazione che sono piú timorosi di doverne subire delle privazioni o piú ansiosi di ottenerne delle gratificazioni (per esempio, di ottenere il suo favore per fare carriera) cercheranno di sapere ≪ che tipo è ≫, quali sono le sue preferenze e i suoi interessi, per poi comportarsi di conseguenza. Ma, dato che la persona non è conosciuta nell'ambiente, alcuni potranno cercare di anticiparne le reazioni procedendo con un tentativo. È chiaro che siamo di fronte a tentativi di instaurare delle relazioni di potere reciproco. E anche qui, dopo i primi rapporti, la condotta di A (che accetta certi comportamenti tenuti nel suo presunto interesse e ne rifiuta altri, si mostra soddisfatto per certuni e insoddisfatto o indifferente per certi altri) ha l'effetto di rafforzare e consolidare le aspettative che hanno avuto successo.Google Scholar
27 Si veda, per esempio, in rapporto al potere, Polsby, N. W., Community Power and Political Theory, New Haven, Yale University Press, 1963, p. 23; e Wolfinger, R. E., Nondecisions and the Study of Local Politics, in ≪ American Political Science Review ≫, LXV (1971), pp. 1077–78.Google Scholar
28 Geiger, T., La società di classe nel crogiuolo , trad. it. in Geiger, T., Saggi sulla società industriale, a cura di Farneti, P., Torino, UTET, 1970, p. 151.Google Scholar
29 Si veda, per esempio, in questa direzione, il concetto di ≪ interessi latenti ≫ di Ralf Dahrendorf, che si appoggia però su una linea argomentativa che non mi sembra troppo convincente: Dahrendorf, R., Class and Class Conflict in Industrial Society, London, Routledge and Kegan Paul, 1959, trad. it., Classi e conflitto di classe nella società industriale , Bari, Laterza, 1963, pp. 306–315. Per un accenno all'≪ oggettività ≫ degli interessi degli stati nella politica internazionale si veda, per esempio, Kaplan, M. A., System and Process in International Politics, New York, Wiley, 1964, pp. 151 e 164–165.Google Scholar
30 Bentley, A. F., The Process of Government: A Study of Social Pressures, Chicago, University of Chicago Press, 1908, pp. 211214.Google Scholar
31 Truman, D. B., The Governmental Process: Political Interests and Public Opinion, New York, Knopf, 1951, pp. 3335 (il passo si trova tradotto in italiano in Fisichella, D. (a cura di), Partiti e gruppi di pressione, Bologna, Il Mulino, 1972, pp. 65–67).Google Scholar
32 Cfr. in questo senso MacKenzie, W. J. M., Pressure Groups: The ≪ Conceptual Framework ≫ , in ≪ Political Studies ≫, III (1955), p. 249; e Sartori, G., Gruppi di pressione o gruppi di interesse? (Una discussione sul neopluralismo), in ≪ Il Mulino ≫, VIII (1959), pp. 15–16.Google Scholar
33 Lasswell, H. D. e Kaplan, A., Potere e società, cit., p. 37.Google Scholar
34 Deutsch, K. W., The Analysis of International Relations, Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1968, trad. it., Le relazioni internazionali, Bologna, Il Mulino, 1970, p. 83. Cfr. anche, dello stesso autore, Politics and Government: How People Decide Their Fate, Boston, Houghton Mifflin, 1970, p. 10. In quest'ultimo lavoro Deutsch parla di ≪ aspettativa o pretesa di una ricompensa ≫.Google Scholar
35 Per queste distinzioni ho preso lo spunto da Getzel, J. W., A Social Psychology of Education , in Lindzey, G. e Aronson, E., (eds.), Handbook of Social Psychology, vol. V: Applied Social Psychology, Reading, Mass., Addison-Wesley, 2.a edizione, 1969, p. 470.Google Scholar
36 La dimensione direttiva dell'interesse è stata sottolineata di frequente. Per esempio, Roscoe Pound definisce gli interessi come quelle ≪ pretese o esigenze o desideri che gli esseri umani, sia individualmente che come parte di gruppi, di associazioni o di rapporti, cercano di soddisfare ≫ (Rassegna degli interessi sociali, trad. it. in Pound, R., Giustizia, diritto, interesse, Bologna, Il Mulino, 1962, p. 281). Geiger, E T. sostiene che per interesse si deve intendere ≪ il fatto che le emozioni, la volontà e il desiderio di una persona sono orientati verso un qualche oggetto ≫ (citato da R. Dahrendorf in Classi e conflitto di classe nella società industriale, cit., p. 314).Google Scholar
37 Cfr. Getzel, J. W., A Social Psychology of Education, loc. cit., pp. 469470.Google Scholar
38 A. de Crespigny ha addirittura cercato di estendere la nozione di potere mediante un semplice allargamento, che ritengo fuorviante e inaccettabile, del significato di ≪ intenzione ≫. Vedi Power and its Forms, cit., p. 195.Google Scholar
39 V'è anche il problema di ≪ come cercare ≫. E l'operazionabilità degli ≪ interessi ≫ solleva indubbiamente diverse questioni, che in questa sede non affronto.Google Scholar
43 Per un'analisi e una valutazione delle diverse tecniche di ricerca, vedi Stoppino, M., I metodi di ricerca del potere nella comunità locale, Milano, Giuffrè, 1971; Ferraresi, F., Studi sul potere locale, Milano, Giuffrè, 1971; Parry, G., Political Elites, London, George Allen and Unwin, 1969, trad. it., Le élites politiche, Bologna, Il Mulino, 1972, pp. 141–190.Google Scholar
41 Il termine ≪ nondecisioni ≫ è stato coniato da Bachrach, P. e Baratz, M. in Two Faces of Power , in ≪ American Political Science Review ≫, LVI (1962), pp. 947–9.52, e Decisions and Nondecisions: An Analytical Framework, in ≪ American Political Science Review ≫, LVII (1963), pp. 632–642 (del primo di questi due saggi esiste una traduzione italiana parziale in S. Passigli (a cura di), Potere ed élites politiche, cit., pp. 145–153). Della letteratura successiva, che ha contestato o accettato la rilevanza delle nondecisioni cito soltanto Merelman, R., On the Neo-Elitist Critique of Community Power, in ≪ American Political Science Review ≫, LXII (1968), pp. 451–460 (anch'esso tradotto in Passigli, S. (a cura di), Potere ed élites politiche, cit., pp. 155–165), e la mia contro-critica di metodo in I metodi di ricerca del potere nella comunità locale, cit., pp. 62-64; e soprattutto la polemica tra Wolfinger, e Frey, : Wolfinger, R. E., Nondecisions and the Study of Local Politics; Frey, F. W., Comment: On Issues and Nonissues in the Study of Power; Wolfinger, R. E., Rejoinder to Frey'sComment ≫, tutti in ≪ American Political Science Review ≫, LXV (1971), pp. 1063–1104.Google Scholar
42 Per una generalizzazione del concetto di ≪ nondecisioni ≫, che comprende tutti i rapporti di potere stabilizzati, sia che abbiano per oggetto un non fare, sia che abbiano per oggetto un fare, vedi Stoppino, M., I metodi di ricerca del potere nella comunità locale, cit., pp. 6972.Google Scholar
43 Non sono qui valide le obiezioni di Polsby, già di per se stesse non troppo forti, contro la possibilità di derivare delle conclusioni utili circa la distribuzione del potere dall'accertamento di quali individui o gruppi traggano i maggiori vantaggi dalle decisioni pubbliche della comunità (Polsby, N. W., Community Power and Political Theory, cit., pp. 132136). Infatti, nel nostro caso, gli interessi non vengono studiati per derivare direttamente delle conclusioni sulla distribuzione del potere dalla loro maggiore o minore conformità con gli outputs decisionali; ma per trarne un orientamento e una guida nella ricerca di eventuali nessi causali tra i comportamenti portatori di tali interessi e gli outputs. Google Scholar
44 Il terzo tipo di rapporto di potere che, secondo Bachrach e Baratz, è rilevante nel campo delle ≪ nondecisioni ≫, cioè il consolidamento di valori politici e sociali che favoriscono gli interessi di certi gruppi e limitano l'area dell'iniziativa del governo locale, richiede un discorso molto piú complesso e molto meno univoco, che qui non è il caso di affrontare.Google Scholar
45 Una riformulazione recente di questa critica si trova in Morriss, P., Power in New Haven: a Reassessment ofWho Governs?, in ≪ British Journal of Political Science ≫, II (1972), pp. 457465.Google Scholar
46 Interessanti osservazioni in questa direzione si trovano in Danziger, M. H., Community Power Structure: Problems and Continuities , in ≪ American Sociological Review ≫, XXIX (1964), pp. 715716; e Spinrad, W., Il potere nelle comunità locali, trad. it. in Bendix, R. e Lipset, S. M. (a cura di), Classe, potere, status, vol. II: Status e rapporti di potere, cit., pp. 54–57. Per un'impostazione teorica generale, vedi la distinzione tra ≪ interessi di principio ≫ e ≪ interessi di convenienza ≫ e tra interessi generali e interessi speciali fatta da Lasswell, H. D. e Kaplan, A. in Potere e società, cit.Google Scholar