Questo articolo mette in discussione la completezza della documentazione preistorica, anche nella zona intensamente studiata dalla British School. In esso si avanza l'ipotesi che le difficoltà metodologiche e d'ambiente hanno influito negativamente sulla documentazione preistorica più che su quella classica. Questa conclusione è basata sull'analisi di 17 siti originariamente studiati in ricognizioni della British School at Rome e su un'analisi dello sviluppo della ricerca archeologica nella zona. Tuttavia il presente studio deve essere considerato preliminare. Si potrebbe ottenere una migliore comprensione dell'accuratezza dei modelli d'insediamento preistorico attraverso una nuova ed intensiva indagine di una zona limitata, facendo uso di informazioni topografiche più recenti e di metodologie già usate in altre zone dell'Etruria Meridionale. Per ora, si fornisce un catalogo di tutti i siti pre-etruschi conosciuti entro i confini delle carte topografiche analizzate. Tuttavia, si afferma che le continue scoperte di siti preistorici, in particolare dell'età del Bronzo, renderanno necessari importanti cambiamenti nell'interpretazione dei periodi pre-etruschi.

L'articolo illustra alcune forme di anfore fino ad ora sconosciute trovate nell'Ager Falernus in siti provvisti di fornaci. La loro identificazione è particolarmente importante, in quanto sembrano postdatare l'anfora forma Dressel 2–4, il tipico contenitore commerciale di vino del primo periodo imperiale prodotto in questa zona. Se le nuove anfore erano destinate al trasporto del vino dagli inizi del secondo secolo d.C. in poi, ciò costituirebbe una valida evidenza archeologica a sostegno dell'impressione ricavata dalle fonti di una produzione ed esportazione continua del vino falerno fino agli inizi del quarto secolo almeno.

Nel de haruspicum responso 45, Cicerone, riferendosi agli eventi del 60 e 59 a.C., allude a Pompeo come adfinis e sodalis di Clodio. La condizione di adfinitas può essere spiegata solo in termini di matrimonio tra il figlio di Pompeo e la nipote di Clodio, figlia di Appius Claudius Pulcher, un matrimonio che deve datarsi al 62/61 a.C. La sodalitas può essere stata espressa nell'aiuto elettorale che Clodio dette al beniamino di Pompeo, Afranius, nel 61. Una lettura della corrispondenza di Cicerone con Atticus nel 59 suggerisce che, nello stesso anno, Pompeo usava scuse simili per la sua collaborazione con Clodio.

Il sito della sconfitta romana alle Forche Caudine non viene messo seriamente in dubbio; il dubbio semmai viene dalla lettura del resoconto di Livio. La sua descrizione delle mosse tattiche non trova corrispondenza nelle caratteristiche del terreno. Livio racconta un tipo di battaglia molto diverso, essenzialmente un agguato, posto in una stretta valle montuosa. E' evidente che il resoconto di Livio non indica un'analisi in prima persona ma ha il carattere di una formula, contiene numerosi particolari calcolati per minimizzare la sconfitta romana ed è forse influenzato da dettagli copiati dalle desscrizioni delle campagne di Alessandro.

La cosiddetta Schola Praeconum si trova nella parte nord-ovest del Palatino sovrastante il Circo Massimo. Un sondaggio, effettuato nel 1978, rivelò un massiccio riempimento databile, sulla base delle 38 monete identificate, al secondo quarto del V secolo d.C., forse tra il 430 e il 440 circa. Il riempimento conteneva un'enorme quantità di ceramiche—terra sigillata chiara, lucerne (per la maggior parte di produzione locale), anfore commerciali, ecc. L'abbondante campione di fauna mostra soprattutto la presenza di bovini, pecore e maiali. Uno studio dei dati inerenti alla macellazione prova che il bestiame fosse sistematicamente allevato per il mercato della carne. La presenza delle anfore commerciali e del bestiame allevato per la tavola ci fa pensare alle informazioni sull'annona contenute nel Codice Teodosiano.

Tre nuove iscrizioni da Aphrodisias in Caria descrivono i cittadini locali — Flavius Zeno e Flavius Andronicus — come autori delle statue (ora perse) che stanno dedicando. Essi sono probabilmente il Flavius Zeno e il Flavius Andronicus di Aphrodisias le cui ‘firme’ — con l'asserzione che essi hanno ‘fatto’, ἐποίει, le statue — appaiono sui plinti di alcune statue trovate sull'Esquilino. II titolo da essi usato — sia ad Aphrodisias che a Roma — non può essere anteriore al IV secolo. Ciò solleva problemi circa la datazione delle statue provenienti dall'Esquilino — attualmente nella Ny Carlsberg Glyptotek, Copenhagen — che fino ad ora sono state attribuite al secondo secolo. Sarà necessario ridatare queste opere, o presumere che le ‘firme’ vennero aggiunte su statue anteriori. Flavius Zeno e Flavius Andronicus godevano di una posizione insolitamente elevata per cittadini privati ad Aphrodisias in questo periodo. II titolo di Flavius Zeno di alto sacerdote, che usa in tutte le iscrizioni, è stato cancellato in uno dei testi ad Aphrodisias; può darsi che il suo sacerdozio non appartenesse al culto imperiale ma alla religione pagana, introdotta da Massimino.

Una grande collezione di monete romane proveniente dagli scavi del Palatino e del Foro Romano è stata conservata per molti anni nell'Antiquarium del Foro. Queste monete sono state ripulite e, per quanto possibile, identificate; l'articolo offre un elenco delle monete identificate e un commento sui punti interessanti. Un breve esame dei gruppi e della loro diversa composizione ci permette di fare una distinzione tra i depositi in generale che si accumularono durante il periodo romano e molti depositi che sembrano rappresentare lo smarrimento di monete intorno all'anno 400 d.C. Le monete completamente decifrabili sono presentate zecca per zecca e in brevi periodi cronologici in modo che in seguito si possa fare il paragone con altre collezioni mediterranee.

Quando Isolda de Landolina di Noto morì nel 1363, lasciò in eredità la sua chiesa e gli altri suoi possedimenti a Malta ai monaci di San Nicolò d'Arena a Catania, a condizione che erigessero una casa a Malta. Nel 1364 Ilario, vescovo di Malta non residente, cambiò il testamento al fine di permettere ai monaci di godere dell'eredità senza dover costruire una casa a Malta e nel 1371 il suo successore, il vescovo Antonio de Musto, cercò invano di assicurarsi una parte dell'eredità come sua portio episcopale. Il testamento di Isolda, i documenti riguardanti le controversie del 1364 e 1371 e altri testi tuttora conservati a Catania, gettano luce su aspetti poco conosciuti della storia e della topografia maltese nel XIV secolo.

Il Museo di Manchester ospita una ampia e varia collezione di reperti archeologici, molti dei quali provengono da collezioni private locali costituite tra il diciannovesimo secolo e gli inizi del ventesimo secolo. La base della collezione etrusca e italica è formata da parte della donazione fatta al Museo dal Signor William Sharp Ogden, architetto, nel 1926. Alcuni pezzi di questa collezione sembra siano stati acquistati presso antiquari di Londra, sebbene molti vasi portino l'etichetta di precedenti collezioni molto ben conosciute. Molti altri oggetti provengono dalla collezione raccolta in Inghilterra dal Signor Arnold Forrester Warden, e donata dalla sua vedova nel 1979.

Nel 1981, Manchester ricevette molti bronzi italici, etruschi e romani provenienti dalle collezioni eccedenti del Wellcome Institute, distribuite dagli amministratori tra diversi musei britannici. La maggior parte degli oggetti italici ed etruschi fu acquistata presso importanti antiquari e case d'asta londinesi tra il 1919 ed il 1932. La collezione del Museo di Manchester è ben integrata dal materiale etrusco che si trova nel Museo di Merseyside County, Liverpool, mentre a Manchester, la City Art Gallery possiede alcuni reperti archeologici sia classici che etruschi, in parte provenienti dalla Collezione Canino.